Sul sito di Servizio Pubblico il racconto di poliziotti-sindacalisti in piazza a Roma il 14 ottobre. "Sentivamo le richieste di aiuto dei colleghi in piazza San Giovanni, ma non ci davano l'ordine di intervenire". Per non sguarnire gli obiettivi politici
“Ci hanno sacrificato per salvare il palazzi del potere”. E’ la dura accusa di due poliziotti, sindacalisti al Primo reparto mobile di Roma. Due celerini insomma, Gino e Angelo, rispettivamente segretario e vicesegretario del Silp-Cgil nel reparto, che raccontano gli scontri di Roma del 15 ottobre in un’intervista a Michele Santoro su Servizio Pubblico, il sito messo in piedi per sostenere l’avvio del nuovo progetto editoriale del giornalista. “Sentivamo via radio i colleghi chiedere aiuto”, spiegano, “dicevano ‘li abbiamo da tre lati, ci stanno accerchiando’, ma nessuno dava l’ordine di interventire”.
I black bloc, spiegano ancora, hanno “preso” piazza San Giovanni alle 16,30, ma l’ordine di intervenire “ci è arrivato solo alle 18,30, non capiamo perché”. Da qui l’accusa a chi ha gestito l’ordine pubblico il 15 ottobre: evidentemente, i poliziotti impegnati in piazza San Giovanni, quelli che hanno subito l’incendio del blindato e vere e proprie cariche da parte dei manifestanti violenti, “sono stati ritenuti sacrificabili per garantire la sicurezza di una zona ristretta”.
La “zona ristretta”, come si capisce chiaramente dall’intervista rilasciata a Servizio Pubblico, sono “Palazzo Chigi e gli altri palazzi del potere”. Per arrivarci, i manifestanti avrebbero dovuto superare “quattro sbarramenti”. E’ per non sguarnirli, affermano i due poliziotti-sindacalisti, che sono stati abbandonati al loro destino i colleghi di piazza San Giovanni. In un frangente in cui, dicono Gino e Angelo, qualcuno “voleva il morto, ma tra i poliziotti”.