Noooooooo. Deputati increduli davanti al risultato della prima votazione pomeridiana in aula ieri: 288 per la maggioranza, 287 per l’opposizione. Il governo l’ha salvato il voto in extremis di Gabriella Carlucci, entrata dalla porta posteriore dell’emiciclo e tenuta “in gioco” dal mal funzionamento della tessera del democratico Ugo Sposetti. Ma non ci sarà sempre un ingresso o un’uscita di sicurezza.

All’esame della Camera c’era il ddl sulla libertà d’impresa, un provvedimento di routine. Che ha tenuto inchiodati ai banchi del governo gran parte dei ministri. Ormai la maggioranza è così in difficoltà che la scuderia è stata costretta a diramare l’ordine di presenza obbligatoria anche per i titolari di dicastero. E chi ancora pensava che Mariastella Gelmini si occupasse di scuola, o Umberto Bossi di riforme istituzionali, adesso è definitivamente smentito: non ne avranno più il tempo. Bisogna stare in aula, ogni volta che si vota, o la maggioranza non tiene. Ieri, durante la prima votazione, c’erano la Gelmini, Renato Brunetta, Laura Ravetto, Anna Maria Bernini. Ma dopo lo stupore suscitato dal risultato, sono arrivati i rinforzi: Bossi, Ignazio La Russa e persino Giulio Tremonti. Alla seconda votazione il governo ha contato 300 consensi. Ormai anche un caffé può essere fatale e la tensione in Transatlantico quando comincia a suonare l’allarme che annuncia il voto è palpabile.

Ma come faranno a reggere il colpo? In questi giorni non è mai mancato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che la prossima settimana partirà per un tour diplomatico tra India e Australia. La Russa dovrà diminuire le sue missioni all’estero, che la scorsa settimana lo hanno portato in America, a Washington. E per tutti una stretta sulla gestione dei ministeri e del Paese, vittima di un governo traballante.

Per sopravvivere c’è un’altra regola importante: lasciare fuori dall’aula la politica. E così, per non creare ulteriori frizioni con la Lega, i militari in Libia restano senza copertura istituzionale e finanziaria. Dal 30 settembre, infatti, le operazioni sono scadute e il governo non ha intenzione di discuterne in aula, per ora. Alla stessa stregua sono state abbandonate le intercettazioni. Ora la priorità è il decreto sviluppo, e gli animi sono già molto agitati. “Dobbiamo resistere in aula, il Colle non ci darà un’altra possibilità” avrebbe detto Silvio Berlusconi ai suoi. E ormai anche lui, almeno una volta a settimana, si presenta a Montecitorio per compattare la maggioranza e fare la conta dei presenti.

La salvezza si gioca sul filo e anche un solo voto può decidere la sopravvivenza dell’equilibrista. Per questo i contatti col gruppo misto sono febbrili e continui. Le offerte, a quanto rivelato da Aldo Di Biagio e Luigi Muro al Fatto, sempre più allettanti. Ieri il Pdl ha presentato un’istanza senza precedenti, per la revoca dell’arresto di Alfonso Papa. Se venisse accettata, anche il suo sarebbe un voto in più per il governo.

Il Fatto Quotidiano, 20 ottobre 2011

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