1300 partecipanti da 64 paesi di tutti i continenti si sono dati appuntamento in Quebec per il primo Forum Internazionale dell'Economia Sociale e Solidale. L'obiettivo è essere influenti nelle scelte economiche dei governi di appartenenza
MONTREAL – “Pouvoir Public et Societé Civile”: cosi recita il lancio del primo Forum Internazionale dell’Economia Sociale e Solidale (FIESS) che si svolge in questi giorni a Montreal. 1300 partecipanti da 64 paesi da tutti i continenti si sono dati appuntamento in Quebec per ragionare su come le politiche di governo sia a livello locale che nazionale possono intercettare le istanze di movimenti, associazioni e imprese sociali. “Il problema della costruzione di un corpo sociale che fosse rappresentativo di tutta la galassia della società civile legata all’economia sociale e solidale ce lo siamo posti 15 anni fa, in Quebec – spiega Yvon Poirer del Comitato Internazionale dell RCDEC, che insieme Chantier de l’ Economie Sociale rappresenta oltre 7000 attori sociali della regione – e questa costruzione di rete ha portato sensibili risultati sia per la lotta alla vulnerabilità sociale, sia per le innovative proposte imprenditoriali e di welfare che il nostro movimento può portare ai tavoli istituzionali. E’ dimostrato che il Quebec è l’unica area del Nord America in cui il divario tra ricchi e poveri diminuisce anziché aumentare, e la disoccupazione è in controtendenza rispetto ai dati nazionali”.
Per la prima volta, quindi, i movimenti e le imprese sociali si mettono il vestito buono (la cerimonia di inaugurazione aveva tutti i crismi di una tradizionale serata di gala) e cominciano a pensare seriamente di incidere sulle politiche pubbliche e sulle strategie economiche dei propri paesi. Attorno ai 130 tavoli rotondi presenti nella sala delle plenarie si ritrovano quindi tutte le esperienze di cooperazione sociale del terzo mondo, del Sudamerica, le esperienze di Transition Town, i progetti di filiera corta partecipata, il commercio equo e solidale, la finanza etica, i movimenti.
Daniel Tygel, portavoce del Forum Brasiliano per l’ Economia Solidale, racconta che ”il Brasile sta facendo ciò che i paesi europei fecero nel secondo dopoguerra, cioé ricostruire il paese e le politiche pubbliche in senso Keynesiano, tralasciando però le proposte di riforma strutturale delle dinamiche economiche. Esiste infatti un segretariato per l’ Economia Solidale, ma non ci sono leggi in questo ambito. Sono state già raccolte 1.300.00 firme per una proposta popolare di legge che vada a legittimare una volta per tutte i processi e le reti di economia solidale. Solo attraverso la forte relazione tra la società civile e i luoghi di governo sarà infatti possibile ricostruire scenari più virtuosi dell’ attuale”.
A settembre anche l’ Europa ha visto formalizzarsi una rappresentanza delle reti locali e nazionali. RIPESS Europe infatti, dopo un percorso di due anni, ha sancito la propria nascita raggruppando le esperienze più significative con il congresso di Barcellona. Eric Lavilluniere, il portavoce, afferma che “ritarare l’agenda politica accogliendo i temi emergenti dell’ Economia Sociale e Solidale e rimettendo al centro la persona sono l’unica via per uscire da questa deriva”.
Gli unici rappresentanti italiani a Montreal sono le ACLI Veneziane (che presentano una ricerca sull’ impatto socio economico dei GAS in Veneto svolta in partneship con il centro di sperimentazione ecomuseale EMU nell’ambito del progetto Sesterzo), Banca Etica e Solidarius Italia. E un italiano, Marco Lo Curatolo, torinese di 27 anni, che da 15 mesi vive in Canada e collabora con le reti di economia sociale locali. ”Tra due mesi lascerò il Canada, con un bagaglio di conoscenze sul tema piuttosto importante e innovativo. Tornerei volentieri in Italia, ma ho il timore che questo stato di avanzamento dei processi di relazione tra le reti e le amministrazioni sia ancora lungo da venire, nel nostro paese”.
di David Marchiori