Pare che i nostri parlamentari non lavorino abbastanza. Sai che novità, direte voi: basta guardarli in faccia, quando pontificano in televisione, per capire che non si ammazzano di lavoro. Cosa si può pretendere da un sistema politico il cui padrone indiscusso, nell’ennesima intercettazione, confessa di governare a tempo perso? D’accordo, non infierite: ma ammetterete che ormai siamo a numeri da Guinness dei primati. Dall’inizio dell’anno il Parlamento italiano ha ratificato diciannove fra trattati e regolamenti europei, convertito in legge tredici decreti, approvato quattro provvedimenti d’iniziativa governativa: tutte cose che sarei in grado di fare anch’io, basta non sbagliare il bottone. Di suo, voglio dire di propria iniziativa, il Parlamento ha prodotto 14-leggi-14: e che leggi, poi.

Ad esempio, sapevate che il 9 ottobre sarà, d’ora in poi, la Giornata nazionale della memoria per le vittime dei disastri ambientali? E’ il disposto di una delle quattordici nuove leggi: ogni anno, quel giorno, si possono fare manifestazioni, beninteso a proprie spese e prendendo ferie, se si ha la fortuna di lavorare, manifestazioni dedicate al ricordo delle vittime dei disastri. Se proprio uno, preso dall’entusiasmo, vuol fare qualcosa di più, può al massimo produrre nuovi disastri e nuove vittime da celebrare l’anno successivo: non è difficile, basta un medio abuso edilizio. Ma fare altro, tipo prevenire i disastri, non può: la legge, ovviamente, è l’ennesimo provvedimento a costo zero.

Un po’ la cosa mi imbarazza: ma non per le ragioni che pensate voi. Uno dei giochi crudeli dell’università di una volta consisteva nel chiedere al povero studente di diritto chi mai faccia le leggi in Italia: trovando sempre il malcapitato che rispondeva “il governo” invece de “il Parlamento”. A quel punto, il docente prendeva il libretto dello studente e lo lanciava nel cortile, spesso durante una tormenta di neve; oggi – voglio rassicurare studenti e parenti apprensivi – non lo fa più, si limita ad accanirsi sul libretto con gli scarponi chiodati. Ma gli studenti asini avevano capito tutto molto prima dei costituzionalisti; oggi la risposta giusta sarebbe: “le leggi non le fa più nessuno, neppure il governo”.

Devo dirla tutta? A me la notizia del crollo di produttività dei nostri parlamentari ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Sarò un vecchio liberale, ma questa idea che si debbano fare sempre più leggi, su qualsiasi argomento, non mi è mai andata giù: il governo, si sa, è un male necessario, ma quello italiano è un male inutile, anzi controproducente. Da quando i parlamentari vengono eletti con il Porcellum, poi, tremo a pensare cosa potrebbero combinare se mai si convincessero di contare qualcosa e si mettessero a legiferare davvero. In quel caso, dovremmo istituire al più presto una Giornata nazionale della memoria per le vittime dei disastri legislativi.

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