Il presidente francese è volato a Francoforte per incontrare il primo ministro tedesco proprio nelle ore in cui la moglie Carla metteva al mondo la loro figlia. All'incontro presenti anche Van Rompuy, Barroso, Draghi e l'uscente Trichet. Entro domenica l'Europa serve un'intesa sul Fondo Salva Stati, Grecia e banche. Infine il tema più difficile: come dare ossigeno alla crescita economica
E’ nata poco prima delle otto di ieri sera. Dalia, la figlia di Carla Bruni e Nicolas Sarkozy, ha visto la luce in una clinica dei quartieri alti di Parigi. Ma il padre, al momento del lieto evento, era assente. Lì, accanto alla moglie, fino alle sei di pomeriggio. Per poi ricomparire solo intorno alla mezzanotte. Nel frattempo Sarkozy è volato a Francoforte, dove era in corso la cerimonia d’addio a Jean-Claude Trichet, finora alla guida della Banca centrale europea (Bce), che lascia il posto a Mario Draghi. Neppure in un momento così delicato della sua vita personale il Presidente francese ha voluto perdere l’occasione di incontrare il cancelliere Angela Merkel, invitata alla cerimonia.
Si’, perché il dramma dell’euro si sta consumando in questi giorni. E bisogna fare in fretta. L’incontro, definito «informale», è durato due ore e ha coinvolto, oltre a Sarkozy e alla cancelliera, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, quello della Ue Herman Van Rompuy, il direttore generale dell’Fmi Christine Lagarde e, ovviamente, Trichet e Draghi. Tutti presenti nella sala concerti di Francoforte, inizialmente per un semplice cocktail. Nessuna indiscrezione è trapelata alla fine. Di certo si è cercato di progredire in vista del vertice dei ministri finanziari europei di domani. Ma soprattutto del summit di domenica tra i Capi di Stato e di Governo dell’Unione. Lì bisogna arrivare con proposte concrete. Il tempo stringe.
Sono 5 le sfide più importanti da raccogliere:
Rendere più potente il Fondo salva-Stati (Fesf) – Voluto originariamente per aiutare i Paesi finanziariamente in difficoltà della zona euro, il suo ruolo deve essere rafforzato, dopo la debacle degli ultimi mesi. Soprattutto i 440 milioni di euro previsti per la sua dotazione sono ormai davvero troppo pochi. Parigi vorrebbe trasformare il fondo in una vera e propria banca, che si possa finanziare senza limiti mediante investitori privati e soprattutto la Bce. Berlino per il momento si oppone con fermezza a tale possibilità. Ma sembra pronto a qualche compromesso: mediante la garanzia di una parte dei bond emessi dai Paesi a rischio (Italia compresa) e quindi un «effetto leva», l’Fesf, sulla base delle voci che circolano a Bruxelles, potrebbe arrivare a intervenire su 2mila miliardi. Secondo quanto riportato dal Financial Times, il ministro delle Finanze tedesco Wolfang Schauble avrebbe già dato il suo assenso per arrivare a quota mille.
Chi pagherà per il debito greco? – L’ultimo accordo prevedeva che le banche dovessero rinunciare al 21% del valore nominale dei bond ellenici presenti nelle proprie casse. Ma la situazione ad Atene si deteriora sempre più: quella quota deve essere aumentata. Secondo la Merkel fino al 50%. Sarkozy (e finora anche la Bce) nicchiano: vorrebbero almeno limitarsi al 45%. Da notare che le banche francesi sono le più esposte nei confronti del debito greco. Tale situazione ha determinato forti perdite dei loro titoli in Borsa. E mette in forse, almeno indirettamente, la tripla A riconosciuta a Parigi da Moody’s.
La ricapitalizzazione delle banche – Proprio l’aumento della quota dei bond greci che gli istituti di credito coinvolti dovranno sobbarcarsi renderà ancora più necessaria la loro ricapitalizzazione, in una fase in cui i mercati privati non sembrano proprio ricettivi per operazioni di questo tipo. Il dibattito riguarda ancora il ruolo che potrebbe svolgere il Fondo salva-Stati. Normalmente dovrebbe partecipare all’aumento di capitale di una banca europea solo se questa non riuscirà a risolvere il problema altrimenti. L’attuale dramma dell’euro sembra giustificare sempre più interventi del genere.
Quale governance economica per l’Europa – Tutti sono d’accordo sulla necessità di rafforzare la cooperazione finanziaria e di bilancio dei Paesi membri dell’Unione e soprattutto della zona euro, ma esistono ancora dissensi sulle modalità attraverso cui centrare l’obiettivo. Parigi spinge verso gli eurobond, i tedeschi si mantengono scettici su questo punto. E vogliono nuove misure coercitive che permettano di mettere sotto tutela i Paesi che daranno più o meno salvati con i soldi dei contribuenti europei. Van Rompuy dovrebbe ricevere domenica una missione ad hoc per capire come migliorare la governance economica. E se per questo saranno necessarie modifiche ai trattati europei.
Stimoli alla crescita economica – Alla ricerca dei modi per tamponare l’emergenza, l’Europa sta dimenticando che senza la crescita nessuna soluzione ai problemi attuali potrà essere duratura. Anche questo sarà uno dei punti in discussione domenica a Bruxelles. Ed è anche al centro delle trattative di questi giorni fra i vari Paesi e soprattutto tra Sarkozy e la Merkel. Uno degli strumenti cui ricorrere sono i fondi strutturali comunitari, da utilizzare più specificatamente (e con maggiore libertà) per la crescita nei Paesi che, per le ristrettezze di bilancio, restano ormai con pochi margini di manovra.