A parlare è Rosanna Sapori fino al 2000 membro del direttivo provinciale del Carroccio ed ex conduttrice di Tele Padania Libera: "Il Senatur dice cose che in realtà gli vengono messe in bocca da chi gli sta intorno. Peccato però che queste persone non abbiano ancora capito che senza di lui sono finiti anche loro. La gente vera, i leghisti duri e puri, credono solo nel leader. Il partito è lui e basta
“Bossi minaccia di cacciare chi lo contesta e dice che Flavio Tosi è uno stronzo. Ma non è lui a pensarlo. E’ chi gli sta intorno. Peccato però che queste persone non abbiano ancora capito, o fingano di non capire, che finito Bossi sono finiti anche loro. La gente vera, i leghisti duri e puri, credono solo nel Senatùr. La Lega è lui e basta”.
Chi parla è una che la pancia del movimento la conosce bene. E’ Rosanna Sapori, ex consigliera comunale leghista ad Azzano San Paolo, in provincia di Bergamo e fino al 2000 membro del direttivo provinciale del Carroccio. Oggi gestisce una tabaccheria a Bergamo, ma ancora nel 2004, quando il contratto di collaborazione non le fu più rinnovato, era una delle giornaliste e conduttrici di punta di Radio Padania Libera, l’emittente che qualche giorno fa ha censurato le telefonate di protesta contro l’imposizione di Maurilio Canton a segretario provinciale di Varese.
“Ma non chiamatemi epurata – aggiunge – E’ vero, sono stata licenziata in tronco da Radio Padania, ma nessuno mi ha mai buttato fuori dalla Lega. Sono io che da allora non ho più rinnovato la tessera”. E al fattoquotidiano.it ricorda anche il patto segreto stipulato tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, di cui ha parlato di recente Gigi Moncalvo nel corso di In mezz’ora di Lucia Annunziata.
Si smette così di essere leghisti?
Perché? Cosa significa essere leghisti oggi?
Ce lo spieghi lei.
Significa essere cretini. Dalla malattia di Bossi la Lega non esiste più.
Come no? Ci sono ministri, parlamentari e sindaci leghisti in tutto il Nord Italia.
Ma perché secondo voi è Bossi che li sceglie? E’ lui che decide?
Cosa intende?
Che Bossi ha avuto un ictus fortissimo e da allora non è stato più lo stesso. Se oggi mi incontrasse per strada probabilmente non mi riconoscerebbe nemmeno. Due anni fa, al funerale di Vito Gnutti (ministro leghista dell’Industria nel primo governo Berlusconi, ndr) non riconobbe Alessandro Patelli (ex tesoriere del Carroccio, ndr)! Dopo la malattia non sapeva più nemmeno chi erano i figli e così chi gli stava intorno ha assunto il controllo su tutto.
A chi allude in particolare?
Soprattutto alla moglie. E’ lei che dal 2004 ha preso in mano la Lega e anche l’alleanza con Berlusconi. Sull’accordo scritto tra il Cavaliere e il Senatùr per la cessione del simbolo, oltre a quella del senatore Giuseppe Leoni, uno dei fondatori della Lega, c’è anche la sua firma.
Che prove ha lei per dire che quell’accordo esiste davvero?
La parola di Daniele Vimercati, l’unico giornalista che Bossi abbia mai apprezzato e stimato al punto da sceglierlo come suo biografo ufficiale. La storia della cessione del simbolo della Lega a Silvio Berlusconi, come garanzia della nuova alleanza del 2001 dopo il ribaltone del ’94, in cambio del ritiro delle querele e dei soldi necessari a far fronte alla disastrata situazione finanziaria del movimento – la sede di via Bellerio era tutta pignorata – me l’ha raccontata Vimercati alla fine del 2001 pochi mesi prima di morire. Me lo ricordo come fosse ieri, era un pomeriggio e, con le lacrime agli occhi, mi disse: “Rosanna, non c’è più niente da fare. Lo hanno convinto che Berlusconi sta molto male e che nel giro di poco sarà costretto a lasciare la politica così lui, Bossi, si riprende il simbolo e tutto, intanto incassa i soldi”.
Davvero Bossi era convinto che Berlusconi fosse messo così male? Per questo accettò di cedergli il simbolo con lo spadone?
Bossi era stato convinto di questo perché qualcuno glielo fece credere. Ne ebbi un’ulteriore conferma quando un pomeriggio si presentò in radio e io, che con lui avevo un ottimo rapporto, un po’ per provocarlo gli dissi: “Ma come Umberto, ti vendi a Berlusconi?” e lui, piuttosto alterato, mi rispose: “Ma che dici? Che non lo sai che sta male?”. Allora capii che quello che mi aveva detto Vimercati era tutto vero.
Come fa lei a dire di un uomo che oggi arriva a minacciare di epurazione chi lo contesta, che sarebbe pilotato da altri?
Cito testuali parole pronunciate da Calderoli a Venezia: “Questi sindaci che rompono i coglioni non si rendono conto che sono polvere e senza la Lega ritorneranno polvere”. Secondo voi chi è che decide chi deve essere cacciato dalla Lega?
Però è Bossi che ha dato dello “stronzo” a Flavio Tosi per poi fare retro marcia assicurando che il sindaco di Verona non sarà mandato via.
Ma quelle sono cose che gli mettono in bocca altri: Calderoli, la moglie Manuela Marrone, Rosy Mauro e tutti quelli che fanno parte del cosiddetto cerchio magico. Tosi poi non lo può minacciare più di tanto nessuno perché sanno che a lui dei ruoli nazionali non gliene è mai fregato niente. C’è una sola cosa che Tosi vuole fare: il sindaco di Verona. E da sindaco può parlare e contestare la linea del partito, incluso il voto su Milanese, ad esempio. Chi sta a Roma invece non può farlo perché sa che se si va a votare di nuovo con questa legge elettorale non sarebbe più ricandidato.
Ma se è Tosi il vero anti-Bossi, Maroni allora che ruolo avrebbe?
Maroni non è mai stato pericoloso in sé. Maroni è la persona più tranquilla, moderata ed equilibrata che io conosca dentro la Lega. La vera pericolosità di Maroni, per il cerchio magico, sta nel ruolo che ricopre come ministro dell’Interno, per l’accesso che ha a determinati documenti.
Però a Pontida è lui che la base ha acclamato.
Quella che a Pontida acclamava Maroni non è la vera base. La vera base sta con Bossi e basta. E’ lui l’unico vero guru, nonostante la malattia, nonostante tutto, è solo Bossi che i duri e puri della Lega riconoscono come leader assoluto. Se togli Bossi la Lega è finita e se Bossi chiudesse gli occhi domani mattina non potete immaginare cosa accadrebbe.
Cosa?
Avete presente la storia della lista dei politici gay e omofobi? Bè, credete sia un caso che lì in mezzo ci fosse il nome di Calderoli? Io lo dico oggi e lo sottoscrivo: senza Bossi finirà male. Divisi tra maroniani, calderoniani, tosiani, zaiani, cotiani, cominceranno a lanciarsi fango addosso. Mica sono come i democristiani che di giorno litigavano e di notte andavano a letto insieme, questi si ammazzano!
Ma alla guerra tra “cerchio magico” e “maroniani” come ci si è arrivati?
Ci si è arrivati perché quelli che stanno con Maroni sanno bene che quando non ci sarà più Bossi verrà fuori la storia del simbolo e vogliono aver pronta una nuova Lega da presentare agli elettori.
di Claudia Daconto