Caro sindaco di Torino,
lei amministra una città “fuori legge”. Con lei ci sono molti altri sindaci della pianura padana che detengono questo triste primato. Ma Torino è la peggiore. Mi riferisco ai dati sull’inquinamento: per ben 134 volte nel 2010 è stato sforato il limite delle polveri sottili consentito dalla Comunità europea.
La domanda è: cosa pensa di fare di fronte a questa emergenza? Capisco il suo imbarazzo, non è una questione facile. Vorrei però sapere come considera questo problema, se una priorità oppure no. Il suo predecessore per esempio non lo considerava una priorità e a chi gli faceva presente i dati sull’inquinamento rispondeva con il vecchio adagio che prima viene il problema del lavoro e poi quello dell’inquinamento. Roba da anni settanta.
Ma non ci sono solo i veleni. La scorsa settimana, sempre nella nostra città, caro sindaco, sono state falciate tre persone in un giorno, tre pedoni. Andare in bici è pericoloso (tutti i giorni vado alla stazione, non so nemmeno dove appoggiare la bici), le piste ciclabili non sono rispettate, le auto ti vengono addosso, a volte si è anche costretti a salire sul marciapiedi mettendo a rischio l’incolumità di altre persone.
Ma in che città abitiamo? Mentre colonne di auto stanno ferme in coda ogni mattina e ogni sera nelle tangenziali metropolitane: ore buttate via, emissione di gas velenosi, rumore, tensione…
Allora caro sindaco abbia il coraggio di prendere sul serio il problema e provi a trasformarlo in opportunità economica. Salvare la salute dei suoi cittadini può anche voler dire dare loro un lavoro. Bruxelles vuole multare l’Italia per il mancato adeguamento degli edifici alla normativa europea relativa all’emissione di Co2 e al risparmio energetico. Quanto lavoro ci sarebbe da fare sul patrimonio abitativo che già c’è!
Proviamo a trasformare un record negativo in un primato positivo, facciamo di Torino un esempio di sviluppo a emissione zero e rendiamo vivibile questa bellissima città. Altre metropoli ci sono riuscite. L’Europa aiuta e premia i comuni più virtuosi. Ma ci vogliono idee e passione.
Allora chiami a raccolta i torinesi, faccia il sindaco veramente e non solo l’amministratore, coinvolga tutti a partecipare: università, centri di ricerca, professionisti e cittadini comuni per condividere un progetto di città basato innanzitutto sulla vivibilità. Indica assemblee, convochi associazioni, dimostri che c’è, che ha a cuore il futuro della città, dei suoi abitanti. Forse sarebbe il modo per accorciare le distanze tra politici e cittadini e sentire che di fronte a un problema gigantesco che incrocia tutti gli altri (lavoro, sicurezza, legalità, risparmio…), se c’è la consapevolezza di stare dalla stessa parte, si può vincere. Vincere una battaglia democratica per la salute e il lavoro senza rifugiarsi nel comodo adagio “non ci sono i soldi e quindi non si può fare niente”. Seguendo questo ragionamento le cose invece si faranno, quelle solite: raddoppio di tangenziali, nuova tangenziale, nuovi centri direzionali… e qualche domenica a piedi. Una sconfitta che sarebbe inaccettabile per lei, per tutti.