Lo aveva annunciato a fine settembre il loro Presidente, Jacopo Morelli: quest’anno nessun esponente politico sarebbe salito a parlare sul palco del tradizionale meeting dei giovani di Confindustria a Capri. Una scelta che era un chiaro messaggio di critica nei confronti del governo, accusato esplicitamente di “umiliare il Paese” e di “condannare i giovani alla povertà futura”. E così è stato.
Nella 26esima edizione del convegno caprese sono i giovani a parlare, invitando la classe politica a prestare ascolto. E a passare “dal dire all’agire, dagli annunci all’azione”. Duro il quadro della situazione dell’economia e delle prospettive future descritto dagli industriali under 30. Il presidente Jacopo Morelli ha spiegato che “la situazione attuale sta tutta in tre numeri: 120, 27, 0. 120 come debito pubblico, 27 come tasso disoccupazione giovani, 0 come stima crescita per 2012”. E la soluzione invocata non è dissimile da quella che da tempo chiede a gran voce la presidente senior Emma Marcegaglia: “riforme, riforme, riforme”. Come ad esempio quella che “innalza l’età pensionabile a 70 anni, escludendo i lavori usuranti, abolire le pensioni di anzianità, equiparare da subito il sistema per uomini e donne”.
Le parole di Morelli sono ancora una volta rivolte proprio al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “Non siamo contro la politica, anzi ne vogliamo una forte, perchè una debole, incapace di fare riforme, si basa solo sul consenso immediato e non si impegna per costruirlo sui temi cruciali”, ha detto Morelli che, come a ribadere il concetto, ha aggiunto: “Finora si sono rimandati i problemi, fino a mettere in pericolo la nostra stessa sopravvivenza. Abbiamo bisogno di leader che sappiano spiegare, convincere e agire: l’unica prova concreta della leadership e la capacità di guidare”.
Poi, una scommessa: “Diciamo al Paese e a chi ha la responsabilità politica: in 20 anni, nel tempo di una sola generazione, possiamo raddoppiare la ricchezza, raddoppiare il prodotto interno lordo. E’ la nostra scommessa di imprenditori. Lo possiamo fare, lo abbiamo già fatto”, ha detto, citando un caso del passato a titolo d’esempio. “Dal 1950 al 1961, nella metà del tempo, in soli 11 anni, il pil italiano duplicò”. L’obiettivo, secondo il capo dei giovani industriali, è “ambizioso ma raggiungibile, se saremo in grado di liberare investimenti, consumi interni e, soprattutto di vendere all’estero i nostri prodotti grazie ad una rinnovata competitività”.
Morelli ha concluso il suo intervento precisando che la situazione italiana non è grave come quella greca ma che “siamo distanti dalla Germania” e che “non servono formule autoassolutorie, nè altre menzogne, abbiamo bisogno di verità. Scomode, taglienti. Ma verità. Le opzioni sono chiare: o riduciamo il debito, con una robusta crescita, o ci arrendiamo ad una rovinosa discesa”.
Qualche messaggio ai giovani imprenditori, però, è arrivato lo stesso, almeno dalle principali cariche istituzionali.
A cominciare da quello del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che solo due giorni fa era tornato a invocare coesione tra le parti politiche ribadendo la necessità di azioni decise anche per il futuro delle generazioni under 30. “I temi posti al centro del convegno – ha scritto il Capo dello Stato nella sua nota – sollecitano riflessioni attente sulle prospettive di sviluppo del nostro Paese. Una delle preoccupazioni più forti è rappresentata dalla condizione di sottoutilizzazione delle grandi potenzialità presenti nelle giovani generazioni, in termini di professionalità, di capacità intellettuali e di spirito di intrapresa”. Una situazione, ha aggiunto Napolitano, molto diffusa nel mezzogiorno ma presente anche al nord. Per il Capo dello Stato il superamento della “persistente difficoltà per i giovani di intraprendere nuove iniziative economiche e di conseguire una occupazione stabile e consona alle attitudini e capacità acquisite” rappresenta “la principale sfida da vincere”. Ma per realizzarla “devono impegnarsi fattivamente tutte le istituzioni nazionali e locali, in un confronto costruttivo con le rappresentanze del mondo produttivo, a partire da quelle che esprimono più direttamente l’impegno dei giovani nelle imprese”.
Alla 26esima edizione del convegno dei giovani industriali nell’isola azzurra arriva anche un messaggio del presidente della Camera Gianfranco Fini, secondo il quale che invoca “un importante sforzo per rilanciare la competitività del sistema economico nazionale”.E rivolgendosi indirettamente all’esecutivo, aggiunge che “le imprese e i lavoratori italiani potranno raggiungere importanti risultati in tema di innovazione e produttività solo se i pubblici poteri porranno in essere adeguati interventi, capaci di rompere la dinamica perversa che unisce bassa crescita e squilibrio strutturale dei conti pubblici”. Una dinamica che, sottolinea Fini, “può essere spezzata solo attraverso un cambio di marcia che le categorie produttive hanno da tempo indicato come indifferibile”.
E’ intervenuto anche il presidente del Senato Renato Schifani che si è dichiarato “convinto si debba investire sulle nuove generazioni anche a livello imprenditoriale perché solo grazie a nuove idee e ad un ottimale utilizzo delle risorse destinate alla ripresa sarà possibile superare questo delicato momento e rilanciare il nostro Paese, in una prospettiva di crescita duratura”. Senza fare cenno alla decisione di non ospitare nessun rappresentante del mondo della politica, Schifani ha aggiunto anche un apprezzamento per l’iniziativa, “che ha il merito di costituire un significativo foro di dialogo e di confronto e valutazione sulle dinamiche industriali del nostro Paese in questa fase così difficile per l’economia globale”. Il presidente del Senato ha concluso affermando che “per costruire un domani sostenibile occorre che noi tutti mettiamo in campo le nostre migliori energie, immaginando e realizzando con fiducia nuove possibili sinergie, portando a fruttotalenti e capacità”.