Siamo stati incapaci di liberarci di B. e dei figuri che lo hanno circondato. Per 20 anni, e nonostante tutto, questa gente ha governato il Paese. Ha imposto scelte sociali, economiche ed etiche ripugnanti. E lo ha fatto, per citare una fonte autorevole, “a tempo perso” perché l’attività prevalente è stata escogitare sistemi per condurre i propri affari privati, svilupparli illegalmente, evitare i conseguenti processi e l’inevitabile prigione. Eppure il consenso popolare non gli è mai venuto meno. Tanto che, e questa è la cosa peggiore, è stato possibile, per 15 anni, dibattere seriamente di impunità connessa alle cariche pubbliche, per qualsiasi reato, anche se commesso prima di ricoprirle; di organizzata distruzione del processo penale con irragionevoli, prima che invereconde, innovazioni: depenalizzazione (di fatto) del falso in bilancio, prescrizione breve e brevissima, processo breve e lungo, intercettazioni abrogate (di fatto).
Di tutto questo l’opinione pubblica e l’opposizione hanno discusso come fossero cose serie; come si trattasse di leggi aventi un’utilità diversa dal privato interesse di B. e della sua corte di giudicandi e pregiudicati. Perfino il presidente della Repubblica ha perseverato nella cecità e ha continuato a identificare B. nella sua carica istituzionale anche quando diritto costituzionale e dimissioni di precedenti presidenti del Consiglio avrebbero consentito di dire agli italiani: la misura è colma, sciolgo le Camere, si proceda con nuove elezioni.
Tutto questo per evidenziare che non c’è da attendersi nulla dalle istituzioni, dalle opposizioni e dai cittadini. E per aprire tuttavia uno spiraglio di speranza. Non c’è dubbio che la crisi economica italiana, non governata com’è, può diventare la Sarajevo dell’Unione europea; e forse anche dell’economia occidentale. Non c’è dubbio che è interesse dei Paesi stranieri mettere l’Italia in sicurezza: i vertici cui il nostro Paese rimane estraneo, la tutela della Bce e del Fmi, che B&C fanno finta di ignorare, ne sono segni evidenti. Ebbene, questi Paesi potrebbero fare di più. Potrebbero delegittimare B. Non solo il Cancelliere tedesco Merkel potrebbe pubblicamente rifiutarsi di incontrare chi, con ogni verosimiglianza, l’ha definita “culona inchiavabile”; non solo il presidente Obama potrebbe squadrare dall’alto in basso (non solo intellettualmente, ma proprio fisicamente) chi ha avuto l’ardire di definirlo “abbronzato”; non solo il presidente finlandese signora Halonen potrebbe sorridere di scherno in faccia al frequentatore di prostitute che ha raccontato al mondo (quel che non si riesce a fare si inventa e si racconta, non è vero?) di averla corteggiata e, per questa via, convinta a concessioni politiche di rilievo. Ma tutti gli uomini di Stato potrebbero liberarsi di una minaccia politica ed economica (e di una sgradevole presenza) semplicemente dimostrando pubblicamente il disprezzo che B. merita. Basterebbe guardarlo con quell’arrogante stupore che gli ha riservato la regina Elisabetta quando B. ha urlato, come uno scaricatore di porto, “mister (non mister president) Obamaaa”. Allora non solo B. ma i cittadini italiani ricorderebbero la famosa classificazione di Sciascia (“Il giorno della civetta”): uomini, mezzi uomini, ominicchi e quaquaracqua. Con le conseguenze del caso.
Il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2011