Paganini non ripete, i Paganelli invece sì. Una manciata di mesi fa avevano ammesso di aver pagato 40mila euro a Franco Pronzato per assicurarsi il collegamento aereo con l’isola d’Elba. Alla fine dell’indagine condotta dal pm Paolo Ielo avevano concordato con la Procura il patteggiamento della pena. E adesso eccoli di nuovo in gara per conquistare lo stesso collegamento.

Sì, Viscardo e Riccardo Paganelli, padre e figlio, proprietari della compagnia aerea Rotkopf, diventata famosa per lo scandalo Enac e per i passaggi che dava a Massimo D’Alema (a sua volta indagato per violazione della legge sul finanziamento dei partiti) tornano letteralmente in pista.

Alla società che controlla l’aeroporto dell’isola d’Elba, quando hanno ricevuto la mail hanno fatto un salto sulla sedia. Il 14 ottobre scorso Riccardo Paganelli ha scritto ad Alatoscana chiedendo informazioni per partecipare alla gara che scade a fine novembre. Oggetto: il collegamento aereo con l’isola d’Elba che fa gola a molti. Il nodo della questione è la “continuità territoriale”, cioè il milione e mezzo di euro di finanziamenti destinati a chi gestirà il volo che avvicinerà l’Elba al resto d’Italia. Certo, nulla vieta alla Rotkopf di scendere in campo. Ma forse è una prima assoluta: la persona che ha concordato il patteggiamento con la Procura vuole tornare subito in lizza nella stessa gara per cui è finito sotto processo.

Viscardo Paganelli ha ammesso: “Ho consegnato 40 mila euro a Morichini perché li desse a Pronzato”. Secondo Paganelli, il versamento era una gratificazione per il consigliere dell’Enac che aveva aiutato la sua compagnia aerea Rotkopf ad avere il certificato Cola necessario per il collegamento con l’Elba.

Le conferme di Paganelli sono arrivate dopo le ammissioni di Vincenzo Morichini e Franco Pronzato. Alla fine Viscardo Paganelli ha concordato una pena di un anno e quattro mesi. Mentre per il figlio Riccardo la pena è stata fissata a undici mesi.

L’inchiesta che ha fatto tremare i vertici Pd era partita dalle dichiarazioni dell’imprenditore delle telecomunicazioni Pio Piccini, che aveva raccontato di aver concordato il versamento al dalemiano Vincenzo Morichini e alla Fondazione ItalianiEuropei di Massimo D’Alema del 5% per cento del totale dei fatturati ottenuti con Finmeccanica grazie a Morichini. L’obiettivo dichiarato da Piccini, che aveva già versato 30 mila euro registrati alla Fondazione ItalianiEuropei, era quello di ottenere un subappalto di 8 milioni di euro all’anno nel settore delle intercettazioni.

Il quadro dell’inchiesta si era poi allargato all’Enac con l’arresto di Pronzato, prima consigliere dei ministri Claudio Burlando e Pierluigi Bersani, poi responsabile del Pd per il Trasporto aeroportuale e membro del cda Enac. Pronzato era accusato di aver facilitato le pratiche della Rotkopf per i voli con l’Elba. Ma la famiglia Paganelli (azionista della Rotkopf) era interessata anche ai voli verso Lampedusa, Bergamo e l’Umbria. Pronzato avrebbe contattato per questo i dirigenti dello scalo lombardo. E per l’Umbria Vincenzo Morichini al telefono dice: “Adesso chiudiamo anche l’aereo in Umbria”.

Gli investigatori si erano tra l’altro soffermati su un punto: normalmente per i collegamenti aerei come quelli per l’Elba si richiede l’utilizzo di aerei bimotori, mentre la gara incriminata era aperta anche ai monomotori. Proprio come i velivoli utilizzati dalla Rotkopf. E adesso? “Anche quest’anno il collegamento potrà essere effettuato dai monomotori. In effetti di solito non è così”, ammettono dagli uffici di Alatoscana.

All’Elba, però, i Paganelli non hanno lasciato un bellissimo ricordo: “Nel 2010 all’improvviso spuntò Rotkopf e ci propose di coprire la tratta a metà prezzo”, ha raccontato Furio Maurizio, della cooperativa Elbafly che da anni si danna l’anima per trovare i soldi per i voli. Peccato che, come ha ricostruito Maurizio, “i voli andarono avanti per una settimana. Poi quelli della Rotkopf sono scomparsi. Dissero che avevano problemi con l’aereo”.

All’inizio di quest’anno la seconda puntata: si riparte con la “continuità territoriale” e la gara per i voli del 2011 oggetto dell’inchiesta. Ed ecco che, come se niente fosse, ricompare la Rotkopf: “Quando ho visto il loro nome non credevo ai miei occhi. La Rotkopf ha annunciato di aver vinto la gara ancora prima che la decisione dell’Enac fosse ufficiale. Qualcosa non tornava. Sembrava chiaro che quelli lì (la Rotkopf) avessero amici che contavano”, racconta Maurizio.

Gabriele Zanchetta, l’imprenditore rivale di Rotkopf nella gara, ha raccontato al Fatto Quotidiano: “Noi avevamo un bimotore che garantiva più sicurezza vista la posizione dell’aeroporto. Rotkopf invece proponeva un monomotore. Chiaro che costava meno, ma la sicurezza?”. Dopo lo scandalo i fondi (1,5 milioni) erano rimasti nel cassetto. Adesso ecco la terza puntata: tutto pare essersi sbloccato, si parte con la la gara per i collegamenti del 2012. Ed ecco di nuovo Rotkopf intenzionata a scendere in pista.

di Michela Gargiulo e Ferruccio Sansa

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