Le paranoie della Germania bloccano la soluzione della crisi. Al tentativo di distruggere l’Europa (e il mondo) si uniscono – ça va sans dire – la Francia (no alla cancellazione del 50% del debito greco), e l’Italia, paralizzata dai suoi politici.
La situazione – alla vigilia del vertice europeo di domenica – è presto riassunta. Dallo scoppio della crisi in poi (2008) l’Europa e la Bce hanno fatto politiche eccessivamente restrittive, prolungando l’agonia dell’economia reale. Le difficoltà si sono riverberate sui bilanci bancari e di alcuni Stati (anche virtuosi): finché in luglio i mercati hanno deciso di non prestare all’Italia altri soldi. Dei quali però l’Italia ha disperato bisogno, per non fallire provocando reazioni internazionali a catena in stile 1933. (L’Islanda é un paese piccolo!). Il panico lambisce ormai l’intera Europa. Le soluzioni sempliciste: “allora smettiamo di fare debiti” sono impossibili: nel breve termine, più austerità ridurrebbe la base imponibile, e aumenterebbe il debito.
Al punto in cui siamo giunti, solo la Bce ha i fondi per salvare gli Stati. Lo ha dimostrato negli ultimi tre mesi. La Bce, tuttavia, non ha risolto la crisi. Gli interventi sono stati calibrati per evitare il peggio, ma non per riportare indietro gli spread. Mentre l’Italia cadeva nel baratro, la Bce l’afferrava per la collottola; ma l’ha poi tenuta sospesa nel vuoto: “uscitene da soli se ne siete capaci”. Trichet (“I nostri interventi non continueranno a lungo”) ha spaventato gli investitori – inducendoli a vendere “prima che sia troppo tardi” – in nome del sacro principio dell’indipendenza della politica monetaria: la Bce non si piega alle esigenze finanziarie degli Stati.
Ora, in tutti i paesi del mondo, salvo che in Europa, l’indipendenza della banca centrale è subordinata a un altro principio ancora più importante. La banca centrale è il prestatore di ultima istanza del sistema. Garantisce la stabilità finanziando con importi e per tempi illimitati banche e Stati in difficoltà. Questo chiede la Francia, che di soldi da imprestare non ne ha più molti. Se la Bce – invece di intervenire di malavoglia – garantisse formalmente i titoli pubblici dei PIIS, gli spread collasserebbero da soli, mettendo fine alla crisi (e ai suoi costosi interventi). Perché… chi è tanto pazzo da speculare contro una banca centrale, che ha fondi illimitati a disposizione? Chi ci provasse prenderebbe tante di quelle legnate da scoraggiare tutti! Su questa proposta convergono sempre più numerosi gli economisti: De Grauwe, Buiter, l’Economist, Krugman… persino il Fondo Monetario si dice “disposto a tutto“. Puro buon senso, direbbe Tex Willer.
Ma la Germania non bada tanto alla crisi (da cui s’illudono di restare immuni), quanto ai sacri “principi”. E moralizza. “Chi ci dice che poi gli italiani non continueranno a fare le cicale a nostre spese?”. Uffa! Fate nuove regole, nuovi trattati, prendete ostaggi, fate quel che fanno tutti! E poi, le paranoie. Riequilibrare i rapporti di competitività? Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per prevalere su di voi… Sostenere la domanda? (Stimata nei PIIGS a meno 7-12%, rispetto alle capacità produttive) è pericoloso: se ci sbagliamo, l’inflazione va al 5%… Eh sì?! Allora teniamoci la depressione (FMI). Il mondo crolla, e loro: “Mio nonno nel 1923 …” Ma perché non ricordano mai il 1931-33? L’austerity del cancelliere von Bruning fece crollare l’occupazione, aprendo la strada a Hitler.
Con questi umori dell’opinione pubblica tedesca, però, Angela Merkel non può che resistere al buon senso. Non paga dei fallimenti collezionati (Grecia, Irlanda, Portogallo), con gli spread di altri paesi che già s’impennano, conferma la strategia del too little too late. Propone un Fondo salva Stati troppo piccolo per salvare gli Stati, ma abbastanza grande per trascinare nell’abisso il resto d’Europa. 1.250 Mld, il 50% del PIL tedesco, a carico finanziati con altro debito pubblico, anche dai PIIGS (ebbene si): ma l’EFSF è destinato con buone probabilità ad essere travolto dalla speculazione, proprio come quelli precedenti di 40, 80, 130, 300, e 450 miliardi messi in campo negli ultimi 18 mesi.
Le paranoie sono paranoie. Inutile discuterci. Piuttosto, dovremmo aiutare i tedeschi ad aiutarci. Dimostrando che siamo un paese serio, con cui ci si può accordare. Avviando epiche lotte all’evasione. Votando in Parlamento tagli e tasse strutturali per il 2014-2099, ma che tranquillizzino i mercati ora. Portando in Europa una nostra proposta. E invece, il nostro governo è paralizzato dai veti incrociati. Lo Stato sta fallendo. Ma nessuno stacca la spina.
Il mondo, attonito, guarda.