Nella sua sede centrale, il punto di partenza di decisive manifestazioni contro Ben Alì, lo storico sindacato tunisino Ugtt ha fatto incontrare pochi giorni fa 40 tra le candidate alle elezioni di domenica 23 ottobre e ha pubblicizzato il proprio appoggio alle capolista. Aveva invitato anche le donne del partito Ennadha (gli islamisti favoriti alle elezioni) ma non sono venute. Paradossalmente potrebbe essere di Ennadha il gruppo di deputate più numeroso nella prossima Assemblea Costituente, e complessivamente le elette potrebbero risultare persino attorno a quel 10% che pure Ben Alì nominava nei suoi fasulli parlamenti.

Questa  facile previsione deriva da una semplice analisi di come la valanga di liste presentate e la dispersione delle forze laiche vanifichino gli effetti della legge di parità. In teoria una legge che obbliga tutte le liste – che sono bloccate – ad alternare un uomo e una donna porterebbe a presenze altissime nel Parlamento. Ma le circoscrizioni piccole col sistema proporzionale e la quantità di liste faranno sì che quasi esclusivamente i numeri uno delle liste passeranno. Farà eccezione Ennadha che in molti collegi prenderà almeno due seggi. Ai margini della conferenza alla sede della Ugtt, tutte le candidate sottolineavano questa situazione. “Tutti i partiti avrebbero dovuto fare come noi e mettere in metà dei collegi capilista donne” sottolineavano quelle del Polo Democratico Modernista. Ma per ottenere questo risultato si sono scontate anche miniscissioni locali che potrebbero inficiare il risultato. E’ il caso della circoscrizione Italia dove la giovane giurista Sarra Ben Guiza è stata all’ultimo momento messa capolista del Polo Modernista al posto del sindacalista Hedi Kirat. Per sostenere i quale, a quel punto, si è formata una lista indipendente.

L’umore generale alla conferenza delle candidate comunque non era di scoraggiamento. Dice Bochra Belhadj Hamida di Ettakatol: “Ci sono in giro degli integralisti che rilanciano vecchi pregiudizi e Ennadha dovrebbe sforzarsi di contenere e contrastare questi atteggiamenti. Ma intanto siamo uscite dal femminismo di Stato. Abbiamo voluto la bicicletta e pedaliamo. Le donne sono in campo. “C’è chi sottolinea con soddisfazione che tra chi si è registrato per andare a votare il 48% sono donne. Quante andavano ai seggi fasulli delle elezioni sotto il regìme? Non ci sono cifre attendibili.

Le puntate precedenti del Diario dalla Tunisia
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Tunisia: la fierezza di chi vota per la prima volta

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