"Se verrà preso il modello francese siamo pronti a dare il nostro contributo. Io e Renzi? Non saremo i D'Alema e Veltroni del futuro". Il leader dei ribelli del Pd a Bologna per un appuntamento storico. "Bersani? Lo aspettiamo. Prodi? Secondo noi è in città, se viene è ben accolto, ovviamente"
La manifestazione che si sta tenendo da stamane (e durerà fino a domenica alle 12 in un mega capannone di piazza Maggiore), vede da ore una parata di “stelle” del centrosinistra, mentre alcuni arriveranno tra questo pomeriggio e domani: Luigi De Magistris, Dario Franceschini, Vasco Errani, Enrico Rossi. C’è attesa anche per una possibile visita di Pierluigi Bersani, ma soprattutto, Civati spalanca le porte a una possibile visita di Romano Prodi: “Per lui abbiamo un culto della personalità. Se si volesse manifestare, può venire, noi blocchiamo gli orologi e gli diamo lo spazio che vuole”. Nei giorni scorsi il Professore aveva fatto sapere di non essere in città nel week end, ma Civati non è così certo di questa versione “Secondo me Prodi è a Bologna. vediamo se viene”.
La questione del rinnovamento è alla base del programma politico di Civati, Serracchiani e del loro movimento Prossima Fermata Italia. Proprio sul tema del rinnovamento, in due interviste a margine della kermesse, si è scatenata una polemica a distanza tra lo stesso Civati e Rosy Bindi, anche lei passata a Bologna per un breve intervento alla convention in mattinata. Da una parte Civati ha difeso la radice del movimento all’interno del Pd: “La rottamazione è il nucleo centrale di una proposta banalissima: limite dei tre mandati e primarie per la scelta dei parlamentari”. Poco prima la presidente del Pd aveva criticato l’uso troppo formale dello statuto: “Nessun partito politico seleziona la propria classe dirigente con una applicazione formale della regola e senza riservarsi uno spazio di discrezionalità politica. Non vedo molti Enrico Berlinguer e Aldo Moro in parlamento – ha detto la vicepresidente del Senato – ma quelle personalità non sarebbero esistite se si fossero contati i numeri dei mandati”. Poi Rosy Bindi chiama in causa l’esempio del Capo dello Stato: “Napolitano non sarebbe dov’è se fosse stato consegnato all’oblio dopo tre mandati. Serve rinnovamento, ma anche meriti e competenza”. Secca la replica di Civati: “Penso che ci siano esempi, come Ciampi, che non ha fatto nemmeno i tre mandati – ha risposto il leader dei rottamatori – Se facciamo gli esempi limite (come quello di Napolitano, ndr) non ci siamo capiti. Le deroghe sono previste per segretario e presidente e poche altre”. Poi il consigliere lombardo porta il suo stesso esempio personale lancia un messaggio chiaro alla Bindi e a tutto l’estabilishment democratico: “Io dopo due mandati da consigliere regionale non mi posso ricandidare, sono già rottamato: parliamoci chiaro non prendiamo più in giro gli elettori che sono molto sensibili su questi temi.
Applauditissimo dalle migliaia di cittadini seduti nella platea di piazza Maggiore, è stato il discorso del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che al pubblico ha raccontato come la politica dal basso abbia reso possibile una elezione su cui tutti disperavano: “Nemmeno mia moglie ci credeva che io potessi diventare sindaco”. Poi De Magistris ha lanciato un messaggio molto forte sul tema della violenza e degli scontri a Roma dello scorso 15 ottobre. “Sono stato a quella manifestazione di sabato scorso e ho visto contenuti politici, ho visto ragionare su molte alternative, che alla fine alla fine 500 ragazzi hanno cancellato con la violenza. Se non diamo uno sbocco politico alla rabbia e all’indignazione – ha concluso il primo cittadino partenopeo – queste diventeranno sempre più violenza”.
Sul palco, poi, nel corso del pomeriggio è arrivato il turno di una coppia inedita: Vasco Errani e Nicola Zingaretti. Il primo a parlare è stato il presidente della provincia di Roma, che ha spinto il partito a tralasciare le strategie per trovare una proposta forte. “Lo Stato deve funzionare, con più centralità. Sono questi i temi su cui discutere, non gli schemini delle alleanze – ha detto Zingaretti -, che sono certamente importanti, ma il Partito democratico deve presentarsi con una proposta forte”. E poi, verso i due organizzatori, Civati e Serracchiani, ha lanciato un “evviva, perché hanno dimostrato che è possibile discutere, ma anche unire e innovare. Un grande elemento per un movimento che si è troppo lacerato negli ultimi tempi”. Riferimento neanche tanto implicito a Matteo Renzi. Frase che ha fatto scoppiare un fragoroso applauso e una standing ovation dei tanti presenti nel tendone di piazza Maggiore.
Il presidente della regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha raccolto il ragionamento di Zingaretti, sottolineando la volontà di “dare una nuova speranza per questo Paese, fuori da una logica populista”. “Bisogna avere forza e coraggio – ha continuato Errani – per fare una battaglia culturale. Governare è fatica, non è una passeggiata. La cosa che dobbiamo sapere fare è la competenza, che il populismo ha distrutto”. E anche lui ha lodato l’iniziativa dei due organizzatori: “Mi convince questa duegiorni. È un esercizio di buona politica, in un Paese in cui c’è una strategia che tende a delegittimare l’impegno politico. L’innovazione, però, non è un dato generazionale, ma un progetto, dove si parla di idee, non cerchiamo nuovi cavalieri bianchi”. E di fronte ai giornalisti ha poi definito il segretario del partito, Pier Luigi Bersani, come colui che “ha interpretato il progetto giusto per il cambiamento”.
(ha collaborato Nicola Lillo)
il video è di Giulia Zaccariello