La composizione del blocco nero, la contestazione ai suoi danni, il pericolo di un ritorno del movimentismo armato e le risposte sbagliate delle istituzioni. Il leader di Sinistra Ecologia e Libertà, Nichi Vendola, ha affrontato a tutto campo la questione del nuovo fronte della contestazione nel Paese. Lo ha fatto in un’intervista rilasciata a Repubblica, in cui presidente della Regione Puglia ha spiegato i dettagli di quanto accaduto ieri alla manifestazione della Fiom. “Pezzo di merda. Quelli di sabato non sono barbari, hai capito?” e poi un tentativo di aggressione, subito bloccato dalla scorta: l’autore della contestazione ai suoi danni era un uomo sulla cinquantina, ma per Vendola il gesto non è isolato. “Ormai – ha detto il governatore pugliese- sono io il vero nemico, più della destra, che, in fondo, gli va bene così”. Ma chi sono i black bloc? “Figli del precariato”, che secondo Vendola “è il problema numero uno”. In tal senso, la sinistra deve “farsi carico della loro rabbia” altrimenti, in assenza di risposte, “ci sarà un’escalation” di violenza perché i movimenti “possono reclutare nella crescente disperazione delle nuove generazioni e in più godono dell’aiuto di uno stato incapace”.
Per il leader di Sel, infatti, le istituzione hanno risposti agli scontri nella maniera peggiore, concedendo al blocco nero “la guerra che chiede” attraverso la proroga di leggi speciali, che rappresentano “un riconoscimento politico, un fiore all’occhiello per i violenti”.
Questi ultimi, inoltre, non sono “ancora un partito armato, ma c’è il rischio che lo diventino”. Se così fosse, a sentire il presidente della Regione Puglia il pericolo principale sarebbe “il fascino della vecchia idea che i fini possano giustificare i mezzi”. Sulla composizione delle frange più violente, il leader di Sinistra Ecologia e Libertà è certo di una cosa: “il blocco nero coinvolge frammenti di antagonismo e di estrema destra sociale”, che hanno come “palestra e luogo di reclutamento” le curve degli stadi e come programma politico “dagli allo sbirro”.