Un pranzo di eretici sulle rive del lago di Varese per contarsi e decidere una linea condivisa. Circa duecento militanti del Carroccio di fede maroniani si sono trovati (a porte chiuse) per affrontare la difficile situazione interna al partito. Quelle appena trascorse sono state settimane difficili per i leghisti, giorni in cui il livello dello scontro tra le varie fazioni ha raggiunto picchi prima inimmaginabili. I mal di pancia esplosi lo scorso 9 ottobre dopo la nomina di Maurilio Canton, nuovo segretario provinciale di Varese imposto direttamente da Umberto Bossi, stanno contagiando anche altre province padane. C’è stata un’accesissima riunione della circoscrizione di Dalmine (Bergamo) durante la quale lo stesso deputato maroniano Giacomo Stucchi (candidato come capogruppo alla Camera al posto del bossiano Marco Reguzzoni) avrebbe faticato non poco a tenere a bada la rabbia e la foga dei militanti, che hanno chiesto a gran voce di passare all’azione e rovesciare il gruppo di potere che sta controllando il partito.


Il clima, al pranzo di domenica, per chi conosce gli eventi e la liturgia leghista, è stato surreale. Dentro e fuori dalla sala non c’era nessuna bandiera di partito. Niente corna né gadget. Nella grande struttura dell’area feste di Buguggiate c’era un unico simbolo: la foto di Jim Morrison, appesa alla porta e incollata sul banchetto delle sottoscrizioni. Diventata a simbolo degli eretici da quando Alessandro Vedani ha usato una frase del leader dei Doors davanti alla platea del congresso provinciale di due settimane fa: “È meglio alzare la testa e morire che vivere strisciando”. Vedani a Buguggiate è il padrone di casa. È lui a riassumere i contenuti e il senso del pranzo maroniano: “È stata una giornata goliardica – ha detto – il pranzo degli eretici, dei nominati, una cosa simpatica. Sono stati fatti interventi concilianti, dicendo che in questo momento c’è bisogno di abbassare i toni e di fare blocco perché prevalga la ragionevolezza”. Vedani è poi tornato a battere il chiodo sul gruppo di potere che ruota attorno al Senatùr e che ne determinerebbe le decisioni. “C’è una lobby interna, una corrente, quella che fa capo al capogruppo alla Camera che oggettivamente racconta tutta una serie di cose che lasciano veramente esterrefatti, che non corrispondono alla realtà”. Il gruppo degli eretici ha poi rinnovato l’assoluta fiducia nel segretario federale, confidando che “la si smetta con questo clima di caccia alle streghe” perché “oggi noi vogliamo abbassare i toni e non raccogliere provocazioni”. Le provocazioni, in effetti, non sono mancate e probabilmente non mancheranno anche nei prossimi mesi: “Reagire darebbe solo man forte a chi vuol far passare l’immagine di un gruppo di persone che vogliono male al Capo. E invece noi sosteniamo che chi sta intorno a Bossi non vuole il suo bene. Tutto lì, non vuole il suo bene e lo sovraespone, come ne ha sovraesposto i figli (di Umberto Bossi, ndr)”.

Insomma in discussione non è il Capo. Ma Reguzzoni, Rosy Mauro, Manuela Marrone e gli uomini del fantomatico cerchio magico. I maroniani vogliono scardinare questo assedio al Senatùr. “È arrivato il tempo dell’azione contro l’arroganza – sostengono alcuni militanti ai tavoli del pranzo degli eretici – non ce la facciamo veramente più, è ora di andare a congresso”. Perché adesso, dopo la nomina dei segretari provinciali, tocca al regionale. In Lombardia la carica è oggi affidata a Giancarlo Giorgetti. Ma l’obiettivo del marchio magico è sostituirlo con qualcuno di più fedele al Capo e controllabile da Mauro e Reguzzoni. Il congresso regionale potrebbe già svolgersi ma via Bellerio rimanda la convocazione. Oggi il rischio è troppo alto, in gioco c’è la tenuta del partito. Ma le elezioni sono sempre più vicine e la Lega deve presentarsi unita. Almeno in apparenza.

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