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Tunisia al voto: Islamisti favoriti<br>A rischio il Paese laico

Giornata storica per lo stato tunisino: attesi oltre 4 milioni di elettori. Il leader islamista Rachid Ghannouci accusa i proprietari di Nessma tv, Tarak Ben Ammar e Silvio Berlusconi, di stimolare le proteste contro il suo partito

“C’è chi sta lavorando contro la democrazia in Tunisia”, compreso Silvio Berlusconi con la sua tv, per Rachid Ghannouci, in lotta dalla fine degli anni ’70 per dare a Tunisi un profilo islamista. Ghannouci ha avuto alterne fortune (salvato proprio da Ben Alì dalla condanna a morte e poi avversato dal tiranno). Ma una svolta islamista è possibile nella laica Tunisia? Nel Paese che prima di ogni altro ha spazzato via il despota, Ben Alì, con le rivolte della Primavera araba? Le elezioni risponderanno anche a questa domanda. Il partito Ennahda, di cui Ghannouci è leader, alla vigilia parte da gran favorito ma, nonostante l’imponente dispiegamento di osservatori internazionali: “Ho dei dubbi sul fatto che queste elezioni siano limpide”.
Perché ne dubita?
Perché ci sono delle forze che stanno tentando di disturbare il processo elettorale. Domenica scorsa le sedi di Nessma Tv, a Tunisi e fuori dalla capitale, sono state assaltate da gruppi di persone, si dice in maggioranza salafiti, che protestavano contro la proiezione del film Persepolis, ritenuto blasfemo perché rappresenta Allah in forma umana.
Sono state incendiate alcune auto sotto la casa del patron di Nessma, Nabil Karoui. Si riferisce a questo?
Sì. Innanzitutto dubito che Nessma sia stata attaccata da un gruppo di salafiti, la polizia stessa l’ha negato. Detto questo, io sono contrario a ogni tipo di violenza perpetrata contro qualsiasi idea o forma di espressione. Allo stesso tempo contesto la decisione di Nessma di mandare in onda Persepolis: è un altro tipo di violenza, contro una fede religiosa seguita dalla maggioranza dei tunisini. Ognuno è libero di esprimere se stesso, ma non di attaccare la fede degli altri. Fortunatamente il patron di Nessma ha riconosciuto il suo errore.
Lei ha parlato di comportamento “sospetto” per la scelta di mandare in onda Persepolis durante la campagna elettorale. Crede che i principali soci di Nessma, cioè Tarak ben Ammar e Silvio Berlusconi, stiano stimolando questo tipo di proteste?
Penso di sì, stanno cercando di provocare i tunisini per disturbare il processo elettorale.
Perché lo farebbero?
Perché credono che Ennahda vincerà. La strategia è quella di provocare gruppi di persone e fare in modo che queste creino disordine, in modo da giustificare la cancellazione delle elezioni.
C’è qualcun altro, oltre ai soci di Nessma, che sta stimolando queste proteste?
Chi teme di non vincere le elezioni, quindi soprattutto i componenti del vecchio regime.
E l’esercito? A maggio il ministro dell’Interno del governo provvisorio, Farhat Rahji, ha detto che se Ennahda vincerà le elezioni l’esercito farà un colpo di Stato. Esiste secondo lei il rischio che in Tunisia possa ripetersi quanto avvenuto in Algeria nel ’91 con la vittoria del Fis?
L’ormai ex ministro dell’Interno ha commesso un errore. Ben Alì è collassato quando l’esercito ha detto “no, noi non spariamo sul popolo”. Non c’è alcun rischio di questo genere. L’esercito ha supportato la rivoluzione, non può combattere contro. Sono convinto che vogliano proteggere le elezioni.
Allora non ci sono rischi.
Il rischio c’è, perché qualche frazione della polizia, quella politica, può avere interesse a destabilizzare la situazione.
A Sousse, 200 salafiti hanno attaccato l’università perché non era stata ammessa una studentessa con il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi. Hanno sbagliato i salafiti?
Se hanno usato la violenza hanno sbagliato. Ma se hanno solo supportato le studentesse ad accedere all’università con il niqab, avevano tutto il diritto di farlo, perché le ragazze devono potersi vestire come preferiscono. Personalmente sono contro il niqab, ma sono favorevole al diritto delle donne di indossare ciò che vogliono.
È favorevole anche alla vendita libera di bevande alcoliche?
Non possiamo bandirla. Se lo facessimo i consumi di alcol aumenteranno, come successe negli Usa all’epoca del proibizionismo. Intervenire con la legge dello Stato nella vita privata dei cittadini è stato l’errore di molti Paesi arabi, come Arabia Saudita, Sudan, Iran. Noi non vieteremo di fare queste cose, cercheremo di convincere la gente che è meglio non farle.
È favorevole alla pena di morte?
Sì. Se togli la vita a una persona è giusto che tu sia punito così.
Molti credono che se Ennahda vincerà le elezioni con un’ampia maggioranza, così come indicano i sondaggi, la Tunisia si sposterà verso il radicalismo islamico.
I governi occidentali sanno che Ennahda non è un movimento estremista. Sanno che è un movimento islamico moderato. Solo i media cercano di spaventare la gente dicendo che siamo degli estremisti, non siamo dei terroristi. Il nostro modello è la Svezia, liberale e socialista.

da Il Fatto Quotidiano del 23 ottobre 2011