Sono arcicontento di essermi sbagliato. Non ho mai tollerato le persone che non ammettono l’errore. Errare humanum est. Io ho sbagliato nel ritenere che la manifestazione “Diamoci un taglio” offrisse il destro per disordini o, peggio, per una repressione. Invece ha partecipato tanta gente, tutta pacifica, e i pennivendoli che volevano lo scoop sono rimasti amaramente scornati: niente lacrimogeni, niente idranti, e soprattutto niente feriti o peggio. Ammetto di essermi sbagliato, come si è sbagliato Simone Perotti e tanti altri. Non sono un coniglio o un pauroso, come qualcuno qui mi ha frettolosamente definito. Il 27 giugno ero lì in prima fila a difendere la Maddalena, così come l’8 dicembre 2005 ero a Venaus.

A dire il vero, quando, dopo una giornata in cui non avevo voluto ascoltare la radio, per il timore di sentire di tafferugli, se non di scontri, o giù di lì, e arrivato a casa mi sono trovato 82 messaggi sul pc, ho pensato che qualcosa di brutto fosse accaduto. E invece no: sono arcicontento di essermi sbagliato!

L’intenzione quindi di attuare un’azione di disobbedienza civile è riuscita e nessun elemento estraneo è riuscito a rovinare la festa. E chi dice che i No Tav sono una minoranza (e anche facinorosa), ha avuto il ben servito. Ieri erano circa in 15.000 intorno al fortino, e la popolazione della Bassa Val di Susa conta circa 70.000 abitanti. Togliamo i vecchi, togliamo i bambini, togliamo quelli che la pensano come i 15.000 ma non c’erano, togliamo me (consentitemi l’ironia), ieri lì, fra Giaglione e Chiomonte, c’era una buona rappresentanza dell’intera valle.

Adesso la lotta continua con rinnovato vigore e ognuno farà la sua parte. Ieri poteva essere la fine e invece è stato l’inizio di una nuova storia.

Del resto, da una parte ci sono i poliziotti, gli alpini, a cui della linea Tav non potrebbe fregare di meno, e adesso comincia l’inverno e farà freddo, e non vorrebbero essere lì. Dall’altra parte tutta una valle determinata a fare piazza pulita, e che conosce il proprio territorio a menadito.

Solo questa giornata è costata allo Stato un milione di euro. E del cantiere non c’è neppure ancora l’ombra.

Ma mi sorge un dubbio: parlo dalla Val di Susa nel 2011 o dal Vietnam nel 1973?

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