Cristina Kirchner, confermata alla presidenza dell'Argentina

BUENOS AIRES – E’ di nuovo lei, l’unica donna nella storia argentina ad essere eletta due volte presidenta: la nuova Evita, la reina argentina.

Cristina Fernandez de Kirchner è stata riconfermata per altri quattro anni alla guida del Paese con il 53,8 per cento delle preferenze. E’ il capo di Stato più votato della storia argentina dopo Peròn: Ricardo Alfonsin, il popolare presidente che nel 1983 decretò la fine della dittatura e l’avvio dell’Argentina democratica, ottenne solo il 51 per cento.

Gli altri candidati alla presidenza devono accontentarsi di percentuali risibili: il secondo, il socialista Hermes Binner, ha raccolto appena il 17,32 per cento delle preferenze; il radicale Ricardo Alfonsin il 12 per cento; Alberto Rodriguez Saa, dissidente del perdonismo di destra, il 7,9%; mentre due vecchie volpi della politica come Eduardo Duhalde e Elisa Carriò sono praticamente state spazzate via.

Il Frente para la Victoria, lo schieramento politico kirchnerista, ha fatto man bassa di voti anche al Congreso, il parlamento argentino, assicurandosi la maggioranza sia alla Camera sia al Senato, e nelle province dove si votava per scegliere i nuovi “governatori”. E’ l’avvento, dicono gli analisti politici, di una “democrazia monocolore”.

“Per chi avesse dei dubbi: ha vinto Cristina”, urla una voce da un altoparlante in una plaza de Mayo stracolma di militanti e simpatizzanti del partito di Cristina. “In 40 milioni di pazzi abbiamo detto sì!”.

La presidenta ha atteso i risultati all’Hotel Intercontinental, quartier generale dello schieramento kirchnerista nonché unica forza politica argentina ad aggiudicarsi tre mandati presidenziali consecutivi.

Quando alle 21 e 45 di domenica il suo volto è comparso sui maxischermi installati nella piazza, la folla è esplosa. “Nestor (il marito scomparso un anno fa, ndr) non è morto, vive nel pueblo”. Applausi e cori da stadio, petardi e fuochi artificiali. “E’ a lui che devo la vittoria”, dice la presidenta con la voce incrinata dalla commozione.

Accanto alla Kirchner c’è Amado Boudou, nuovo vicepresidente scelto per la sua “lealtà” ed ex ministro dell’Economia celebre per aver sottratto il Paese ai diktat dell’Fmi. Sua la provocatoria frase di un anno fa: “Non ci abbasseremo i pantaloni davanti al Fondo”.

La vittoria della Kirchner poggia le basi su un’economia dai tassi di crescita quasi cinesi (intorno al 7 per cento annuo), l’aumento dei salari ai dipendenti pubblici, l’erogazione di sussidi ai diseredati delle villas miserias – le bidonville che costellano le periferie – e un protezionismo economico parecchio contestato (blocco delle importazioni per favorire il mercato interno).

Detestata dall’oligarchia agraria argentina, criticata dalla stampa dell’opposizione per le sue passioni frivole – la chiamano la presidenta fashion -, accusata di essere misogina, dispotica e capricciosa, la Kirchner ha saputo riconquistarsi le simpatie della classe media, polverizzatasi dopo il crack economico del 2011. Ma soprattutto ridare dignità a un ceto sociale che fino a pochi anni fa sembrava destinato all’estinzione: consumi in crescita, record di vendite di auto e di vacanze ne sono la prova.

I Kirchner sono anche stati i presidenti della speranza per i parenti dei 30mila desaparecidos argentini: nel 2003, dopo l’elezione di Nestor, sono stati riaperti i processi ai militari che hanno commesso crimini all’epoca della dittatura e che l’ex presidente Menem aveva di fatto cancellato con le leggi sull’obediencia debida e il punto final. Restano la piaga dell’evasione fiscale e un’inflazione che si aggira attorno al 30 per cento, ben al di sopra degli indicatori ufficiali.

I primi tre anni del governo di Cristina sono stati un inferno politico: prima la guerra gaucha, la battaglia contro gli agricoltori cui voleva aumentare le tasse sulle esportazioni di soia (clamorosamente persa); poi la sconfitta elettorale del kirchnerismo nelle elezioni di metà mandato nel 2009. Solo un anno fa il kirchnerismo sembrava in crisi. Poi la morte di Nestor e la sorprendente rimonta di Cristina, fino al trionfo di ieri.

Dietro al percorso politico e al primo successo elettorale della Kirchner c’era sempre stato Nestor. Ieri per la prima volta la vittoria è stata esclusivamente di Cristina. Cosa farà adesso? Come amministrerà l’enorme potere di cui l’ha investita il pueblo? “Non ho ambizioni, il mio sogno è portare avanti un progetto politico sostenibile”, ha detto domenica sera. “Ho l’onore di essere la prima donna argentina eletta presidente, e anche rieletta. Cosa voglio di più?”.

di Anna Vullo

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