Chissà se c’entrano le risate di ieri, al termine del vertice di Bruxelles tra i 27 capi di Stato dell’Unione europea, quando è stata posta al francese Nicolas Sarkozy e alla tedesca Angela Merkel una domanda sull’affidabilità italiana in tema di debito e misure di crescita. Può darsi che qualche riflesso ce l’abbia avuto quell’episodio rimbalzato sui giornali di mezzo. E che ce l’abbia avuto proprio in un incontro, avvenuto oggi a Bologna, tra il leader dell’Udc Pierferdinando Casini e il democratico Pierluigi Bersani. Un incontro di cui si è saputo solo a metà pomeriggio e che sarebbe avvenuto all’ora di pranzo, in un ristorante del centro cittadino.

Sui contenuti del pranzo non si è voluto commentare in sede pubblica, ma l’impressione è che si stia giungendo alla resa finale con il governo. Le risate sul palco europeo, secondo i rumors cittadini, sarebbero la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso per i partiti d’opposizione. Che già da tempo, proprio per bocca dei due segretari che si sono visti a Bologna, avrebbero delineato un’alleanza trasversale. Un’alleanza non più rimandabile e che giungerebbe ormai alla fase conclusiva, nel progettare la spallata definitiva per far cadere il governo Berlusconi e procedere con un’alternativa che riporti il Paese a guadagnarsi il rispetto delle altre nazioni.

Bersani avrebbe incontrato Casini di rientro da un viaggio per impegni pubblici. Il leader dell’Udc, invece, si trovava nel capoluogo emiliano per partecipare alla presentazione di un libro, “Voltandomi indietro. Sessant’anni fra la gente” che raccoglie le memorie del politico democristiano Virginangelo Marabini. Incalzato dai cronisti, sul dopo vertice di Bruxelles e della scarsa credibilità che ne è emersa quando la stampa ha preso la parola, Casini ha dichiarato che “oggi serve un governo forte che sappia assumersi gli impegni in Europa, li mantenga e difenda la dignità nazionale perché non possiamo essere svillaneggiati da certi sorrisi. Sorrisi da rispedire al mittente”.

“Ma per farlo”, ha aggiunto Casini, “occorre una classe politica che sappia essere all’altezza di un confronto internazionale. La serietà dei nostri propositi è la migliore garanzia che abbiamo di risolvere i problemi”. Nulla da fare invece sui motivi del rendez vous con Bersani, sul quale non ha voluto dichiarare niente. E poi, sotto la pioggia che iniziava di nuovo a cadere sulla città, ha scartato altre domande dei cronisti sulla politica affermando che “adesso non che possiamo fare il governo qua”.

Anche Romano Prodi, seduto tra il pubblico alla stessa presentazione nella quale il leader dell’Udc ha preso la parola, ha commentato le risate europee all’Italia. Laconico ma non per questo morbido nel dire ciò che ha pensato vedendo gli ammiccamenti tra Merkel e Sarkozy, il sorriso malcelato e lo sbotto di ilarità della stampa internazionale. “Ieri sera”, ha infatti detto Prodi, “mi sono irritato prima di tutto e mi sono sentito anche umiliato ingiustamente”. Ha preferito non aggiungere altro, ma già quanto ha detto sembra abbastanza per prendere le distanze dall’attuale classe di governo. E, forse, iniziare a riflettere su un possibile all’allargamento tra centrosinistra e centristi del terzo polo, se di questo si è in effetti parlato nel pranzo tra Casini e Bersani.

Del resto, nel commentare la figura del democristiano Marabini al centro del dibattito di questo pomeriggio, Casini ha fatto chiaro riferimento a un decadimento dello spessore dei volti della politica di oggi, a iniziare dalla maggioranza di governo. Se infatti l’ex segretario del presidente della Camera ai tempi di Nilde Iotti e poi membro dell’ufficio di presidenza di Montecitorio è una persona di fronte alla quale “chinarsi con tanto di cappello, certamente oggi scarseggiano le persone come lui”.

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