Uscirà domani “Bad as me” il ventiduesimo album di Tom Waits, sette anni dopo la pubblicazione di “ Real Gone ”. Qualche mese fa Waits lo aveva presentato diffondendo un video fra lo stralunato e l’ironico, tipico della sua filosofia, nel quale si lamentava di non avere più un momento di privacy e accusava internet di aver spazzato via ogni emozione legata alla musica.
Così nel video l’artista californiano è alla guida di una vecchia auto, luogo intimo secondo le atmosfere waitsiane, e invita alcuni passanti ad ascoltare il suo ultimo lavoro. Tredici brani più tre bonus , disponibili su internet due tracce “Bad as me” e la bellissima (dal punto di vista musicale) e struggente (per il testo) “Back in the crowd ”. C’è chi parla di un ritorno al blues, ad atmosfere più ricercate riguardo alla voce non considerando che Tom Waits in ogni album è sempre stato, blues, rock, trasandato, malinconico, repellente a tratti, intento a narrare tristi feste di piazza, con la capacità unica di passare dal tragico al paradisiaco . Mai pop, perché è un segno dei tempi e lui con il tempo attuale non ha nulla a che spartire , se non fosse che questo lo rincorre in ogni sua melodia.
Corse affannose descritte da pentole rumorose a fare da sotto fondo, megafoni a diffondere una voce che il tempo appunto , per un dispetto e in fondo il regalo migliore , gli ha donato, simile alla marmitta di un motorino truccato. Perennemente disperso nel suo personaggio sporco, brutto, cattivo che si ripulisce solo davanti all’amore e alla figura eterea della moglie compagna di vita e di lavoro, Katleen Brennan. E’ come se Waits venisse fuori da ogni album , e quando è l’ora, preso per il collo a “ borbottare “.
Un personaggio che a guardarlo solo trasmette emozioni, che dal primo album “Closing time” datato 1973 non ha più smesso di affogare e riemergere . Una costante nella sua musica è quella che Baudelaire chiamava “ l’angoscia della curiosità ” , la separazione fra l’uomo e la società che lo “ospita”. In questo caso avviene al contrario per l’ascoltatore: è Waits che ci ospita con il particolare che lui viene a bussare alla nostra porta e come non aprire ad un mendicante che non chiede danaro ma ti regala magia?
Meglio di tutti riesce a descrivere il passaggio dal dolore alla bellezza, come nel film “ lo scafandro e la farfalla ” di Julian Schnabel, dove la canzone “All the world is green” è il volto che perdona lo specchio di riflettere immagini decadenti di un uomo che ha preso più di quanto la vita gli aveva offerto. Triste e spensierato a volte, come nei film del suo amico Benigni, ma con la consapevolezza di non arrendersi davanti ad un futuro che sfugge, perché nella sua musica sono i ricordi che confortano e solo le ombre mettono paura. A 61 anni è musicalmente ancora più giovane di tanti che indossano trucco e parrucco, questo perché la ricerca di se stesso viene prima del giudizio degli altri.
In “Back in the crowd” viene fuori tutto il mondo dell’artista di Pomona. In un mondo dove non si vede l’alba e tramontano tutti i sogni, dove la velocità per inseguire il successo anche quello musicale ti fa rimanere immobile e non ci sono ancore di salvezza, l’amore è l’unico porto sicuro dove attraccare. E per noi comuni mortali l’unico modo per raggiungere questo porto è attaccarsi con tutte le unghie, rischiando lacrime, dolori e deliri , alla musica dell’orco cattivo Tom che spaventa come tutte le cose belle ma che male non fa, anzi.
di Graziella Balestrieri