Dall'elogio degli spermatozoi alla Torre Eiffel sullo Stretto, passando per gli 'scimuniti' omosessuali: lo show del 'Primo Responsabile' fa commuovere Anche Silvio Berlusconi, che prima lo ringrazia e poi nega il bunga bunga
Che cos’è la Responsabilità, con l’iniziale maiuscola? “E’ uno spermatozoo che genererà un mondo nuovo e diverso. Il nostro movimento è stato fecondato dal popolo”. Sono le penultime parole che Domenico Scilipoti, dalla provincia di Messina, pronuncia al primo congresso nazionale del Movimento di Responsabilità Nazionale. In sintesi, i famigerati Responsabili che salvarono B. nel voto di fiducia del 14 dicembre scorso. Le ultime parole, invece, sono: “Viva la Responsabilità, viva l’Italia, via tutti gli esseri umani”. A quel punto, dal versante destro dell’auditorium del Massimo, all’Eur di Roma, la banda musicale di Pietraperzia si alza in piedi e suona l’inno di Mameli. I musicisti sono quasi tutti ragazzini e sono arrivati con un lungo viaggio in autobus dalla Sicilia. Vitto e alloggio gratis, più la paghetta per la prestazione in trasferta. Scilipoti scende dal palco e risale verso l’uscita. L’auditorium deve chiudere alle diciotto, senza deroghe. In platea sono rimasti in pochi, i mille della mattinata non ci sono più.
(video montato da Gisella Ruccia)
Tra mercurio e Diderot – L’icona dei Responsabili celebra il suo trionfo personale in una giornata inedita per il berlusconismo della Seconda Repubblica. Il Mnr è una delle sei sigle del gruppo parlamentare che oggi si chiama Popolo e Territorio. Con Scilipoti, ex dipietrista, c’è un altro deputato: Bruno Cesario, ex Pd nominato sottosegretario all’Economia. Per l’auditorium si aggira anche un altro ex Idv, Antonio Razzi, che dice: “Spero che Berlusconi possa vivere almeno sino a cent’anni per governare. Senza di lui non ci sarebbe il Pdl, non ci sarebbe niente”. Il movimento di Scilipoti esiste davvero. I mille di ieri sono rappresentanti di associazioni diversissime tra di loro, che si sono rivolte all’ “onorevole dottor professore Scilipoti” oppure al “fratello Scilipoti” oppure ancora all’ “onorevole Domenico” per chiedere leggi, riconoscimenti , progetti da finanziare. Il risultato è senza precedenti: preti, suore, quattro modelle scosciate vestite d’azzurro in onore di B., ex detenuti di Palermo, alluvionati del Piemonte, esperti di medicine alternative e discipline bio-naturali, comitati contro l’usura bancaria, crociati dell’amalgama dentaria (perché “il mercurio è il nuovo amianto e la nostra bocca non può essere una discarica tossica”), ingegneri specializzati nel riciclaggio dei rifiuti, commercialisti esperti di trasporti marittimi, ex democristiani di periferia che citano Aldo Moro e Denis Diderot, i neofascisti di Saya e della moglie Cannizzaro, finanche un folto gruppo per promuovere l’immagine di Terni, “città depressa turisticamente”.
Croce e scimuniti – C’è pure chi vuole fare la Torre Eiffel sul lato siciliano dello Stretto: una fondazione chiede di riqualificare un pilone dell’Enel già esistente e alto 250 metri per costruire il “nuovo simbolo della Sicilia” con “ristorante immerso nel vuoto”. E c’è anche chi vuole una seconda possibilità in politica: è il caso del consigliere provinciale di Roma Pier Paolo Zaccai. Fu espulso un anno fa dal Pdl dopo un festino con tre trans a base di cocaina e finito con un comizio dal balcone, nudo. Costretto al trattamento sanitario obbligatorio, oggi ha fondato il movimento ‘Italia Garantista’. Il congresso inizia con una benedizione di don Marcello Stanzione, prete di Campagna, vicino a Eboli. Lo scilipotismo non si è fermato lì, però. I siciliani sono tantissimi, quasi in maggioranza. Don Stanzione, esperto di angeli, fa il segno della croce e recita il Padre Nostro. Scilipoti parla per più di un’ora, a braccio. Sempre in terza persone spiega al “popolo chi è Scilipoti” e declina con una corposa relazione lo slogan congressuale: “Stato, famiglia, cristianità”. Attacca gli “scimuniti” che vogliono togliere il crocifisso e gli omosessuali che vogliono formare una famiglia. Uno show da offuscare il migliore Berlusconi. Un’oratoria castrista, nel senso di Fidel, per la durata: “Potrei andare avanti per 14 ore”. La missione dei Responsabili è come “la strada stretta, piena di rose, ma alla fine ci sarà la luce”. Non solo: “Dobbiamo raggiungere la scossa ormonale dei consensi”. La platea è in delirio e scandisce “Mimmo, Mimmo”.
Bunga o non bunga – Berlusconi arriva alle 12 e 40, con un’ora di ritardo. Per una notte niente bunga bunga: “Questa notte ho avuto la forza di leggere, nonostante fosse molto tardi, l’intervento di Mimmo”. Il discorso del premier puzza di muffa. L’unico sussulto è provocato da una donna del pubblico che se le prende con le banche. B. si ferma e se la cava con una battuta: “L’aspetto fuori, anche perché è molto carina”. Qualche minuto prima aveva ribadito che le sue cene sono “eleganti e corrette”. Il Cavaliere omaggia di nuovo “Mimmo”, “ha trasformato il male di Fini in bene”, e finisce perché è ora di mangiare. Altra ovazione, altra esecuzione dell’inno nazionale. Ma in platea non applaudono tutti. Il grido di dolore di Maria Antonietta Cannizzaro, presidente del Movimento sociale italiano, è perfettamente udibile: “I miei uomini dove sono? Andiamo via, non venuta qui per fare tappezzeria. Dal palco non ci hanno nemmeno salutato”. Cronaca di un idillio finito. La Cannizzaro è moglie del neofascista Saya. Da mesi corteggiano Scilipoti, ma ieri sono stati snobbati. Nemmeno una foto ricordo con B. Il manipolo della Cannizzaro sfila, ignorato, sino all’uscita: indossano tutti una divisa colore kaki con fascia tricolore missina al braccio. Una decina. In conferenza stampa, Scilipoti chiede il condono fiscale e poi va via. C’è il dibattito congressuale. Un ingegnere avverte: “Scilipoti oggi Berlusconi ti ha passato il testimone, non fartelo cadere”. Un altro, che di cognome fa Battaglia, dice: “Oggi l’Italia ha un nuovo leader: Domenico Scilipoti”. Alle sei della sera, a congresso finito, si ripresenta la Cannizzaro, stavolta senza divisa. Scilipoti tira dritto, facendo finta di non vederla. Al cronista spiega: “Il nostro simbolo è formato da yin e yang. L’armonia non prevede estremismi”. È nata una stella. Si chiama Scilipoti.
da Il Fatto Quotidiano del 22 ottobre 2011