Nella bellezza surreale di questo autunno padano è in corso una storia surreale che riguarda, ma chi l’avrebbe detto, la sinistra incapace di farsi portar dal vento. Milano e la sua provincia, ancora una volta. Anzi, il Circolino di Cusano Milanino. E a dispetto delle desinenze non è una storia minima. Ma metafora che parla a tutti. Cusano è hinterland popolare con una sfilza di buone amministrazioni di sinistra che nel 2009 ha virato a destra, sindaco leghista. Qui il Circolino (in realtà Centro sociale cooperativo) è da sempre luogo di incontro di tradizioni socialiste e solidaristiche. Nato nel 1903, ha visto darsi la staffetta generazioni di uomini e di donne impegnati a realizzare i principi del mutuo soccorso e della cooperazione. Nei consumi, nel tempo libero, nella cultura.
È stato un pilastro dell’antifascismo, a due passi dal grande vialone alberato dedicato a Giacomo Matteotti. Tanto che il primo a guidarlo nel dopoguerra fu il “comandante Nello”, valoroso partigiano locale. Tavolate e politica, ballo liscio e temi di frontiera dell’impegno civile. Andirivieni di chiome argentate con nostalgia della rossa primavera e di sciami di giovani con in testa l’idea generosa di svecchiare la politica e al tempo stesso di ridarle buoni principi antichi.
Finché è scoppiato il caso. Che inquieta i molti che hanno frequentato nel tempo il Circolino, apprezzandone la capacità di produrre ottima cultura su temi che, in genere, i partiti agitano solo in campagna elettorale. Che è successo? Che un “comitato di soci” numeroso e prestigioso chiede ai tredici membri del consiglio di amministrazione di dimettersi, pena la bocciatura del bilancio. Dimissioni già chieste inutilmente lo scorso anno.
“Ci dicono che diamo troppo spazio alla cultura rispetto alla ricreazione”, commenta Anna Loveci, la presidente, una donna minuta e tenace, dipendente della Provincia. “Ci dicono che tradiamo lo spirito originario della Cooperativa. Ma che senso ha? Il salone grande è occupato solo per il 5-10 per cento del tempo dalle iniziative culturali. Tutto il resto del tempo è a disposizione per il liscio e per lo svago. E poi sa quale fu la prima iniziativa promossa nell’aprile del ‘53 dalla cooperativa ricostituita dopo la Liberazione? Una giornata del libro, altro che tradire lo spirito originario. È che qui c’è un po’ di berlusconismo strisciante. Noi abbiamo cercato di supplire alle tante mancanze proprio nella diffusione della cultura e dell’istruzione. Sostegno allo studio nel pomeriggio, in raccordo con le scuole. Iniziative con gli Istituti della Resistenza, con la Casa della Carità, con Legambiente, Libera, la fondazione Di Vittorio. E fior di ospiti. Da Valerio Onida a Susanna Camusso, da Moni Ovadia ad Armando Spataro. Scuola, diritti, pace, ambiente, legalità. Era il 2000 quando mi chiesero di dare una mano al circolo e io l’ho fatto. Con entusiasmo. Come gli altri. Le cito per tutti la mia vice Maria Teresa Spanò, un’insegnante trentenne, e Sabrina Zocco, giornalista precaria. Fra l’altro abbiamo introdotto la clausola del massimo di tre mandati, quindi scadrei tra due anni. Ma lo sa quanti giovani si sono iscritti all’Anpi proprio passando da noi, affrontando con noi certi argomenti?”
Forse avete trascurato la dimensione cooperativa… “Ma nient’affatto! Anzi, abbiamo ottenuto il riconoscimento come cooperativa sociale, che ci dà il diritto di partecipare ai bandi della Regione Lombardia, tanto che abbiamo realizzato lo spazio giovani con la legge 23”. E allora come se la spiega questa ingiunzione di sfratto? “Guardi, non c’è mai una discussione sul merito. Nessun incontro è stato contestato. Io le dico solo una cosa, poi valuti lei se può essere una spiegazione di questa cosa assurda che sta accadendo. Gliela metto così: nessuno del consiglio di amministrazione ha una tessera di partito”. Ma certo… Ma certo che può essere una spiegazione, anche di questi tempi, in cui il vento va da un’altra parte. Intanto nella surreale bellezza di questo autunno milanese gira da pochi giorni un appello: sostenete il Circolino. Prima adesione, Silvia Calamandrei.
Il Fatto Quotidiano, 23 ottobre 2011