Basta, ammettiamolo: con Berlusconi abbiamo sbagliato tutto, sempre, sin dal principio. O li avete dimenticati, i risolini di sufficienza dei nostri Soloni, di fronte alla Discesa in Campo? Oggi, dopo vent’anni in cui siamo passati insensibilmente dallo stupore alla protesta, dall’indignazione al non poterne più, in un momento nel quale siamo tutti qui, come tanti imbecilli, ad aspettare spasmodicamente una fine che non arriva, possiamo pure ammetterlo virilmente, ma anche donnescamente, fate un po’ voi: fra lui e noi ha finito per instaurarsi uno strano rapporto, con tutti i sintomi tipici delle relazioni sadomaso.
Ehi, naturalmente non ho nulla contro i rapporti sadomaso: già le sento, le proteste degli aderenti all’Associazione Nazionale Schiavi & Dominatori… Non c’è proprio niente di male ad avere un consensuale, esplicito, starei per dire sano rapporto sadomaso: pensate solo alle relazioni fra Carl Gustav Jung e Sabina Spielrein, o fra il dottor House, i suoi assistenti e i suoi pazienti, o, se è per questo, fra ognuno di noi e il suo assicuratore. Ecco, vedete a che punto siamo arrivati: uno non si preoccupa neanche più che il presidente del Consiglio si offenda di essere paragonato a un sadico, ma che un sadico si offenda di essere paragonato al presidente del Consiglio.
Insomma, va bene tutto: ma non il rapporto furtivo, equivoco e morboso che si è stabilito fra noi e Silvio Berlusconi. Lui ne fa una più di Bertoldo, e noi subito a strillare; lui fa fesserie tali da esporci al ludibrio del mondo, e noi, quasi meccanicamente, a riempire subito i giornali di lettere furibonde; lui racconta barzellette idiote, e immediatamente Umberto Eco commenta che è stata sconsacrata la nobile arte della barzelletta. Provate un po’ a negare che ci sia qualcosa di malsano in tutto questo: che, sotto sotto, tutto ciò non ci piaccia, e che anzi sia durato così a lungo proprio perché si trattava, sin dall’inizio, di una relazione perversa.
Ammesso l’errore, il rimedio è così ovvio che mi stupirei se qualcuno non ci avesse già pensato prima: bisogna semplicemente imparare a convivere con Berlusconi. Non è troppo tardi, possiamo cominciare anche domani: così, dopo averci rovinato gli ultimi vent’anni, non ci potrà rovinare anche i prossimi venti. Dopotutto, cosa abbiamo da perdere a spezzare la spirale di questa relazione malata? Qualsiasi cosa lui dica o faccia, basta ignorarlo: non un titolo di giornale, non una manifestazione di protesta, tutti muti e impassibili come monaci zen. Però non cominciamo a barare: non basta far finta di non sentire e non vedere, bisogna proprio non vederlo e non sentirlo. Al limite – ma proprio al limite – si può anche provare a fregarsene totalmente.