Presentato oggi a Roma il rapporto annuale a cura di Legambiente e Movimento difesa del cittadino. Dati allarmanti: 36 milioni di kg e 18 milioni di litri di prodotti alimentari 'falsificati' o in cattivo stato di conservazione sequestrati solo nel 2010
Una tavola contraffatta e illegale che danneggia i produttori onesti, l’ambiente e il portafoglio dei cittadini. Una tavola dalle dimensioni enormi: 36 milioni di kg e 18 milioni di litri di prodotti alimentari contraffatti o in cattivo stato di conservazione sono stati sequestrati dalle forze dell’ordine solo nel 2010, per un valore di 800 milioni di euro.
Il dato emerge dall’ottavo rapporto Italia a tavola, presentato questa mattina a Roma da Legambiente e Movimento difesa del cittadino. Tra le mercanzie finite sotto sigillo vini blasonati, pomodori San Marzano, mozzarelle di bufala, olio extra vergine di oliva. Il vero pericolo per i cittadini viene dalla contraffazione anche di prodotti classificati con il marchio di origine ( Dop, Igp e Stg) come dimostrano le inchieste delle forze inquirenti che il dossier menziona.
Olio vergine di oliva o addirittura ‘lampante’, quindi non commestibile, spacciato per extra vergine, una truffa da 10 milioni di euro, lo stesso dicasi per il vino classificato come ‘Amarone‘, ma in realtà di pessima qualità, con il sequestro di bottiglie per il valore di 7 milioni di euro. I controlli non mancano: oltre 430 mila quelli effettuati nel 2010. I casi di contraffazione sono innumerevoli e comportano rischi a tre livelli: per i produttori onesti, per i cittadini, ma anche per l’ambiente, visto che il contraffattore non rispetta le norme a tutela dell’ambiente e commercializza anche sostanze pericolose.
Da una parte, il consumatore ci rimette perché compra un prodotto ‘importante’, ma che in realtà è realizzato con ingredienti di minor pregio; dall’altra perché, nel caso della sofisticazione, può acquistare prodotti realizzati con sostanze nocive con un rischio concreto per la salute. Secondo il movimento difesa del cittadino c’è bisogno di intensificare i controlli e di unificarli. “Abbiamo casi – racconta Silvia Biasotto, Mdc, curatrice del rapporto – di aziende controllate più di una volta, occorre un coordinamento delle investigazioni”.
Non solo. Per le due associazioni bisogna istituire l’autorità italiana sulla sicurezza alimentare. Nel 2007 il governo Prodi sceglie anche la sede dell’agenzia a Foggia, ma poi viene cancellata dalla legge Brunetta nel 2010 perché ente inutile, nonostante le norme comunitarie ci impongano l’istituzione. “In realtà dopo la legge Brunetta – spiega Colomba Mongiello, senatrice Pd – passa un nostro emendamento. Gianni Letta ci assicura, in un incontro con le istituzioni pugliesi, l’istituzione con apposito decreto dell’agenzia a Foggia. Promessa disattesa visto che il governo ha optato per un comitato scientifico presso il ministero della salute. Di certo ha pesato anche l’ostilità di alcuni ministri leghisti”.
Contro questa decisione è annunciato il ricorso al Tar, ma il dato preoccupante è relativo al ruolo che dovrebbe assumere l’agenzia. “Prendiamo il caso del cetriolo killer – continua la senatrice – l’allarme è costato al comparto agricolo italiano una perdita di 100 milioni di euro, in Spagna l’intervento dell’agenzia alimentare ha evitato il tracollo. Il ministero della salute si occupa della gestione del rischio e della questione sanitaria, non della valutazione del rischio e della sua comunicazione”. Un parere condiviso dal movimento difesa del cittadino: “Oggi la situazione – spiega Antonio Longo, presidente Mdc – è che di sicurezza alimentare si occupa il ministero della Salute e l’Istituto superiore della sanità con il risultato di una comunicazione molto deficitaria. I consumatori vengono a sapere delle frodi prima dai giornali, non c’è interlocutore istituzionale che spieghi ai cittadini cosa fare, chiediamo che l’Italia segua gli altri paesi europei all’avanguardia da questo punto di vista”.