Secondo il presidente Carlo Sangalli la recessione è alle porte ed è necessario che "ciascuno faccia la propria parte anzitutto e soprattutto la politica e chi oggi ci governa"
C’è la crisi. Ma ora il vero incubo per l’impresa italiane è la recessione che ormai s’intravede all’orizzonte. A lanciare l’allarme è lo stesso presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. “Senza crescita la stagnazione è alle porte, la recessione è dietro l’angolo”. Dopodiché “ciascuno deve fare la propria parte ma anzitutto e soprattutto la politica e chi oggi governa. Non sono tollerabili né rinvii, né annunci: il tempo della partita è scaduto”.
La Confcommercio esce allo scoperto e attraverso un dcoumento ufficiale chiede ”riforme istituzionali e della rappresentanza politica” utili “per innescare un profondo rinnovamento dell’etica pubblica e per contribuire a debellare la tassa immorale e occulta della corruzione”. E ancora: “La riforma del Titolo V dellaCostituzione ha delineato il profilo istituzionale di un Paese a federalismo imperfetto e incompiuto perché segnato dal primato negativo del conflitto di competenza e perchè resta ancora molto da fare”. L’associazione dei commercianti chiede “ora e subito serietà e rigore nell’affrontare e nel risolvere nodi strutturali di lungo corso, tutti riconducibili a una crescita ormai lentissima e a una competitività ormai difficilissima: solo attraverso questa discontinuità si potrà ricostruire credibilità e fiducia”, aggiunge il documento di Confcommercio che lancia proposte per il rilancio di diversi settori: servizi, energia e ambiente, infrastrutture e trasporti, Mezzogiorno, legalità e sicurezza”
Ecco allora la ricetta controfirmata da Sangalli. “Per conseguire l’obiettivo dell’azzeramento del deficit occorreranno tra il 2012 e il 2014, circa 100 miliardi di tasse e imposte aggiuntive e circa 40 miliardi di minori spese”. Le ragioni della crisi si conoscono bene, soprattutto adesso che “tutti i nodi sono venuti al pettine”. E ci si interroga sulla capacità dell’Italia di sostenere e ridurre “un debito pari a circa il 120% della ricchezza nazionale annua a fronte di una crescita debole nel lungo periodo e rimasta debolissima anche dopo la conclusione ‘ufficiale’ della grande crisi e della recessione. Le stime di crescita dell’Italia si attestano infatti, per il 2012, intorno ad un frazionale 0,3%”. La situazione è ben nota alle imprese. Secondo dati forniti dal presidente Sangalli nei primi 9 mesi di quest’anno, nel commercio, il saldo tra nuove imprese e imprese cessate è negativo per circa 23mila unità. “Bisogna evitare – ha detto Sangalli – che l’Italia vada in corto circuito. Per farlo non bastano le manovre, occorrono scelte e riforme che rilancino la crescita, facendo leva sulle energie del mondo delle imprese e del lavoro”. Il presidente parla di un ‘cambio di passo’ necessario, che è stato chiesto già nel ‘Progetto delle imprese per l’Italia’ realizzato dalle principali associazioni imprenditoriali. Al primo posto per Sangalli è necessario intervenire sul “controllo e riduzione della spesa pubblica, riforma del sistema previdenziale e del fisco, cessioni di patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni, investimenti in infrastrutture e per l’efficienza energetica”.