Il caso del delitto di Cogne inizia il 30 gennaio 2002 quando viene assassinato in casa Samuele Lorenzi, 3 anni. L’omicidio avviene in una villetta alle porte di Cogne (Aosta), in località Montroz. Poco dopo le 8 di quella mattina la madre del bambino, Anna Maria Franzoni, originaria di San Benedetto Val di Sambro (Bologna), chiama il 118 dicendo che il figlio vomita sangue. Contestualmente viene avvertito anche il medico di famiglia, Ada Satragni, che parlerà a lungo di aneurisma cerebrale. L’autopsia, invece, stabilisce una diversa causa della morte: a uccidere il bambino è stata una serie di colpi, diciassette almeno, inferti con un corpo contundente e a questo punto inizia l’iter giudiziario che ha visto Anna Maria Franzoni come imputata e poi condannata per l’omicidio del piccolo.

I processi e gli avvocati, da Grosso a Taormina. Quaranta giorni dopo il delitto, la donna viene iscritta nel registro degli indagati e nel 2004, con rito abbreviato, arriva la prima condanna: 30 anni di reclusione. Un anno prima, a fine gennaio, quasi nel primo anniversario della morte di Samuele, aveva avuto il terzo figlio e successivamente sarebbe tornata a vivere sugli Appennini bolognesi, tra Monteacuto Vallese e un paese limitrofo. E alterne erano state anche le vicende legate ai suoi legami. All’iniziale avvocato di fiducia, Carlo Federico Grosso, docente di diritto penale all’università di Torino, subentra Carlo Taormina, con un curriculum professionale che comprende l’eccidio delle Fosse Ardeatine, il delitto Calipari, il terrorismo nero con la difesa di Franco Freda e poi di Mario Placanica, il giovane carabiniere che uccise Carlo Giuliani a Genova, nel luglio 2001. Per la vicenda Franzoni, però, non si raggiunge l’assoluzione. Dopo la prima sentenza viene presentato ricorso e in secondo grado, il 27 aprile 2007, la pena viene ridimensionata grazie alle attenuanti e portata a 16 anni. È poi la volta della Cassazione, che si esprime il 21 maggio 2008 confermando la precedente sentenza.

Le prove: le tracce ematiche e l’assenza di estranei. Nelle sue motivazioni, uscite due mesi scarsi dopo il pronunciamento della corte suprema, gli elementi a carico della donna si concentrano sulle macchie di sostanze organiche ritrovate sul luogo del delitto e sul pigiama di Anna Maria Franzoni che la donna disse di non aver indossato in quel momento, ma che a suo dire starebbe stato piegato e in parte sotto le coperte del letto della camera matrimoniale, dove il delitto si consumò. In base all’accusa, invece, ce l’aveva addosso altrimenti non si sarebbe spiegata la distribuzione delle tracce ematiche e di materia grigia, particolarmente concentrate su una manica. Dai rilievi effettuati a più riprese dai carabinieri e dalle perizie del Ris – messi in discussione dalla difesa – non ci sarebbero stati reperti biologici e dattiloscopici riconducibili a persone estranee al nucleo familiare.

Il “Cogne bis”: le accuse al guardiaparco che si ritorcono contro l’imputata. La presenza di un estraneo comunque fu al centro del contrattacco della famiglia Franzoni-Lorenzi. Gestita da Taormina, che annuncerà il cosiddetto “Cogne bis” nel periodo in cui rappresentava l’indagata, puntò su un vicino di casa, Ulisse Guichardaz, colui che i genitori di Samuele Lorenzi indicavano come il “vero assassassino” in una denuncia presentata nel 2004. L’uomo, un guardiaparco, veniva indicato come persona che avrebbe anche molestato Anna Maria Franzoni e che conosceva la zona al punto da riuscire a muoversi senza farsi notare. Di fatto, però, a carico di Guichardaz non emerse nulla (tanto che non venne nemmeno chiamato a deporre in appello) e la donna, suo marito Stefano e l’avvocato Taormina sono stati tra coloro a loro volta denunciati per calunnia e frode processuale.

Il caso mediatico: la terza gravidanza annunciata in tivvù. Dopo il delitto di Novi Ligure, avvenuto il 21 febbraio 2001 quando una sedicenne e il suo fidanzato minorenne uccisero a coltellate la madre e il fratello minore di lei, l’omicidio di Cogne è stato tra quelli che seguiti più da vicino trasformandosi in un caso mediatico vero e proprio. Proverbiali sono le puntate a esso dedicate dalla trasmissione “Porta a porta” di Bruno Vespa, che mise in scena il plastico della villetta e le presunte armi del delitto, uno scarpone da montagna e una picozza. Ma ci furono anche le varie apparizioni a Buona Domenica di Canale 5 e al Maurizio Costanzo Show, proprio durante il quale Anna Maria Franzoni annunciò la sua terza gravidanza.

(a.b.)

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