La mafia usava dire cose come “ti farò un’offerta che non puoi rifiutare”. Pareva brutto dire: “Se non fai quello che ti chiedo ti faccio finire dentro a un pilone della Salerno-Reggio Calabria”. Le diplomazie internazionali fanno lo stesso. Siccome il protocollo non prevede che si dicano le cose in faccia, l’unica cosa che si può fare è “non dire”. Così Obama non dice “grazie” all’Italia per il suo impegno in Libia. Così, allo stesso modo, Sarkozy e la Merkel non dicono che non hanno nessuna fiducia nel governo Berlusconi, ma inscenano piuttosto un teatrino degli equivoci, giocando sul body language, che resta la prima forma di comunicazione e che vale più di mille parole. Poi, una volta che la comunicazione non verbale è arrivata chiara e forte, attesa la reazione ilare della platea che indulge nel dileggio più sprezzante, si infilano la maschera dell’ipocrisia di Stato e dichiarano assoluta “fiducia nel senso di responsabilità dell’insieme delle istituzioni, sociali, politiche ed economiche italiane”. Ci mancava che dichiarassero di avere fiducia anche nel complesso delle mafie italiane e degli alieni, e poi li avrebbero nominati tutti, pur di non nominare Berlusconi. Due giorni dopo, arriva la nota di rito che precisa come le risate, le esitazioni e la mimica da capo-comico consumato fossero unicamente dovute all’imbarazzo di non sapere chi dei due doveva rispondere. Ovviamente non ci crede nessuno. Non solo, ma peggiorano anche le cose, perché il dispaccio non fa che ufficializzare che né il francese né la tedesca, in realtà, se la sentivano di dare una risposta.
La realtà è che hanno ragione nella sostanza, ma torto nella forma. Se ci scandalizziamo per il comportamento eccessivamente licenzioso (eufemisticamente parlando) del nostro presidente del Consiglio, che non resiste alla tentazione di esibirsi in vesti ufficiali e nelle occasioni più disparate utilizzando un linguaggio molto poco istituzionale, lo stesso dobbiamo fare con i due più importanti leader europei. Non è ammissibile mescolare le passioni umane con i ruoli di cui si è investiti, che richiedono serietà, sobrietà e il massimo grado di separazione tra l’uomo e il suo incarico. Certo, sorridendo amaramente di noi stessi ormai ogni giorno, la nostra tentazione è quella di comprenderli e forse anche di sentirli cinicamente più vicini al nostro sentimento di profonda disillusione. Eppure quegli interminabili, brevi istanti hanno profondamente offeso la dignità di sessanta milioni di cittadini, e per quanto se ne possa ridere non è una ferita che si rimarginerà tanto in fretta. Ci sono guerre che sono iniziate per molto meno.
In questi giorni Berlusconi è visivamente stanco e insolitamente cauto e sotto traccia nelle sue dichiarazioni. E’ arrivato persino a dire che la situazione è gravissima. Si vede che ne ha combinate così tante, che ora se ne inizia a rendere conto anche lui. Non so se le circostanze lo abbiano seppur millimetricamente europeizzato un po’. Di certo la Merkel e Sarkozy, con quella pantomima quanto mai fuori luogo, si sono berlusconizzati. E non è un buon segno.