La decisione arriva dalla nuova giunta del comune brianzolo che un anno fa si è sciolto per il coinvolgimento di alcuni suoi esponenti in un'inchiesta sui clan al nord. "Ricominciare si può", confida un assessore
Verde al posto del cemento. Almeno nel 60% dei casi nei quali erano previste edificazioni, tornerà l’erba e in un caso si costituirà perfino il più grande parco lombardo. Se oggi tutti i Comuni tendono sempre di più ad alienare terreni o a permettere le edificazioni sui terreni agricoli anche per rimpolpare le casse erariali con gli oneri di urbanizzazione, c’è un comune della Brianza che ha deciso di varare una decisione completamente opposta.
E si tratta niente meno che di Desio, balzato agli onori delle cronache il 26 novembre 2010 quando l’amministrazione comunale cadde per il coinvolgimento di alcuni politici del Pdl nell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta, la famosa indagine Infinito. La nuova Giunta presieduta da Roberto Corti del Pd ha deciso di dare un taglio netto con quel passato e di fare piazza pulita anche di alcuni cambiamenti di destinazione permessi nel documento urbanistico varato dalla vecchia Giunta. Desio venne considerata dagli inquirenti come la città del Nord in cui era più forte l’infiltrazione malavitosa e non a caso per anni gli abitanti avevano fatto i conti con i chiari segni della malavita.
Proiettili o bombe carta contro le vetrine, minacce all’ex presidente del Consiglio comunale, abusi edilizi irrisolti, migliaia di rifiuti tossici interrati alla Cava Molinara. “Eppure ricominciare si può e si deve. Ci siamo costituiti parte civile nel processo Infinito, abbiamo iniziato una seria lotta contro gli abusi edilizi e adesso iniziamo un percorso sull’edilizia”, spiega l’assessore all’Urbanistica Daniele Cassanmagnago che per anni era stato impegnato nel denunciare proprio la presenza della mafia sul territorio. “Le scelte urbanistiche non sono imparziali, decidono quali interessi privilegiare e secondo noi nel vecchio Pgt approvato nel 2009 erano state promosse scelte spezzettate per la promozione di questo o quell’altro costruttore – rivela – . Con questa variante che abbiamo preparato e che adesso porteremo in Consiglio comunale vogliamo dare un servizio a tutti i cittadini e contiamo di farlo cancellando 3 milioni di metri cubi di cemento e realizzando il parco più grande di Lombardia”.
Non tutte le edificazioni saranno eliminate, in molti casi le aree residenziali sono state trasformate in produttive per consentire l’insediamento di nuove aziende o in edilizia convenzionata per favorire l’accesso alla casa. “Perché la percentuale dell’invenduto è altissima e se servono nuove case devono essere a prezzi calmierati”, precisa il desiano. Ma la vera novità di questo riscatto è il principio per cui per ogni metro cubo edificato dal privato, un metro quadro viene acquisito dal Comune che può creare così aree attrezzate e verde pubblico. Una decisione che non sarà senza conseguenze perché i costruttori hanno già annunciato di essere pronti a organizzare una class action per riappropriarsi dei loro diritti edificatori. Problema a cui si aggiunge quello di natura economica: minor oneri di urbanizzazione per un Comune significano anche meno soldi.
Eppure Cassanmagnago non si mostra preoccupato. “I diritti edificatori esistono da quando si ritira il permesso, non prima, quindi la legge è dalla nostra. La questione economica non ci spaventa perchè basta essere oculati e risparmiare, non destinando il 75% degli oneri di urbanizzazione alla spesa corrente per mantenere la macchina comunale come faceva la vecchia giunta, ma favorendo invece gli investimenti e i servizi”. Intanto però ha dovuto prendere atto di una sconfitta nel tentativo di fermare l’apertura di un Mc Donald in città su una zona che rientrava nella dorsale verde indicata dalla Provincia di Milano e che era vicino a un elettrodotto. “In questo caso la legge non era dalla nostra, ma abbiamo ottenuto in più che la catena riqualifichi il Centro sportivo comunale”.
di Olga Fassina