Il racconto di un lavoratore di un ristorante del paese: "Una macchina veniva in giù ribaltata, a tutta velocità. Siamo riusciti a salvarci uscendo dal ristorante e facendo un cordone umano". Il geologo Giuliano Antonielli: "La tutela del territorio è una questione culturale e bisogna essere consapevoli del fatto che il dissesto idrogeologico ha un costo enorme"
“E’ stato un fiume in piena, pensavo di non salvarmi. A Monterosso non c’è più niente, sono rimaste su solo le case, forse”. Massimo lavora in un ristorante del paese delle Cinque Terre. E’ da poco riuscito a tornare a casa sua, a La Spezia, con un battello di soccorso inviato dalla Regione. A Monterosso, uno dei centri più colpiti dalle alluvioni di martedì, se l’è vista davvero brutta. “Eravamo al ristorante – racconta – quando ha cominciato a salire l’acqua dai tombini. Lì per lì non ci siamo resi conto della gravità della situazione. Al ristorante c’erano un po’ di clienti e qualcuno è venuto per ripararsi dalla pioggia. Alla fine eravamo una quarantina. Poi, da un momento all’altro il livello dell’acqua è salito: mi sono girato verso la via principale del Paese e ho visto un fiume in piena, ci saranno stati tre metri d’acqua. Una macchina veniva in giù ribaltata, a tutta velocità. Siamo riusciti a salvarci uscendo dal ristorante e facendo un cordone umano. Mi è arrivato addosso di tutto, cassonetti, cassette della frutta. Diciamo che è andata bene”.
Ecco la testimonianza audio di Ferruccio Sansa, inviato de Il Fatto Quotidiano a Monterosso
I danni provocati dalle alluvioni nel territorio spezzino non si contano. Anche la conta delle vittime è temporanea: dopo alcune rettifiche ora ufficialmente si parla di sei morti, ma potrebbero essere di più. I dispersi sono almeno cinque. “Noi finora abbiamo sette morti – spiega una caposala dell’ospedale Sant’Andrea di La Spezia – la situazione è molto difficile, i Paesi sono isolati e i soccorsi si muovono con difficoltà. Noi abbiamo alcuni nostri uomini bloccati in Val di Vara da più di ventiquattr’ore”.
Non si tratta del primo caso di questo genere nella provincia del levante ligure. Nel 2010 le piogge provocarono danni enormi e altre vittime, nel territorio compreso fra Bocca di Magra, e La Spezia. In quel caso a subire i maggiori danni furono paesi del levante spezzino, come Lerici e Tellaro, quest’ultimo rimasto isolato per mesi.
”Occorre un salto di qualità nelle priorità del Paese, sia della politica, sia dell’opinione pubblica – ha denunciato il sindaco di Genova Marta Vincenzi – La Liguria e’ una Regione a forte rischio idrogeologico”. Gli allarmi però sono stati tanti, a cominciare da quello dei geologi che denunciano da tempo la mancanza di prevenzione su un territorio martoriato dall’incuria e dalla cementificazione.
“Qui ben 470 chilometri quadrati sono ad elevato rischio idrogeologico e manca un Servizio Geologico. Ancora una volta la Liguria è in ginocchio – ha spiegato il ligure Giuliano Antonielli, oggi consigliere nazionale dell’ordine dei Geologi – bisogna rendersi conto che questo territorio fragile non è più in grado di sopportare eventi di una certa portata. La tutela del territorio deve essere una priorità e dunque bisogna cambiare l’approccio, la prospettiva . La tutela del territorio è una questione culturale e bisogna essere consapevoli del fatto che il dissesto idrogeologico ha un costo enorme”.