Pochi giorni fa i lavoratori si erano già fermati per otto ore e avevano bloccato gli straordinari. A Maranello la preoccupazione principale riguarda l'uscita della Fiat da Confindustria. "Che contratto integrativo discuteremo se non esiste più un contratto nazionale di riferimento?"
Alla base di questo nuovo ciclo di proteste, il comportamento dell’azienda guidata da Luca Cordero di Montezemolo. Secondo i sindacati, la dirigenza non ha ancora accettato d’incontrare i rappresentanti dei lavoratori per spiegare loro che tipo di contratto sarà applicato nel 2012. E quali saranno le conseguenze dell’uscita della Fiat da Confindustria, annunciata da Sergio Marchionne qualche settimana fa. Nonostante le diverse richieste. “Nei giorni scorsi abbiamo mandato una lettera per sapere il futuro contrattuale – fanno sapere le Rsu – ma ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Per questo in assemblea, i dipendenti hanno accettato di dar vita e di partecipare ad altre iniziative di lotta”. Di fronte a uno scenario indefinito, la latitanza dell’azienda appare quindi inaccettabile agli occhi dei lavoratori, già sul piede di guerra.
Prosegue così lo stop iniziato lunedì scorso, in seguito alla sospensione della trattativa sul rinnovo del contratto integrativo. Sospensione determinata dalle mancate risposte dell’azienda su quale sarà il contratto nazionale di riferimento a partire da gennaio prossimo, quando anche il Cavallino rampante (in quanto parte del gruppo Fiat) uscirà da Confindustria. In altre parole, i sindacalisti non accettano un contratto integrativo aziendale se non si sa quale sia l’accordo nazionale da integrare, e, in particolar modo, se si tratta di un testo “in stile Pomigliano”.
“Non abbiamo ancora capito che contratto avranno i dipendenti nel 2012 — aveva detto il leader della Fiom Giordano Fiorani —. Sarà applicato il contratto nazionale di Federmeccanica o quello di Pomigliano, che obbliga i dipendenti a lavorare 15 sabati? E su che base tratteremo l’integrativo se non abbiamo l’accordo di riferimento?” La trattativa sul rinnovo del contratto aziendale (che a fine dicembre arriverà a scadenza) infatti perde il suo senso se le condizioni che si vanno a contrattare non hanno un riferimento nel contratto nazionale.
Per questo nuovo pacchetto di scioperi, i delegati puntano alle percentuali d’adesione della settimana scorsa, quando, secondo i dati della Rsu, in alcuni reparti si è fermato il 90% dei lavoratori.