Diritti

Gay, ex gay, non gay

Quando ho letto sul fattoquotidiano.it la notizia sull’ex gay che sarebbe “guarito” dalla sua precedente omosessualità ho subito pensato: “Difficile commentare questa notizia nel blog! E’ un argomento troppo controverso e delicato che scatena opposte fazioni e ideologie assolutamente contrapposte”.

In un recente libro che ho scritto sulla sessualità dal titolo “Ama e fà ciò che vuoi” edito da Aliberti affermo che è molto difficile parlare di sessualità per tre motivi:
– questo argomento è così intimo, nascosto e pervasivo da impedire una visione distaccata e razionale. Le fantasie e l’esperienza reale dello scienziato ricercatore saranno sempre così presenti da impedirgli di vedere la realtà nella sua completezza;
– le ricerche scientifiche sull’amore e la sessualità si basano per lo più su interviste o questionari cui si sottopongono dei volontari. Il valore e la veridicità di queste testimonianze è bassissimo. In un campo come questo prevale la falsificazione della realtà;
– l’inconscio, cioè una parte della nostra mente per definizione sconosciuta, gioca in questa rappresentazione un ruolo fondamentale.

Verrebbe quindi voglia di seguire l’indicazione del filosofo Wittgenstein che afferma: “Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere” se non fosse che non si può non avere un’opinione su un argomento così importante come la sessualità. Il rischio sarebbe di lasciare questi aspetti della vita alle argomentazioni strumentali di chi, come i pubblicitari, vuole trarne vantaggio.

Fatta questa lunga premessa provo ad affrontare l’argomento omosessualità. Il primo problema che si pone è quello di definire cosa essa sia. Non esiste un test o un esame che ci possano aiutare, ma dobbiamo convenire che l’omosessualità nell’uomo deriva da una autodefinizione di sé. E’ quindi l’individuo che ci dirà quale sia il suo orientamento sessuale a prescindere dai comportamenti che metterà in atto. Per rendere più chiaro il concetto vi parlo di un mio paziente che, sposato con due figli, aveva una sessualità molto promiscua caratterizzata da scambi di coppia, orge e rapporti omosessuali. Lui si sentiva un eterosessuale che, saltuariamente, desiderava provare delle altre esperienze. Un comportamento simile portava, viceversa, un altro signore a considerarsi omosessuale. Un ulteriore elemento di complicazione è il dato culturale. Ad esempio alcuni pazienti mi hanno riferito che nei paesi arabi viene considerato, tra i maschi, omosessuale chi è penetrato, ma non chi penetra. In altre civiltà, come la Grecia antica, le pratiche omosessuali venivano considerate alla stregua di tutte le altre.

Il secondo problema che si pone è quello della collocazione dell’omosessualità nello sviluppo dell’individuo, dall’infanzia, all’età adulta, fino alla senescenza. Gli studi psicoanalitici evidenziano che una fase di attrazione omosessuale è spesso presente nel corso dello sviluppo  nel bambino o nell’adolescente. Recentemente ho incontrato una giovane che durante le scuole superiori ha intrattenuto rapporti omosessuali con una compagna di studio (l’amica del cuore) per poi iniziare una relazione eterosessuale, a seguito dell’allontanamento da lei per studi universitari in città diverse. Viceversa ricordo un signore che fino a cinquant’anni gestì una relazione eterosessuale per iniziare una relazione omosessuale a seguito della morte della moglie.

Il terzo problema riguarda il rapporto fra l’omosessualità e l’idea del mondo che governa l’agire di quella persona. Ad esempio  una persona aderente ad una religione che rifiuta l’omosessualità potrà cercare di inibire determinati comportamenti. Mi è capitato di parlare con un  signore che pur provando forte attrazione omosessuale nell’infanzia, per ottemperare ai dettami religiosi, ha inibito per tutta la vita ogni espressione sessuale.

Alcune persone erigono una sorta di barriera ideologica per proteggersi da impulsi omosessuali inconsci. Sarà per questo motivo che fra i più acerrimi omofobi vi sono persone che hanno nascostamente comportamenti omosessuali. Ricordo una signora che aveva un ruolo politico in un raggruppamento visceralmente anti omosessualità che, di tanto in tanto, ricadeva in quello che lei definiva il suo vizio. Viceversa chi frequenta raggruppamenti ideologicamente pro gay potrà sentirsi spinto a porre in atto esperienze di questo tipo. Una ragazza che si era imposta di provare delle esperienze omosessuali, che non desiderava, per dimostrare a se stessa di essere sufficientemente libera e autonoma rispetto ai dettami familiari e sociali.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’omosessualità è una variante normale della sessualità umana. Ciò non toglie che alcune persone con impulsi omosessuali in contrasto col loro modo di concepire la vita vivano un profondo conflitto interiore che può sfociare in un disturbo ansioso.

Spesso chi si schiera in modo acerrimo contro l’omosessualità porta come argomentazione il fatto che sia contro natura. In realtà in natura molte specie hanno comportamenti omosessuali. Sono andato a consultare un testo e ho scoperto che ne sono state catalogate 1500 . L’argomentazione per la quale si tratta di una sessualità malata, non essendoci la possibilità procreativa, è fallace in quanto la finalità della sessualità in natura non è solo quella di mantenere la specie, ma anche quella di costruire delle relazioni fra individui diversi e, in ultima analisi, permettere la costruzione di legami sociali.

Da tutte queste considerazioni emerge come l’argomento sia complesso. Nel libro che ho scritto  metto in evidenza come la sessualità possa essere suddivisa in 4 elementi : erotismo (la parte legata alla fantasia, spesso di origine inconscia determinata da esperienze infantili), istinto (la componente fisica legata alla genetica e agli ormoni),  razionalità (la componente decisionale che si esprime nella capacità di assumere impegni e porre in essere progetti di vita) e amore (la componente affettiva legata all’incontro emotivo fra le persone che trovano affinità peculiari fra loro).

Anche nel caso dell’omosessualità questi 4 elementi giocano, a seconda dell’individuo, ruoli più o meno rilevanti. Ci saranno persone in cui l’istinto sarà molto forte e determinato, altre in cui sarà preminente una componente amorosa. Il modo in cui questi elementi si intrecceranno con l’erotismo e le decisioni del soggetto, renderanno ogni persona unica.

Per questo motivo ritengo che nessuno possa arrogarsi il diritto di dire: “io so cosa sia essere omosessuale e, di conseguenza, cosa si debba fare”. Le persone non devono essere catalogate e definite a priori, ma lasciate libere di vivere la complessità della loro vita sessuale.

Per commentare, quindi, la notizia che ha dato spunto a questa riflessione ritengo che il ragazzo che si sentiva gay e che ora si sente eterosessuale, a seguito di una conversione religiosa, debba essere rispettato come individuo che ha fatto un suo percorso. Non deve però ergersi come modello da imitare definendo una regola valida per tutti sulla base di una personalissima esperienza. Su questo livello questo ragazzo risulta un cattivo maestro che tende, anche se in buona fede, a fare del male ad altri instillando dei sensi di colpa.