Da Milano alla provincia. Dal centro della movida fino a Zelo Buon Persico. Sono decine i roghi dolosi che colpiscono sindaci, consiglieri comunali e locali notturni riferibili alle cosche. Un'escalation criminale dopo i maxi-blitz del 2010
A Milano e nell’hinterland, bar, negozi e auto che vanno a fuoco, fanno suonare forte l’allarme criminalità organizzata. Lampi d’una gomorra meneghina che a fine settembre ha visto andare in fumo lo Sugar Lounge, nel cuore del quartiere Isola a Milano. Il 7 ottobre, il Centro sportivo Ripamonti di via Iseo ad Affori. Ma quel che preoccupa maggiormente è che i piromani, su mandato dei boss, hanno alzato il tiro e colpiscono amministratori pubblici e primi cittadini. A Rozzano, immediatamente a sud della tangenziale ovest, negli ultimi dieci giorni del mese di settembre, sono andati a fuoco il negozio di panetteria di un consigliere comunale, Domenico Anselmo e il chiosco di frutta e verdura di un altro consigliere, Francesco Cuvello, in maggioranza col Pd. Addirittura un sindaco e prima ancora un assessore provinciale, sono invece le vittime a Zelo Buon Persico, paese già in provincia di Lodi, ma non distante dalla prima cintura metropolitana compresa tra Paullo, Mediglia e Pantigliate.
È la notte di domenica 25 settembre, Paolo Della Maggiore, primo cittadino di Zelo in quota Pdl, viene svegliato da alcuni rumori in strada. Si tratta della gente che rumoreggia attorno alla sua auto che scoppietta, avvolta dalle fiamme. Atto doloso, non c’è dubbio. Difficile, invece, inquadrare l’episodio accaduto dieci giorni prima, sempre a Zelo, ma ai danni della vettura di Vanna Cavalleri (Pdl), consigliera alle pari opportunità in Provincia a Lodi e zia dell’assessore ai lavori pubblici del comune, Fabiano Riva. Nel suo caso i vigili del fuoco non escludono l’ipotesi del “corto circuito”.
Il sindaco Della Maggiore, invece, è certo che per quanto lo riguarda non si è trattato della bravata di un gruppo di giovani annoiati. “C’è stata premeditazione e una buona dose di professionalità nel mettere in atto questo disegno scellerato”, dice, mentre i carabinieri pare siano sulle tracce di almeno un paio di persone. Queste ben mimetizzate e al buio, hanno prima cosparso l’auto del sindaco di materiale infiammabile, sul cofano e sul bagagliaio posteriore, poi vi hanno appiccato il fuoco.“È evidente – continua Della Maggiore – che il lavoro della mia amministrazione sta deludendo qualcuno”.
A Zelo, che rimane un centro molto appetibile per la speculazione immobiliare – a pochi minuti da Milano, ma già immerso nella tranquillità della bassa – hanno deciso di rivedere il Piano di governo del territorio, senza concedere ulteriore spazio ai costruttori. Un proposito che può aver rovinato i piani a qualcuno di pericoloso, tenuto conto che il paese si trova incuneato in un territorio che negli anni ha visto al lavoro molte aziende vicine alla ‘ndrangheta.
Secondo un’informativa che i carabinieri del Nucleo investigativo di Monza hanno consegnato alla Direzione distrettuale antimafia di Milano – servita per istruire il processo “Infinito” – nel comune di Merlino, a meno di dieci minuti da quello di Zelo e con esso confinante, nell’edilizia e nel movimento terra hanno operato nel 2008 i mezzi di Francesco Ietto, esponente di spicco di un clan della Locride, attualmente a processo in Calabria per associazione mafiosa. A Tribiano, a 5 chilomentri da Zelo, l’Arma ha segnalato al lavoro assieme a Ietto, Giuseppe Grillo, Antonio Perre, Domenico Cocciolo, Giancarlo Marrazzo, Luigino Gambirasio, Giuseppe Trimboli tutta gente nota alle forze dell’ordine, come pure Giuseppe Cosentino, originario di Isola di Capo Rizzuto, indicato come “uomo di fiducia del Capo Cosca Giuseppe Arena”.
Una criminalità minacciata nei propri interessei, manda segnali espliciti. Torniamo allora a Milano. Il centro sportivo Ripamonti, per esempio, è un bene sequestrato alla ‘ndrangheta (clan Flachi). Forse, i compari calabresi, preferiscono che la “loro roba” sia distrutta piuttosto che ceduta allo Stato. Dietro i fatti dello Sugar Lounge, invece, c’è solo una scomoda parentela. Il titolare, Raffaele Falzetta, è parente di Vincenzo Falzetta, 49 anni, accusato nel 2009 di riciclare soldi in appartamenti, negozi, discoteche, bar, pizzerie e ristoranti. Altri interessi criminali, sono probabilmente alla base dei fatti di Rozzano. Qui, una licenza non concessa per una sala slot, può aver mosso i risentimenti di gente poco raccomandabile.
In prospettiva la situazione che preoccupa maggiormente è quella di Zelo Buon Persico. Qui nel mirino c’è il primo cittadino. “Ho provato a darmi delle riposte rivendendo i miei sette anni di amministrazione” dice Della Maggiore. Nel 2007 vietò l’accesso a un bando comunale di Italia 90, un‘azienda che solo qualche anno dopo si scoprì essere nelle disponibilità di Luigi Abbate, detto “Gino u mitra”, uomo d’onore del mandamento mafioso di “Porta Nuova” a Palermo. Dopo il suo arresto e quello del suo prestanome, Claudio Demma, che aveva preso appalti per la gestione dei rifiuti in molti comuni del milanese, del lodigiano e del cremonese, a Italia 90, questa primavera, furono sequestrati beni per oltre 22 milioni di euro. A dare forte impulso alle indagini i dubbi sollevati da Della Maggiore
Pensare però che ci sia solo questa vecchia storia dietro la sua macchina andata a fuoco, potrebbe essere una semplificazione. Bisogna tener conto dell’industria dei compari di ‘ndrangheta, che ha sempre bisogno di nuova terra da divorare. Personaggi impresentabili ottengono il paravento da parte di aziende pulite della zona, tutt’ora in attività. Sono di Paullo, di Dresano, di Melegnano e di Binasco, e tutte impegnate nel movimento terra e di conseguenza nell’edilizia. Un sindaco che ha a cuore la campagna non può che rappresentare una minaccia per tutti loro.