Ricapitalizzazione delle banche europee, potenziamento del fondo salva-stati, taglio del valore nominale dei titoli delle banche esposte in Grecia e ‘questione Italia’: dopo oltre dieci ore di vertice, sono questi i quattro assi che i leader dell’Eurozona hanno deciso di giocare per salvare la moneta unica e tutta l’economia continentale. Un risultato per certi versi insperato. Si tratta di un accordo su un pacchetto finalmente “completo” di misure anti-crisi, che poggia su quattro mosse: sicurezza delle banche attraverso ricapitalizzazioni per 106 miliardi di euro, certezza ai Paesi a rischio con un fondo salva-Stati da oltre 1.000 miliardi, salvataggio della Grecia con nuovi aiuti per 130 miliardi (con un prezzo maggiore per le banche esposte con Atene) per ridurre il debito del Paese e monitoraggio costante della situazione italiana.
Questione banche – Quelle interessate dalla ricapitalizzazione decisa dall’Europa sono 90 in tutto: si tratta di quelle “sistemiche”, ovvero già sottoposte agli stress test. L’obiettivo è chiaro: entro giugno 2012, si cercherà di trovare 106 miliardi di euro (14,7 per quelle italiane) e tutto ciò al fine di di portare il coefficiente patrimoniale al 9%. Per rifinanziarsi, gli istituti di credito dovranno trovare prima capitali propri (anche attraverso operazioni finanziarie quali ristrutturazioni e cartolarizzazioni), in seconda battuta potranno chiedere l’intervento degli Stati e solo in casi estremi potrà intervenire il fondo salva-Stati Efsf. Quelle in fase di ricapitalizzazione, invece, non potranno distribuire né dividendi né bonus. E dovranno essere valutate “le esposizioni al debito sovrano dell’area euro, calcolate ai valori di mercato al 30 settembre 2011”.
Fondo salva-stati – Il vertice notturno ha deciso di quintuplicare la potenza dell’Efsf, che avrà un portafoglio che sfiora i mille miliardi di euro. Due le direttive per blindare il fondo: vendere assicurazioni sui titoli dei Paesi e, soprattutto, far funzionare lo ‘special purpose vehicle’, ossia uno strumento ad hoc che attrarrà fondi da investitori esterni (come la Cina a cui Sarkozy ha aperto) e istituzioni (come il Fmi, che ha già dato la sua dipsonibilità).
Istituti di credito esposti in Grecia –Dimezzamento del valore nominale di tutti i titoli tranne quelli detenuti dalla Bce: una decisione fondamentale per la tenuta dell’Europa. Con il taglio del 50%, infatti, le banche esposte in Grecia saranno costrette ad accettare queste perdite e in tal modo assicureranno al debito greco di tornare nel 2020 ad un livello sostenibile, ovvero al 120% sul pil. L’obiettivo, inoltre, sarà raggiunto anche grazie ad un contributo ulteriore del programma di aiuti pari a 130 miliardi di euro entro il 2014. Non solo. La revisione del secondo piano salva-Grecia dovrà essere approvato entro il 2011 e l’operazione sui bond greci dovrà essere realizzata all’inizio del 2012.
Affare Italia – Soddisfazione con vuoto a rendere: l’Europa di fatto ha commissionato l’Italia. I leader dell’Eurozona, del resto, da un lato si sono detti soddisfatti per gli impegni presentati dall’Itali, ma dall’altro ha chiesto a Berlusconi di “presentare urgentemente” un ambizioso calendario per la realizzazione delle riforme. Come dire: vanno bene le parole, ora vogliamo vedere i fatti. Uno di questi ‘fatti’ sarà la riforma del sistema previdenziale. In tal senso, i rappresentanti dei governi europei hanno accettato con favore le intenzioni italiane, ma al contempo hanno chiesto che entro dicembre venga presentato un piano dettagliato su come raggiungere questo e altri obiettivi. Il nostro Paese, quindi, rientra a tutti gli effetti nel piano dell’Eurozona per arginare la crisi dei debiti: gli impegni che ha preso il premier sono stati inseriti nelle conclusioni del summit, a cui le misure del Cavaliere sono piaciute, ma solo a patto che vengano applicate quanto prima. E l’Ue non ha mancato di dettare i tempi; la prossima tappa, del resto è dietro l’angolo: entro dicembre va definito un piano pensioni degno di tal nome.
“Decisioni estremamente importanti”: le parole del presidente della Bce Jean Claude Trichet sono un’importante conferma sulla bontà di quanto deciso, ma la prova del nove sarà un’altra: i mercati, che oggi esprimeranno il loro giudizio sulle misure anti-crisi messe a punto dalla maratona notturna dell’Ue.