Sono quasi 5 milioni, sono più giovani dei cittadini nativi e più propensi a fare figli. Il rapporto sottolinea anche l'importanza che gli immigrati hanno per la nostra economia: dalla forza lavoro ai contributi pagati per il sistema pensionistico
Il dato, riferito a fine 2010, conferma il boom che negli ultimi anni ha caratterizzato l’immigrazione. Così, se nel 1861 il neonato Stato italiano contava solo 89mila persone provenienti da altri Paesi (lo 0,4% della popolazione) e nel 1951 gli stranieri erano 130mila (0,27%), la crescita è stata inarrestabile dal 1991 in poi: gli immigrati sono passati dai 625mila di 20 anni fa (1,1% della popolazione) a 1,3 milioni nel 2001, fino ai 5milioni di oggi, pari a circa l’8% degli abitanti. Concentrati soprattutto nell’Italia settentrionale, il 35% dei migranti vive nel Nord-Ovest, mentre il 26,3 sceglie il Nord-Est. Un quarto è residente al Centro, il 9,6% al Sud e solo il 3,9% nelle Isole. La comunità straniera più popolosa è quella romena (quasi un milione), seguita da quelle albanese (482 mila), marocchina (452 mila), cinese (209 mila) e ucraina (200 mila).
L’immigrazione, secondo la Caritas, è ormai una realtà intrinseca dell’Italia. Ne è una prova l’importanza per l’economia del Paese di chi viene da oltre confine: gli oltre 2 milioni di lavoratori stranieri costituiscono un decimo dell’intera forza lavoro. Se poi si considera che gli immigrati hanno un’età media di 32 anni, contro i 44 degli italiani, si capisce perché “il nostro sistema pensionistico – sottolinea la Caritas – regge anche grazie ai circa 7,5 miliardi di euro all’anno di contributi pagati da loro”. Gli stranieri non si dedicano solo ai lavori più umili. Molti, infatti, sono imprenditori: il loro numero, cresciuto nel 2010 di 20 mila unità, è arrivato a quota 228.540.
L’integrazione è la vera “chiave di volta” della politica sull’immigrazione, sostiene la Caritas, che bacchetta i provvedimenti più restrittivi presi dal governo: i flussi migratori vanno regolamentati, ma “si sbaglia a ritenere determinanti le norme di contrasto”, che “continuano a mostrare un’efficacia limitata, a comportare costi eccessivi e ad essere esposte a eventi imprevisti, come si è constatato in Nord Africa nel 2011”.
La “tolleranza zero”, secondo la Caritas, non è efficace e rischia di avere conseguenze negative: con l’inasprimento delle leggi sull’immigrazione, ad esempio, “si rischia di peggiorare la situazione delle carceri italiane”.
Il report fa poi notare che la possibilità di trattenere gli stranieri nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), definiti “costosi”, è stata portata a 18 mesi: “la stessa durata della custodia cautelare in carcere prevista per gli indagati per associazione mafiosa, sequestro di persona, pornografia e violenza sessuale”.
Oltre che dall’inasprimento della politica sull’immigrazione, gli stranieri sono stati colpiti negli ultimi tempi anche dalla crisi. Questo spiega come mai, rispetto a fine 2009, il numero degli immigrati sia rimasto invariato, nonostante mezzo milione di nuovi arrivi: oltre 600mila persone a cui è scaduto il permesso di soggiorno non sono riuscite a trovare un lavoro per rinnovarlo e così sono dovute tornare nel loro Paese o scivolare nell’irregolarità.
Il numero di stranieri è comunque destinato ad aumentare nei prossimi anni: l’Istat stima che nel 2050 gli stranieri potranno essere più di 12 milioni, cioè uno ogni cinque abitanti. Su questo influiranno non solo i flussi migratori in crescita, ma anche il maggiore tasso di natalità tra le coppie di immigrati (oggi in media 2,13 figli per donna, contro l’1,29 delle mamme italiane).
Dalle elementari alle superiori, nelle scuole italiane il numero degli alunni stranieri continua ad aumentare: i 709.826 registrati nell’anno scolastico 2010/2011 sono il 5,4% in più rispetto al 2009/2010 e rappresentano il 7,9% del totale. Tanti, tra di loro, i ragazzini di seconda generazione: circa 300mila, infatti, sono nati in Italia.
Più della metà di chi è venuto a vivere da noi è di fede cristiana (circa 2,5 milioni): 1,4 milioni sono gli ortodossi, 876mila i cattolici, 204mila i protestanti e 33mila gli appartenenti ad altre comunità. I musulmani che vivono nel nostro Paese sono 1,5 milioni (32,9%). Seguono i 120mila induisti (2,6%) e gli 89mila buddhisti (1,9%).