E’ ufficiale. Ravenna concorrerà assieme a Bari, Venezia, Matera, Siena, Torino, Perugia-Assisi, e ad un’altra mezza dozzina di località italiane, per diventare capitale europea della cultura nel 2019. Anche se i cittadini del capoluogo romagnolo avevano già appreso dal programma elettorale del sindaco ravennate Fabrizio Matteucci il deciso orientamento della futura amministrazione comunale in materia. Significherebbe rilancio turistico, economico e finanziario. Un nuovo obiettivo scaccia crisi che va colto per tempo, visto che l’iter per siffatta qualifica è davvero lungo.
Sono già scandite, infatti, le tappe che porteranno alla designazione della capitale della cultura 2019. A fine 2012 il Ministero per i beni e le attività culturali emanerà il bando ufficiale, sulla base del quale le città interessate invieranno il loro dossier di candidatura, da presentare entro la fine del 2013. Nel 2014 inizierà il processo di selezione. Le città che passeranno alla seconda fase dovranno approntare un nuovo dossier contenente eventuali modifiche e suggerimenti della commissione giudicatrice, formata da 7 membri dell’Ue e da 6 delle istituzioni italiane. Infine, all’inizio del 2015, verrà comunicato il nome della città individuata.
La candidatura che vuole essere partecipata grazie al coinvolgimento di diversi comuni della provincia e di altri capoluoghi della Romagna, punta sulla consolidata tradizione museale e storico architettonica, ma soprattutto sulla rivalutazione della contemporaneità. Un discorso non proprio immediato che avrà però come solide basi il Ravenna Festival della famiglia Muti, lo stabile corsaro del Teatro delle Albe, i movimenti teatrali di Fanny & Alexander, Orthographe, Gruppo Nanou e Monica Francia e i Cantieri. Altri punti di forza i festival di cinema Mosaico e Nightmare, mentre sul versante dell’istruzione universitaria la città collabora da tempo con l’Alma Mater di Bologna che ha 6 facoltà nel polo ravennate.
Paradossalmente il tempo stringe ed ecco Cinquetracce: cinque giornate, dal 3 novembre al 3 dicembre, nelle quali artisti, scrittori, filosofi, politici, intellettuali e operatori culturali incontreranno la città, sviluppando alcuni grandi macrotemi, attorno ai quali verrà creato il dossier di candidatura di Ravenna.
L’avvio di ogni incontro sarà affidato ad una personalità intellettuale di rilievo internazionale che darà una propria interpretazione del tema generale: lo scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi per Di soglia in soglia (tema: l’ospitalità e la diversità culturale); l’etnologo Marc Augè per La danza dei contrari (il conflitto e le sue possibili composizioni); lo studioso del Mediterraneo Predrag Matvejevic per Verso il mare aperto (il rapporto con l’acqua e le relazioni con l’esterno); l’economista Irene Tinagli per Immaginare l’immaginario (la creatività e le nuove tecnologie); l’architetto, ora assessore alla cultura al Comune di Milano, Stefano Boeri per Trasformo, dunque siamo (le trasformazioni e il fare insieme).
“Questi sono i cinque grandi contenitori entro cui ci giochiamo la nostra candidatura”, spiega Alberto Cassani, coordinatore di Ravenna capitale della cultura 2019, “e se il dossier che prepareremo darà i suoi frutti, il nostro ufficio, che attualmente afferisce al gabinetto del sindaco, passerà ad essere un’associazione o una fondazione”.
Al momento l’ambiziosa candidatura di Ravenna è sostenuta con denaro pubblico. 220.220 euro lordi è il compenso che Cassani percepirà in 5 anni. Si tratta dunque di un compenso lordo annuo di 44 mila euro, che corrisponde a 2.200 euro netti al mese. Al suo stipendio vanno aggiunti quelli di Nadia Carboni (project manager) di Marcella Montanari (comunicazione e produzione di eventi) e di Cristina Calandrini, segretaria personale di Cassani.
Alberto Cassani, ex-assessore alla cultura nelle ultime tre legislature (e nell’ultimo mandato anche al bilancio) ci tiene a precisare la sua posizione: “Io costo al comune la metà di un dirigente normale che percepisce tra i 75 e 100 mila euro all’anno. A ciò si aggiunga che i coordinatori di altri città prendono almeno tre volte. Qui a Ravenna facciamo di necessità virtù e questo perché ci spinge uno spirito di servizio alla collettività, visto che il progetto ha una grandissima importanza”.
Il budget complessivo dell’operazione, per l’assessore regionale alla cultura, Massimo Mezzetti (“non abbiamo ancora idea per il prossimo anno quanti fondi potrà erogare il nostro assessorato in generale”), si attesterà per il triennio 2012-2014 attorno ad “alcune centinaia di migliaia di euro”. Se poi Ravenna diventerà capitale della cultura, dalla Comunità Europea arriverà un premio di un milione e mezzo di euro.
“Se diventiamo capitale europea della cultura 2019”, afferma il sindaco Matteucci, “Ravenna sarà invasa da centinaia di migliaia di ospiti e stimiamo un potenziale di oltre un milione di euro in introiti provenienti dal turismo e dagli scambi economici”. E visto che Ravenna non è proprio pronta a ricevere visita da questa massa di turisti, Matteucci ha già pronta una soluzione: “questo progetto si accompagna alla riqualificazione di diverse aree della città, in primo luogo la Darsena”. Ciliegina sulla torta: e se la candidatura non va a buon fine? “La riqualificazione della zona Darsena va avanti comunque”.
di Enrico Bandini e Davide Turrini