Le borse hanno brindato ieri, e questa mattina anche quelle asiatiche hanno seguito la scia, ma la reazione dei mercati alle conclusioni del consiglio europeo rischiano di essere il classico fuoco di paglia. La svalutazione dei bond greci al 50% (compensata da oltre 100 miliardi di euro pubblici a disposizione delle banche che devono ricapitalizzare) potrebbe non essere assolutamente sufficiente a portare la Grecia fuori dalle secche. Atene è tecnicamente fallita e non c’è traccia di un rapido e tempestivo intervento della Bce nei confronti degli operatori dei mercati dei derivati dove operatori e speculatori in questi ultimi 18 mesi hanno fatto man bassa di cds (credit default swap) i famigerati contratti di “assicurazione” sul fallimento dell’emittente (in questo caso lo stato ellenico).

All’orizzonte c’è quindi un’enorme bolla derivati sul fallimento della Grecia mentre l’economia reale continua ad avvitarsi a causa delle ricette della troika (Ue-Fmi-Bce). Anche il rafforzamento del fondo salva-Stati sino a 1000 miliardi passa per una delicata e lunga trattativa con gli investitori, in particolare dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) che dovrebbero indirizzare una parte delle ingenti risorse accumulate nei fondi sovrani verso strumenti finanziari emessi dall’Efsf.

Per ora l’unica cosa certa del Consiglio Europeo è il commissariamento dell’Italia. Per il nostro Paese non è stata certamente una passeggiata e ieri i vertici della commissione hanno tenuto a sottolinearlo in modo esplicito: “Per convincere l’Italia a consolidare i propri conti pubblici è stato necessario un pressing da parte di tutti i partner”, ha sottolineato il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn. Il senso operativo delle decisioni del consiglio europeo per l’Italia lo riassume una dichiarazione rilasciata da un alto funzionario Ue: “Più degli impegni dell’Italia ora vale il monitoraggio della Commissione europea che vigilerà strettamente su date e agenda del governo grazie alla governance rafforzata che è stata approvata dai leader Ue”.

L’Italia, dopo la svolta di mercoledì sui poteri di Bruxelles, diventa così la cavia della nuova governance europea “plus”. Un commissario dedicato all’euro «mostra che noi intendiamo una governance comune», ha spiegato il presidente José Barroso che ha voluto sottolineare anche il significato simbolico sottolineando che “i simboli sono importanti”. La nomina di Rehn potrebbe rappresentare il primo passo verso l’istituzione del ministro europeo delle finanze è caldeggiata da alcuni Paesi dell’area euro.

Intanto la Commissione europea presenterà “il libro verde sugli Eurobond il 23 novembre” precisando che lo stesso giorno sarà presentato anche il rapporto annuale sulla crescita nell’Ue. Dopo settimane di polemiche con Washington anche la presidenza statunitense ha “salutato le importanti decisioni prese la notte scorsa dall’Unione europea che pongono le basi per una soluzione complessiva della crisi dell’Eurozona», ha affermato in una nota il presidente Barack Obama. “Attendiamo con ansia il pieno sviluppo e la rapida attuazione del loro piano”  ha proseguito Obama. “Continueremo a sostenere l’Ue e i nostri alleati europei nei loro sforzi per affrontare questa crisi, mentre lavoriamo insieme per sostenere la ripresa globale e mettere la nostra gente al lavoro”.

L’intesa, come si diceva, è stata accolta in modo euforico dalle Borse: Piazza Affari ha chiuso con un guadagno del 5,49%, Parigi è volata oltre il 6% e a Francoforte ha chiuso a+5%. Bene anche Madrid (+5%) e Londra (+2,89%). Balzo del 5% ad Atene. A livello settoriale hanno volato i titoli bancari (l’indice di settore in Europa ha messo a segno un +9,5%) e gli assicurativi (+7,5%). In forte rialzo anche Wall Street (+2,21%) anche grazie alla crescita migliore del previsto del pil Usa (+2,5%) mentre Tokyo questa mattina viaggiava a +1,28%. Molto positivo anche l’impatto sullo spread tra Btp decennali e analoghi Bund tedeschi che è sceso di quasi 50 punti base fino a 358 punti base dopo aver sfiorato i 400 punti nei due giorni precedenti il vertice, per attestarsi a metà giornata attorno a 365 punti. I rendimenti decennali italiani sono scesi di 13 punti base al 5,79%. L’accordo ha favorito anche i titoli francesi attenuando la pressione sui rendimenti decennali che sono calati di altri 5 punti base portando il differenziale con i Bund a 92 punti, dopo il picco di 122 punti toccato lo scorso 21 ottobre.

di Andrea Di Stefano

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