Fermiamo il carbone, il Delta del Po è un bene comune. Lo slogan è scandito ripetutamente dal lungo corteo che si snoda dalla stazione al piazzale della Chiesa di Adria (Rovigo). Millecinquecento, duemila persone, che provengono da ogni parte del Veneto e dalla bassa padana emiliana ad aggiungersi minuto dopo minuto all’eterogeneo serpentone pieno di bambini, donne e anziani.

In gioco il futuro del Parco del Delta del Po dal momento che Enel ha deciso la conversione della centrale di Porto Tolle, che va ad olio combustibile, in una a carbone della potenza di 2000 megawatt nel mezzo del parco. Una manovra che comporterebbe l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2, cioè l’equivalente di oltre 4 volte le emissioni annuali di una città come Milano.

Anche se la piccola Adria, una ventina di chilometri da Porto Tolle, un po’ di timore rispetto ad un corteo di protesta ce l’ha. Molte serrande abbassate, nasi che sbucano dalle finestre accostate, fino a quando la manifestazione comincia, procede placida, si fa sventolio di bandiere e in tanti capiscono che oltre a qualche maschera pronta per Halloween non c’è nessun incappucciato pronto a sfasciare vetrine o perlopiù biciclette di pensionati adriesi.

L’eterogeneità di questo corteo ha comunque del sorprendente: dagli anziani signori in giacca e cravatta ai boyscout della parrocchia, dal gruppo padovano di solidarietà ai NoTav fino alle signore di mezza età con foulard firmato.

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