Legambiente, Wwf, Movimento 5 Stelle, Rifondazione, Verdi e Sel: "Con il carbone torniamo agli anni cinquanta. Puntiamo ad un nuovo modello di società dalle fonti energetiche rinnovabili"
In gioco il futuro del Parco del Delta del Po dal momento che Enel ha deciso la conversione della centrale di Porto Tolle, che va ad olio combustibile, in una a carbone della potenza di 2000 megawatt nel mezzo del parco. Una manovra che comporterebbe l’emissione di oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di CO2, cioè l’equivalente di oltre 4 volte le emissioni annuali di una città come Milano.
Anche se la piccola Adria, una ventina di chilometri da Porto Tolle, un po’ di timore rispetto ad un corteo di protesta ce l’ha. Molte serrande abbassate, nasi che sbucano dalle finestre accostate, fino a quando la manifestazione comincia, procede placida, si fa sventolio di bandiere e in tanti capiscono che oltre a qualche maschera pronta per Halloween non c’è nessun incappucciato pronto a sfasciare vetrine o perlopiù biciclette di pensionati adriesi.
L’eterogeneità di questo corteo ha comunque del sorprendente: dagli anziani signori in giacca e cravatta ai boyscout della parrocchia, dal gruppo padovano di solidarietà ai NoTav fino alle signore di mezza età con foulard firmato.
La salute è una cosa seria e non si scherza. Per le stradine di Adria si ricompone un gruppo esteticamente variopinto e parecchio coeso a livello di obiettivi politici. Lo dicono tutti, lo dicono in tanti, questo è il popolo del referendum, quello che ha costruito la vittoria contro il nucleare. Così oltre alle associazioni ambientaliste come Legambiente (il corteo è giallo-verde, sicuro), Wwf e Greenpeace, si accodano il Movimento 5 Stelle di Rovigo, Rifondazione Comunista, Sel, gli Ecologisti Democratici area Pd di Realacci e perfino una folta rappresentanza Fiom-Cgil.
Che sull’ambiente ci si giochi il futuro della politica e dell’economia è fuor di dubbio; che in pieno uggioso autunno centinaia di persone si spostino dal divano di casa per dire no al carbone non era prevedibile. “Penso che una manifestazione del genere sia la cosa più naturale dopo anni di protesta, raccolta informazioni e adesioni”, spiega Laura del Movimento 5 Stelle, “siamo qui perché vogliamo creare un modello di sviluppo diverso da quello attuale, fatto di fonti rinnovabili”.
“Il carbone pulito? Ma per piacere!”, spiega un cittadino di Adria fermo ai lati della strada mentre passa il corteo, “l’Enel ci aveva già illuso con il gassificatore che non voleva nessuno e ora ci riprova”. Inquinamento ambientale che, come sostengono molti ambientalisti presenti ad Adria, non si limiterebbe all’aria con l’emissione di polveri sottili, ma comporterebbe un flusso continuo di nefaste navi cariche di carbone per tenere in funzione la centrale.
“Dopo che gli italiani hanno detto no al nucleare lo scorso giugno, diranno di nuovo no al carbone”, afferma Raniero Maggin, vice presidente nazionale del Wwf, “puntiamo ad una green economy che non metta la salute a rischio e porti al risparmio e all’efficienza energetica”.
Vola alto lo spirito della giornata mondiale contro il carbone che ha visto affiancarsi alla protesta di Adria manifestazioni anche a Civitavecchia, Brindisi, Monfalcone. Perché grazie alle nuove direttive del governo Berlusconi screziate di nero carbone sono previste le riconversioni di vecchie centrali come Rossano Calabro e la realizzazione di nuovi gruppi come a Vado Ligure e Porto Torres o addirittura la costruzione di nuovi impianti come Saline Joniche.
“La nostra non è soltanto una posizione contro qualcosa”, spiega il portavoce di Legambiente presente ad Adria, “abbiamo raccolto migliaia di firme per un progetto di legge sulle energie rinnovabili che giace depositato alla Camera. Qui non stiamo parlando in politichese, pro o contro qualcuno; qui stiamo costruendo un nuovo modello di società, al di là di qualsiasi colorazione partitica”.
Il video è di Giulia Zaccariello