Aveva chiesto 12 milioni di lire a un usuraio e si è ritrovata a dover pagare un debito di un milione di euro. Francesca, un’imprenditrice agricola della provincia di Caserta, rischia di vedere andare in fumo tutto il lavoro di una vita, cominciato dai suoi genitori più di quarant’anni fa. Per questo ha denunciato i suoi aguzzini, grazie anche all’aiuto fornitole dalle associazioni di categoria che da mesi hanno iniziato una campagna contro l’usura, attivando “Il camper della legalità” che da gennaio sta girando in tutti i comuni della provincia di Caserta.
Francesca, quarant’anni ben portati, racconta la sua storia, simile a molte altre, seduta su una poltroncina del Camper, fermo davanti al Municipio di Teano. Attorno a lei, per sostenerla nel suo percorso, ci sono il presidente della Camera di Commercio, Tommaso De Simone, il presidente della Confederazione italiana Agricoltori, Salvatore Ciardiello e Pasquale Giglio, Direttore della Confesercenti. “Tutto è cominciato poco più di dieci anni fa – spiega con voce serena Francesca – quando la banca ci ha chiesto, dalla sera alla mattina, il rientro di 400 milioni di lire per un prestito che ci aveva concesso per la nostra attività agricola. Da premettere che tutti i nostri guadagni li abbiamo sempre reinvestiti nell’azienda che i miei genitori hanno fatto nascere nel 1969. Non avevamo tanta liquidità e così abbiamo fatto l’errore di rivolgerci a un usuraio. Abbiamo chiesto 12 milioni di vecchie lire, con un tasso di interesse dal 5 al 7 per cento al mese. Poi è stato tutto un crescendo per trovare i soldi per coprire il debito che aumentava a dismisura. Ci siamo rivolti anche ad un altro usuraio. Ed è successo di tutto: ora vogliono espropriarci della nostra azienda che è andata anche all’asta. La prima è andata deserta. A breve ci saranno altre due aste. Vogliono far scendere il prezzo per fare un affare. Si, perché – continua a raccontare l’imprenditrice – Noi non ci siamo mai fermati. Dal 1997 siamo io e mio fratello che portiamo avanti l’azienda. Abbiamo tante commesse e molti nostri prodotti li esportiamo sui mercati esteri. Basterebbe avere accesso al credito da parte di qualche banca e risolveremmo tutti i nostri problemi. Invece questo ci viene negato”.
E che il problema dell’accesso al credito in tante banche sia un problema serio, lo ha denunciato giorni fa anche il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. E’ il nodo su cui insiste Tommaso De Simone, presidente della camera di Commercio di Caserta: “Non nascondiamoci dietro un dito. Gli usurai hanno una filiera di complicità che parte proprio dagli istituti di credito. E lì che assumono informazioni per le loro vittime. Il nostro impegno è anche quello di far cambiare le attuali norme che non aiutano le persone sottoposte ad usura”. “Ci vorrebbe una legislazione premiale – aggiunge il Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo – chi denuncia va sostenuto dalle istituzioni in tutti i modi, perché questa è una delle tante attività in mano alla camorra, ma le denunce continuano a non arrivare – si lamenta il Procuratore – in un anno sono circa 50 i processi incardinati per il reato di usura, ma non nascono quasi mai per denuncia diretta”.
“Mi hanno minacciato – dice ancora Francesca con tono deciso – . Hanno detto che spareranno a mio fratello. Ma io non ho paura. Ho denunciato gli usurai d’accordo con mio fratello e i miei genitori. Ormai la mia famiglia e come se avesse fatto l’abitudine a vivere sotto pressione. Quando l’azienda la dirigevano i miei genitori, hanno anche tentato un’estorsione nei nostri confronti. Mio padre faceva la ronda la notte insieme ai carabinieri. In una di quelle notti fecero scoppiare una bomba nell’azienda. Mia madre per la paura perse il bambino che portava in grembo. Ma non ci siamo mai piegati alla camorra. E farò di tutto perché non vinca neanche adesso”.
di Raffaele Sardo, servizio di Katiuscia Laneri