Oltre cento persone con gravi handicap simulano - sdraiati a terra - la loro morte. "Siamo stati uccisi una seconda volta dai tagli del governo al welfare"
In questo modo il popolo degli ‘handignados’ ha dato il via al flash mob che ha visto protagonisti, questo pomeriggio in piazza Nettuno a Bologna, più di 120 persone, da quelle disabili, ai loro familiari, agli educatori sociali e a tante, tantissime persone che hanno deciso di solidarizzare con quell’olocausto di tagli che rischia di trasformare la loro vita in un vero e proprio incubo. Così mentre una catena di persone giace a terra immobile, simbolo del rifiuto di una vita che, davvero, vita non è, tanti passanti e curiosi si fermano, scrutando quanto accade. Chi rivolto verso il cartellone sventolato da due bimbi down ‘E noi?’.
Chi incuriosito, scatta qualche flash per immortalare il momento. Poi, dopo un silenzio surreale, la tromba da stadio risuona nuovamente. E allora tutti si rialzano accompagnati da un lungo e intenso applauso, quasi a voler dare ancora più forza alla battaglia comune. Una battaglia che si pone come obiettivo la lotta contro tagli che, tradotti, andrebbero ad incidere sui fondi di autosufficienza, sui fondi di cura, e su tutte le sovvenzioni che dovrebbero essere per tutti i disabili un diritto, e non una condizione opzionale dettata da crisi o ‘razionamenti’ vari. Quei fondi che per un portatore di handicap rappresentano una ‘conditio sino qua non’ per avere una vita dignitosa e che negli ultimi due anni ha subito un taglio del 63,4%. Trascinando così familiari e disabili nel paradosso, come raccontano le testimonianze di chi la disabilità la vive tutti i giorni.
“Partecipo al flash mob – racconta Simona, madre di un bimbo affetto da epilessia – perché credo che sdraiarsi a terra in silenzio comunichi più di mille altre parole. Partecipo perché a mio figlio, affetto da una grave epilessia, sono state tolte delle ore di sostegno nella scuola media che frequenta qui a Bologna. Mancano le ore, mancano i fondi, ma voglio vedere se succede qualcosa a mio figlio mentre non ci sono gli insegnanti di sostegno che cosa succede. E non parliamo poi delle sovvenzioni. Ma perché i politici invece di blaterare tanto non vengono a passare solo una giornata a casa con mio figlio? Forse solo così si possono rendere conto che i tagli trasformano la sua e la nostra vita in un massacro”.
Così quello striscione sventolato al cielo ‘Non ho voce ma sono qui’, raggruppa le ragioni di chi, nell’indifferenza di molti, decide di esserci, di fare della propria voce un’azione concreta. Come i genitori di un ragazzo disabile che, mentre mostrano con orgoglio il loro striscione, affermano: “In Italia l’erosione del welfare è vergognosa, si parte dal Governo per arrivare a regioni e amministrazioni comunali che pensano a tagliare le sovvenzioni alle persone disabili. Basti pensare che un deputato prende 14.045 mila euro al mese, un senatore ne prende 14.943 mentre un disabile prende dai 250 ai 700 euro al mese. Allora chi è un peso per la società?”. E Daniela promotrice dell’iniziativa e responsabile dell’Orsa, precisa: “Siamo qui perché di fronte alla gravità della situazione vogliamo mobilitarci in maniera pacifica e dire no ad un massacro dei diritti fondamentali dei nostri figli e di tutte le famiglie. Se mancano i fondi le istituzioni devono assisterci lo stesso”.
Tante le associazioni come ‘Anffas’, ‘Aliante’, ‘L’officina di sostegno’, ‘Passo passo’, ‘La consulta delle associazioni’, ‘Percorsi di pace’ e ‘Orsa’, che hanno deciso di prendere parte all’insolita ‘presa di piazza’. Come afferma Liana di ‘Aliante’: “Siamo qui per fare capire ai politici che i diritti di chi non ha voce non si possono calpestare. Ci tolgono la possibilità di curarli, di educarli e di riabilitarli. Questo non è welfare, questo è fregarsene”. Tra le tante associazioni, hanno partecipato anche il coordinamento degli Educatori Uniti Contro i Tagli di Casalecchio e quello degli educatori di Bologna, entrambi uniti dalla lotta contro i tagli e contro lo smantellamento del welfare. ‘Neanche mezz’ora di meno’, come riporta un loro striscione, si è unito così simbolicamente al significato profondo di un flash mob che nel silenzio ha trovato una nuova arma per spezzare parole inutili. Come recitano le rime di una poesia scritta dal padre di un ragazzo disabile ‘Il silenzio è vicino, è lontano lo tocchi con mano, lo senti nel vento e ti senti contento. Il silenzio ti fa navigare in mille pensieri qui finti e qui veri’. E il silenzio del flash mob contro l’olocausto dei disabili di pensieri veri ne ha avvolti davvero tanti.
di Carmen Pedullà
il video è di Giovanni Stinco