Il contributo di solidarietà è sparito dalla manovra economica del governo. Ma, nonostante le proteste delle associazioni che rappresentano i disabili e le loro famiglie, è rimasta l’intenzione di recuperare 40 miliardi di euro in tre anni attraverso la riforma assistenziale e fiscale: 4 miliardi nel 2012, 16 nel 2013 e 20 nel 2014. Cifre che tradotte nella pratica suonano come “campane a morto” per chi tutti i giorni è costretto a fare i conti con una sedia a rotelle, un bastone bianco, una malattia grave. Le conseguenze saranno pesantissime per i disabili e i loro familiari che hanno in programma proteste come quella di sabato 29 in piazza del Nettuno a Bologna, dove andrà in scena “l’olocausto”. Per alcuni minuti i contestatori si sdraieranno a terra, immobili, come morti. Per far capire a chi taglia i fondi sociali che questo, avanti così, sarà il futuro dei diversamente abili e di chi gli sta accanto.
“A causa di questa riforma, confermata poco tempo fa dalla Commissione Bilancio, – ha spiegato Pietro Vittorio Barbieri, presidente nazionale della Federazione Italiana per il Superamento dell’handicap (Fish) – una persona su tre perderà l’indennità di accompagnamento”. Ma fin da subito le prospettive per i disabili sono catastrofiche a causa dei tagli agli enti locali operati dal governo.
Un miliardo di euro in meno arriverà ai Comuni per la gestione dei servizi sociali. Ciò significa la sospensione o la riduzione di molti servizi quali assistenza domiciliare, supporti all’autonomia personale e assegni di cura. “Anche in questo caso – ha detto Barbieri – calcoliamo che una persona su tre non potrà più beneficiare dei servizi sociali”. Si pensi, per fare un esempio concreto, alle persone con handicap grave certificato. La legge n. 104 prevede che il Comune corrisponda una quota alle famiglie dei disabili gravi per fare in modo che queste possano pagare un educatore per il loro figlio oppure per permettere il suo inserimento in strutture idonee. A causa dei tagli questa quota sarà molto ridotta e la prestazione non potrà essere garantita a tutti coloro che ne hanno bisogno, con il risultato che l’intera spesa dell’assistenza cadrà sulle spalle delle famiglie. Molte di queste, non essendo in grado di reggerla, saranno costrette a mandare i loro figli in istituti. Un Comune di dimensioni medio-piccole avrà circa 170mila euro in meno a disposizione per questo tipo di sostegno. Inoltre, i Comuni avranno molti meno soldi da mettere sul piatto dell’abbattimento delle barriere architettoniche, che in Italia sono ancora tante, troppe. La Fish calcola che saranno circa 10 milioni le famiglie a essere colpite da questi tagli che riguardano gli enti locali.
Ma il peggio arriverà con la riforma assistenziale e fiscale varata con l’unico scopo di recuperare soldi (40 miliardi di euro in tre anni, come detto) e senza nessuna intenzione di migliorare o riqualificare i servizi. I primi effetti si faranno sentire l’anno prossimo e “a essere colpite – precisa Barbieri – saranno le pensioni di invalidità, le indennità di accompagnamento e le pensioni di reversibilità”. C’è poi, se non bastasse quanto finora elencato, anche la parte fiscale della riforma che prevede una forte restrizione delle agevolazioni come le detrazioni per i familiari a carico, spese sanitarie e badanti. Senza dimenticare l’aumento della tassazione per le cooperative che vengono equiparate ad aziende, quando sono fra le poche realtà lavorative, se non le sole, ad assumere i disabili. La legge n. 68 del 199 prevede infatti il collocamento obbligatorio delle persone con handicap, ma si tratta di una legge con molte falle poiché non è impositiva per le aziende, che spesso preferiscono pagare una multa piuttosto che assumere un disabile. Con l’aumentata pressione fiscale le cooperative assumeranno meno, sempre che riescano a rimanere in piedi.
Sono state molte, nelle scorse settimane, le manifestazioni di protesta contro questa riforma dell’assistenza sociale e molte saranno ancora le azioni che la Fish ha in mente di fare in autunno. “In pochi giorni – ha detto il presidente nazionale – l’iniziativa “Fermiamoli con una firma” ha raccolto 23mila adesioni e sta proseguendo con grande successo, a dimostrazione che sono molte le persone che condividono la nostra battaglia”.
di Emanuele Salvato