Con alcuni colleghi abbiamo lanciato un appello pubblico affinché – pur consapevoli della difficile contingenza economica – fra le misure sullo sviluppo che si dovranno mettere in campo non si dimentichi la ricerca scientifica e tecnologica. L’appello ha raccolto già più di mille adesioni e ha stimolato un’interrogazione parlamentare.
Siamo partiti dalla constatazione che la recente asta per le frequenze si è chiusa con un risultato assai soddisfacente per il bilancio dello Stato e che le proposte su come impiegare il surplus rispetto alle attese di cui il Governo potrà disporre sono le più disparate e, purtroppo, non tutte pienamente condivisibili.
Noi riteniamo che una quota, sia pure di entità relativamente modesta, di questi fondi dovrebbe essere destinata alla ricerca, dando così un importante segnale ai giovani che l’Italia crede nella loro creatività e nel loro impegno, qualità fondamentali per la ripresa dell’economia e per la competitività internazionale del Paese.
Già da tempo soggetta a severi tagli di bilancio, avviati ben prima dell’attuale grave avvitamento della crisi economica, l’Università italiana sta facendo la sua parte per contribuire al risanamento dei conti pubblici. Con essa, purtroppo, in prima fila nei sacrifici, proprio i giovani oggi hanno minori prospettive di inserimento e maggiore incertezza del futuro e sono, perciò, sempre più spinti a emigrare verso destinazioni ove svolgere con soddisfazione le loro ricerche. Un fenomeno che impoverisce le università e le imprese, che rischia di peggiorare e che, con la perdita delle componenti migliori, deruba il nostro Paese del suo futuro.
Già in occasione della gara per le frequenze Umts del 2000 si era destinato un contributo alla ricerca, consentendo a tanti giovani, grazie all’iniziativa denominata Firb (Fondi per gli Investimenti della Ricerca di Base), di contribuire, con la forza delle loro idee e del loro entusiasmo, a mantenere la produzione scientifica dell’Italia al livello di quello delle grandi democrazie occidentali.
Ma oggi secondo tutti gli indicatori di produttività della ricerca, il trend comparativo tende a peggiorare, anche in virtù dei massicci investimenti in ricerca e innovazione che vengono operati in paesi orientali che si affacciano da poco sugli scenari internazionali. Occorre dunque un rilancio della ricerca scientifica e tecnologica: tuttavia, a differenza del passato, non è più sufficiente agire sulla sola leva dei finanziamenti, ma occorre anche preoccuparsi con più attenzione del monitoraggio della qualità dei risultati, prevedendo forme di incentivo per i ricercatori più meritevoli e trovando anche modo di assicurare continuità alle ricerche di maggiore successo.
Una volta che si sia deciso sulla base di procedure eque e trasparenti, l’avvio delle ricerche dovrebbe essere reso rapido, sburocratizzando i meccanismi di erogazione, troppo spesso lenti e farraginosi, sottoponendo le ricerche a un serio e competente controllo “ex post”, poco legato all’esame di parametri formali quanto piuttosto alla valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei risultati ottenuti.
Insomma, vorremmo che l’occasione di un’erogazione di fondi alla ricerca si tramuti oggi anche in una profonda revisione dei meccanismi, rendendo l’Italia più simile ai paesi europei che gestiscono le risorse per la ricerca in modo moderno, sempre più responsabilizzando il ricercatore cui si affida il ruolo di “Principal Investigator”, l’ideatore del programma che ha la massima motivazione a portarlo al successo.
Occorre anche identificare i meccanismi premiali che incentivino a ben operare: solo così sapremo conservare in Italia i nostri “cervelli” migliori e invertire il processo di fuga verso l’estero, incentivando anche il rientro di quanti non hanno trovato finora nel nostro Paese quell’humus necessario per realizzarsi come persone e come scienziati.
Un programma di ricerca dotato di risorse finanziarie ma anche basato su un nuovo e più moderno insieme di regole potrebbe dare un contributo prezioso alla ripresa del Paese e incoraggiare le nuove generazioni a impegnarsi sempre di più per obiettivi nobili di conoscenza, progresso e benessere per tutti i cittadini.
Fondi per la ricerca e meccanismi moderni di gestione: ecco qualcosa di cui l’Italia ha urgente bisogno, specie oggi che il paese ha vitale necessità di iniziative di rilancio che facciano anche, se non soprattutto, leva sulle giovani generazioni.