L’Unione europea chiede aiuto e il Fondo monetario internazionale annuncia che rivedrà gli strumenti di prevenzione dal contagio della crisi. Tutto succede nel giorno in cui il vicepresidente della Commissione Ue e commissario ai Trasporti Antonio Tajani tiene dritta la barra del governo Berlusconi smentendo che l’Unione europea, Bce e Fmi abbiano in mente un piano B. “E’ solo una bufala”. La smentita alla smentita arriva in serata e porta il sigillo dello stesso Fondo che in una nota annuncia: “E’ in corso un’operazione di revisione degli strumenti di finanziamento a sua disposizione per aiutare di più chi ne avrà bisogno”.
L’Europa, dunque, da sola non può farcela a risolvere la crisi dei debiti. E così in una lettera ai partner del G20, i presidenti di Consiglio e Commissione, Van Rompuy e Barroso, chiedono “l’aiuto di tutti” e si appellano al “senso di comune responsabilita” per ridare alla Ue la spinta necessaria a rimettersi in piedi. E del resto che l’accordo di giovedì scorso non fosse la soluzione a tutti i problemi in molti lo sospettavano fin da subito. I mercati lo hanno dimostrato venerdì, e il presidente uscente della Bce Jean Claude Trichet lo conferma oggi: “La crisi non è finita, anzi, ci ha fatto vedere per la prima volta la debolezza dell’Europa”, caduta dopo Usa e Giappone nella stessa spirale negativa dell’economia, ha detto Trichet in un’intervista.
E anche l’Europa stessa non è per niente sicura del complicato meccanismo anti-crisi che ha messo in piedi funzioni con numeri ancora ballerini nonostante fossero pensati per dare sicurezza ai mercati. Forti dubbi permangono sulla capacità di attrarre investimenti esterni all’Europa. “Noi abbiamo fatto la nostra parte, ma serve l’aiuto di tutti per assicurare ripresa globale e crescita”, scrivono Barroso e Van Rompuy, assicurando che l’Europa, nel frattempo, non siederà sugli allori di un accordo non ancora pronto a decollare. “Applicheremo le misure anti-crisi in fretta e con rigore – promettono i due presidenti – fiduciosi che ciò contribuirà ad una rapida soluzione della crisi”.
Ma se ciò non dovesse bastare, come sembra chiaro a tutti, il G20 – leggi Cina e Usa in primis – non può abbandonare i suoi partner europei: “C’è una continua necessità di azione comune da parte di tutti i partner del G20, in spirito di comune responsabilità e identico obiettivo”, spiegano in quello che suona come un vero appello. Per capire se la richiesta di aiuto e il richiamo al senso di responsabilità sarà sufficiente, bisognerà aspettare Cannes. Ma nel frattempo, tre giorni dopo le decisioni “epocali” dei leader europei, cresce la sfiducia. Da parte britannica, non è solo sfiducia ma anche boicottaggio, con Londra che annuncia che non aiuterà in alcun modo il fondo salva-Stati, nemmeno tramite il Fmi. E anche il contributo Usa, tramite il Fondo monetario, è tutto da verificare, considerate le difficoltà di Obama già con la crisi americana.
In campo da subito invece il Fmi che in serata, attraverso una nota, informa che una “revisione degli strumenti di finanziamento a sua disposizione”, con l’obiettivo di gestire i bisogni degli stati membri e in linea con le riforme in corso per aumentare l’efficiacia e la flessibilità degli strumenti di prevenzione delle crisi e mitigare i rischi di contagio. Gli economisti di Washington spiegano che “l’obiettivo della revisione è rafforzare la capacità del Fondo di mitigare il contagio fornendo liquidità ai paesi che hanno politiche e fondamentali forti e che sono colpiti da stress sui mercati finanziari. Il rafforzamento degli strumenti punta a gestire i bisogni dei paesi membri. Strumenti che non sono mirati a particolari stati”. Il piano europeo non convince il magnate americano George Soros, secondo il quale l’accordo “dimostra la mancanza di leadership di un continente”, e le dà al massimo tre settimane di vita prima di dimostrare il suo “completo fallimento”. Già sull’apertura dei mercati domani, inizialmente euforici dopo l’accordo, nessuno è disposto a scommettere.