Dopo le accuse di Gianfranco Fini a Ballarò – a cui Bossi ha risposto con prevedibile stile – si è riaperto il dibattito sulle origini di un partito ‘a gestione familiare’ che, come da tradizione italica, andrebbe in pezzi se privato del suo ducetto carismatico.
Ancora una volta, leggerci sulla stampa estera (e sul Fatto Quotidiano) aiuta a rinfrescarci la memoria – corta, come da tradizione italica – sulle origini e le (s)fortune dei principali attori del grottesco palcoscenico politico nostrano.
Perchè? Semplice. Prendiamo l’esempio del Senatùr.
Quando i nostri giornalisti parlano di Umberto Bossi, evitano di contestualizzare e danno per scontate una serie di informazioni che sono ritenute di pubblico dominio. Alcuni fondamentali dettagli svaniscono sullo sfondo, e quasi non ce ne accorgiamo.
Al contrario, quando è un giornalista straniero a scrivere di Umberto Bossi, è tenuto a spiegare brevemente ai suoi lettori chi (o cosa) sia il personaggio.
Alcune delle espressioni usate per sintetizzare e contestualizzare possono lasciarci basiti: sono secche, imbarazzanti e senza appello, in grado di provocare inaspettate epifanie e subitanei cortocircuiti memoriali. Ecco che i dettagli scoloriti sullo sfondo tornano a farsi vivaci.
Perché Berlusconi si tiene ben stretto un vecchietto mezzo paralizzato col vizietto della coprolalia? E ancora, perchè il ruspante vecchietto deve la sua sopravvivenza politica al suo peggior nemico, definito il ‘mafioso di Arcore’ in tempi non sospetti?
Forse ce ne eravamo dimenticati. Dalla Germania arriva una delle possibili risposte all’enigma.
di Lillo Montalto Monella
Il partner comprato
Berlusconi e il contratto segreto con la Lega Nord
Articolo di Kirstin Hausen
Data: 13.10.2011
Testata: Dradio.de
Titolo originale: Der gekaufte Koalitionär
Traduzione di Sebastian per Italiadallestero.info
Come mai la Lega rimanga così fedele a un Silvio Berlusconi in difficoltà, è per molti un enigma. Secondo alcuni, il motivo è semplice: undici anni fa Berlusconi ha salvato la Lega dalla bancarotta finanziaria.
“Bossi non può staccarsi da Berlusconi” dice Gilberto Oneto, che per quasi venti anni ha giocato un ruolo decisivo nelle scelte programmatiche della Lega. E spiega: “Bossi ha sottoscritto un contratto notarile. E tutti quelli che finora lo hanno detto o scritto pubblicamente non sono stati né smentiti né querelati per calunnia“.
Nel 2006 Gilberto Oneto uscì dalla Lega perché, come lui afferma, il partito era diventato ormai succube di Berlusconi. Ancor più drasticamente si esprime Michele De Lucia che nel suo libro “Dossier Lega Nord” ha analizzato lo sviluppo politico del partito.
“La Lega è il cagnolino di Berlusconi. Quando Bossi abbaia troppo forte, Berlusconi lo richiama con un fischio”. Non è sempre stato così. Nel 1994 fu Umberto Bossi a far cadere il governo formato da Forza Italia, dalla Lega Nord e dall’allora partito post-fascista Alleanza nazionale. E da quel momento Berlusconi lo dichiarò nemico politico.
Negli anni seguenti Bossi definì “bugiardo”, “imbroglione” e “mafioso” proprio quell’uomo al quale oggi rimane totalmente fedele. Volantini e campagne elettorali di allora parlavano un linguaggio chiaro. Forse troppo chiaro: Berlusconi minacciò Bossi di querelarlo per calunnia. Per la Lega, c’era il rischio reale di dover pagare ingenti somme per risarcimento danni – e le casse del partito in quel momento erano vuote, spiega Michele De Lucia.
Alla fine degli anni ’90 la Lega era sull’orlo della bancarotta – lo conferma anche Gigi Moncalvo, ex direttore del giornale di partito “La Padania”.
“All’epoca fu Berlusconi a togliere la Lega dai guai finanziari, con un intervento economico pesante. La situazione era seria. Noi giornalisti, impiegati fissi al giornale, non ricevevamo più lo stipendio, l’ufficio del partito era pignorato. Oltre all’aiuto finanziario, Berlusconi rinunciò anche a procedere legalmente contro la Lega”.
L’autore del libro, Michele de Lucia, ha verificato dichiarazioni come queste e ha trovato prove che confermano il generoso gesto di Berlusconi. Per esempio uno scritto dell’allora tesoriere di Forza Italia, indirizzato alla Banca di Roma. Testualmente si legge: “Con la presente La deleghiamo a concedere a favore del movimento politico Lega Nord una fideiussione dell’ammontare di due miliardi di lire”.
Due miliardi di lire sono un po’ più di un milione di euro. Con tale somma il partito di Berlusconi, “Forza Italia” salvò dalla rovina il partito di Bossi, la “Lega Nord”. Non è un’operazione vietata, ma sicuramente inusuale. E qual è la contropartita? Su questo punto ci sono solo speculazioni. Nessuno ha ancora visto il presunto contratto segreto tra Berlusconi e Bossi; in molti dubitano della sua esistenza. Ma Gigi Moncalvo, ex direttore de “La Padania” considera il voltafaccia politico di Bossi nel 2000 un indizio inequivocabile.
“Il contratto è stato steso nel gennaio 2000, un anno prima che Bossi e Berlusconi si sono presentati alle elezioni di nuovo uniti e hanno battuto la coalizione di centro-sinistra”.
Alla base del suo partito Bossi spiega la rinnovata amicizia con Silvio Berlusconi in modo pragmatico – come strumento per il potere. E Bossi giustifica il fatto che negli anni seguenti approvi leggi che non servono agli obiettivi politici della Lega come una concessione a Berlusconi per ottenere in cambio una maggiore autonomia per il Nord.
“Berlusconi, la Lega potrebbe fermarti” continua a minacciare in pubblico Umberto Bossi – ma senza conseguenze. Nel frattempo la Lega a causa della sua fedeltà a Berlusconi perde credibilità – e continua a rimetterci in iscritti ed elettori.