Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - La malattia diabetica è comune, cronica, sistemica, complessa, eterogenea nelle sue manifestazioni, estremamente dispendiosa per i sistemi sanitari e le famiglie, consumante per chi cura e chi è curato. Più del 90% dei casi di diabete diagnosticati sono rappresentati dalla forma di tipo 2, in aumento in tutto il mondo, Italia inclusa. La sua gestione è difficile. Solo 1 persona su 2 con diabete di tipo 2 raggiunge il target prefissato di 6,5-7% dell'emoglobina glicata (HbA1c), parametro di riferimento che indica se il diabete nel tempo è ben compensato. Una risposta concreta alle esigenze dei pazienti e degli specialisti arriva dall'innovazione terapeutica: Aifa ha approvato la rimborsabilità di tirzepatide di Lilly, il primo e fino ad oggi unico farmaco di una nuova classe terapeutica, agonista recettoriale di Gip e Glp-1; il farmaco, inserito in Nota 100, può essere prescritto dagli specialisti e dai medici di medicina generale. Un passo avanti nella terapia del diabete di tipo 2, con un miglioramento del profilo di cura, personalizzazione della terapia e minor ricorso a terapie più complesse e pronto soccorso.
Il diabete "dilaga" ovunque, in particolare il tipo 2 che in Italia negli ultimi trent'anni è più che raddoppiato e oggi si assesta mediamente attorno al 7% della popolazione generale, con picchi sopra l'8% in Calabria e Campania. I dati rilevati dalle principali società scientifiche e monitorati da Istituto superiore di sanità e programma Arno registrano almeno 4 milioni di italiani con diabete diagnosticato, oltre il 90% con diabete di tipo 2, mentre almeno 1 altro milione vive con la patologia, ma non ne è conoscenza per mancata diagnosi. Le prospettive non sono migliori: la prevalenza nel 2040 subirà un aumento al 9-10%, i numeri saliranno a più di 7 milioni fra 15 anni.
"Il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico - afferma Riccardo Candido, presidente Associazione medici diabetologi (Amd) - I motivi? Diagnosi tardiva e inizio del trattamento non tempestivo; inerzia terapeutica da parte dei professionisti che non intervengono in maniera precoce e incisiva nelle modifiche delle terapie qualora il diabete non sia sufficientemente controllato; difficoltà da parte dei pazienti a mantenere adeguati stili di vita in termini alimentazione e attività fisica; utilizzo di terapie fino a qualche tempo fa non del tutto efficaci e gravate dal rischio di ipoglicemia; ridotta aderenza dei pazienti alle terapie; difficoltà a livello regionale di mettere a disposizione rapidamente le innovazioni terapeutiche che oggi sono più efficaci, come tirzepatide; da ultimo, la disequità di accesso alle nuove opportunità terapeutiche e tecnologiche".
"Le principali conseguenze del diabete di tipo 2 sono quelle croniche, dovute al prolungato mantenimento negli anni di elevati valori della glicemia e della tossicità legata agli zuccheri nel sangue - spiega Gianluca Aimaretti, presidente Società italiana di endocrinologia (Sie), ordinario di Endocrinologia università del Piemonte Orientale e direttore dipartimento di Medicina traslazionale - Le principali riguardano il rene, l'occhio, il sistema nervoso centrale e periferico, micro- e macro-circolo, con danni importanti che nel tempo aumentano il rischio di infarto, ictus, e problemi anche a livello epatico, della sfera genitale e del cavo orale. E' necessario diagnosticare il più precocemente possibile la malattia diabetica per intervenire con adeguati trattamenti, solo così è possibile rallentare o in qualche caso prevenire le complicanze che talvolta insorgono quando ancora il paziente non sa di essere diabetico e non ha disturbi. Inoltre, gli studi dimostrano che le complicanze possono portare negli anni a gravi disabilità e ridurre l'aspettativa di vita in media di 6-7 anni".
Nonostante un approccio terapeutico integrato con dieta, attività fisica e farmaci, quasi 1 paziente su 2 non raggiunge tutti e tre gli obiettivi attualmente raccomandati dalle più recenti linee guida internazionali, ovvero controllo della glicemia, della pressione arteriosa e del colesterolo. Inoltre, l'85% dei diabetici di tipo 2 è sovrappeso od obeso e non riesce a ridurre il peso corporeo, nonostante gli sforzi. A questi bisogni clinici non soddisfatti fino ad oggi risponde l'innovazione di Lilly con tirzepatide: un robusto corpus di 5 studi registrativi globali del programma Surpass - riporta una nota - ha dimostrato significativi risultati nel controllo glicemico dei pazienti, con una riduzione dell'emoglobina glicata e del peso corporeo grazie alla doppia inibizione di Gip e Glp-1; inoltre, tirzepatide ha dimostrato la sua efficacia, rispetto ai farmaci in uso, sul controllo della pressione arteriosa e del colesterolo agendo anche sulla prevenzione del danno cardiovascolare e renale. Il farmaco non è gravato dal rischio ipoglicemia e il profilo di sicurezza e tollerabilità sono risultati favorevoli.
Tirzepatide, indicato per i pazienti adulti con diabete di tipo 2 non ben controllato dalla dieta e dai farmaci, già in uso sia in monoterapia con metformina che in aggiunta ad altri farmaci, è contenuto in una penna preriempita facile da usare, somministrato una volta a settimana, migliorando così l'aderenza terapeutica. Il miglioramento del controllo glicemico e metabolico si associa quindi ad una marcata riduzione delle complicanze e ad un risparmio dei costi.
"Investire in salute facilitando l'accesso all'innovazione è cruciale per le persone con diabete di tipo 2 - sottolinea Raffaella Buzzetti, presidente Sid (Società italiana di diabetologia) - L'accesso a terapie innovative può migliorare significativamente gli esiti clinici e la qualità della vita; inoltre, può ridurre il carico clinico e sociale: il diabete di tipo 2 è una malattia cronica con un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla società. L'accesso a terapie innovative permette un miglior controllo della glicemia, riducendo il rischio di complicanze come malattie cardiovascolari, insufficienza renale e neuropatie e ciò si traduce in minori ospedalizzazioni e in un miglioramento della qualità di vita. L'innovazione può condurre a migliorare l'aderenza terapeutica: le nuove terapie offrono benefici in termini di tollerabilità ed efficacia, hanno minori effetti collaterali e modalità di somministrazioni più semplici con migliori risultati clinici che motivano a seguire il trattamento con maggiore costanza".
Nel diabete di tipo 2, "contrariamente a quanto avviene nel tipo 1, esiste ancora poca consapevolezza della malattia tra gli stessi pazienti, le diagnosi sono tardive e quando si scopre di essere diabetici si tende a minimizzare il problema - evidenzia Stefano Nervo, presidente Diabete Italia rete associativa Odv - Sarebbe opportuno aumentare la consapevolezza affinché il paziente prenda in carico se stesso, pretenda di ricevere la miglior cura possibile e sia responsabile in prima persona della sua condizione e di ciò che comporta nella gestione quotidiana convivere con il diabete. Avere a disposizione nuove opportunità terapeutiche significa essere curati in maniera più efficace, significa prevenire le complicanze e ridurre il carico terapeutico per il paziente e il caregiver. Anche i device e la modalità di somministrazione delle terapie sono importanti e possono fare la differenza nel buon successo di una terapia, come nel caso di somministrazione settimanale che ha un impatto molto più positivo rispetto a quella giornaliera".
Il diabete, come "patologia cronica, richiede una sorveglianza che perduri nel tempo, e questo solo il medico di medicina generale può garantirlo - rimarca Walter Marrocco, responsabile scientifico Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale - Inoltre, rappresenta una crescente emergenza sanitaria in Italia, con una prevalenza in aumento e un impatto significativo sulla salute pubblica: è quindi fondamentale promuovere strategie efficaci di prevenzione, diagnosi precoce e gestione della malattia per ridurre le complicanze e migliorare la qualità della vita delle persone affette. In tale contesto e con questi obiettivi la medicina generale diventa essenziale per poterla affrontare e gestire compiutamente".
"I numeri ci dicono che la strategia comunicativa adottata in questi anni, che era ed è ancora orientata a non drammatizzare la patologia, è stata ed è decisamente insufficiente, se non addirittura inadeguata - osserva Manuela Bertaggia, vice presidente Fand, Associazione italiana diabetici Odv - Una comunicazione poco incisiva rispetto ad una malattia che richiede cure e assistenza per tutta la vita non riesce a coinvolgere i pazienti e a creare consapevolezza. Il fatto che lo stesso diabetologo tenda a non parlare di fattori di rischio non ha aiutato a responsabilizzare le persone con diabete di tipo 2, che invece vanno educate su quelli che possono essere i pericoli derivati da certe cattive abitudini e comportamenti errati. Necessaria la prevenzione primaria, attivando campagne di sensibilizzazione che raggiungano la popolazione generale, i pazienti diagnosticati e le persone che magari convivono con la malattia ma non ne sono a conoscenza, e bisogna andare nelle scuole. Attraverso i bambini e gli adolescenti si agganciano genitori e nonni".
Lilly - ricorda la nota - è impegnata nell'area metabolica da oltre 100 anni, a partire dalla prima insulina commerciale al mondo. Oggi amplia la sua innovazione con una molecola, tirzepatide, che potrebbe rivoluzionare la gestione del diabete di tipo 2. L'azienda lavora a stretto contatto con decisori pubblici e comunità scientifica per rendere disponibile l’innovazione terapeutica alle persone con diabete.
"Lilly è da sempre protagonista nella lotta al diabete, una delle principali sfide di salute pubblica, grazie a un impegno costante nella ricerca e nello sviluppo di terapie innovative - dichiara Federico Villa, Associate Vice President Corporate Affairs & Patient Access Lilly Italy Hub - Oggi questo impegno si rinnova con tirzepatide, una terapia innovativa per il diabete di tipo 2, frutto di decenni di ricerca metabolica. Tirzepatide non solo migliora il controllo glicemico e riduce i fattori di rischio cardiovascolare, ma supporta anche la perdita di peso, un fattore chiave nella gestione della malattia, rispondendo a un bisogno clinico ancora insoddisfatto. Come azienda ci siamo impegnati molto per far sì che tirzepatide potesse essere disponibile per tutti i pazienti che ne avessero bisogno in ogni regione, andando anche a rispondere al problema delle carenze che ha caratterizzato questa classe di farmaci negli ultimi anni".
Marco Onado
Docente Università Bocconi
Economia & Lobby - 30 Ottobre 2011
Le falle del piano Ue
È ancora presto per dire se a Bruxelles è stato scritto un finale felice al thriller europeo della crisi finanziaria. Quello che è certo è che si è fatto un passo importante e necessario: è stato imposto alle banche un costo adeguato alla gravità della situazione e nello stesso tempo sono state fornite garanzie sulla loro robustezza. Una condizione necessaria, ma non sufficiente: molti dettagli tecnici fondamentali sono ancora da definire e soprattutto è ancora incerto se i Paesi europei, in particolare quelli più deboli come l’Italia, sapranno finalmente avviarsi su un sentiero di crescita permanente.
Dopo un estenuante braccio di ferro, le banche hanno infine ceduto e hanno accettato una ristrutturazione del debito greco, che comporta una perdita del 50 per cento circa, in linea con le valutazioni dei titoli da qualche mese a questa parte. Il debito greco scende così al 120 per cento del Pil, un livello che può essere ragionevolmente stabilizzato. Secondo il Fondo monetario oggi è pari al 166 per cento, quasi 30 punti in più del dato previsto dallo stesso Fondo solo un anno fa (139,3). È la misura più impietosa di quanto ottimisti fossero i piani approntati dal momento in cui la crisi greca è esplosa e soprattutto di quanto fosse sottovalutata la caduta del reddito conseguente a un’ondata senza precedenti di tagli e sacrifici. Ma era molto comodo far finta che il conto potesse essere presentato solo ai cittadini greci e non alle banche che avevano finanziato il loro governo.
A luglio l’Europa aveva strappato alle banche una prima ristrutturazione con una perdita per esse di circa il 20 per cento (forse inferiore secondo i calcoli di molti): troppo poco per essere credibile e infatti da allora è cominciata l’estate più calda delle banche europee. La crisi greca (ma anche di Irlanda e Portogallo) si è rapidamente estesa all’Italia e alla Spagna, facendo schizzare verso l’alto i tassi di interesse e in particolare la differenza (spread) rispetto a quelli tedeschi. Lo spread italiano a 2 anni è passato da circa 2 punti percentuali di gennaio a 4 a settembre (il livello greco di aprile 2010, per intenderci). E a questo punto ovviamente i timori si sono estesi all’intero sistema bancario europeo, che è il principale finanziatore degli Stati. Come sempre nei momenti in cui la crisi precipita, non era realistico pensare che il mercato potesse trovare autonomamente una posizione di equilibrio e in particolare che bastasse un aumento di capitale delle banche per fugare i timori sulla loro robustezza.
Le decisioni di mercoledì agiscono finalmente su entrambi i lati del problema. L’Europa ha dimostrato che c’è una volontà precisa di realizzare finalmente un programma serio di stabilizzazione della Grecia, anche se questo comporta costi non piccoli per le banche dei paesi creditori (Francia e Germania soprattutto). Questo significa una volontà politica di mantenere la Grecia all’interno dell’area dell’euro e dunque di garantire la sopravvivenza dell’Unione monetaria alla crisi più grave finora vissuta. Nello stesso tempo, sotto la regia dell’autorità di vigilanza europea è stata fatta una stima dei nuovi capitali che dovranno essere immessi nelle banche per assorbire le perdite potenziali e si è assicurato che la Bce continuerà a fornire alle banche i fondi necessari in questa difficile fase. Per quanto riguarda i capitali, si tratta di 106 miliardi per le principali banche europee, di cui circa 15 per quelle italiane.
Ma qui cominciano i problemi. Potranno le banche trovare sul mercato una cifra così ingente, più del doppio di quanto hanno raccolto nei primi quattro mesi dell’anno in condizioni ben più favorevoli? Se pensiamo alla situazione italiana non tira certo una buona aria e le fondazioni che sono importanti azioniste di almeno tre di esse non sembrano aver molta voglia di mettere ancora una volta mano al portafoglio. Sarà allora il Fondo europeo (Efsf) a intervenire, cioè il fondo che dovrebbe anche acquistare titoli pubblici sul mercato per stabilizzare la situazione? E in questo caso, avrà sufficienti risorse per essere veramente efficace e stroncare alla base la speculazione?
Si può solo citare il saggio di “Quelli della notte”: “ah saperlo, saperlo”. I dettagli sul potenziamento del fondo sono ancora tutti da definire e ruotano intorno a ipotesi inquietanti di ingegneria finanziaria, molte delle quali non promettono nulla di buono. Bisognerà aspettare almeno metà novembre per dare un giudizio completo. Nel frattempo, l’incertezza fondamentale riguarda la crescita che è la strada maestra per uscire dalla crisi. Un problema comune a tutta l’Europa, ma particolarmente acuto in Italia, per l’incapacità conclamata del governo Berlusconi di approntare misure adeguate. La lettera inviata dal governo Berlusconi non è solo un elenco di pie intenzioni, è l’elenco delle promesse mancate degli ultimi quattro anni: basta pensare a che fine ha fatto la “sferzata” all’economia di primavera. Ma all’Europa questo importa poco: quello che Bruxelles ci chiede è di non creare troppi problemi con il nostro debito pubblico: se questo succede perché tagliamo selvaggiamente la spesa sociale o quella per la salvaguardia del territorio o svendendo pezzi di patrimonio nazionale, poco importa. E già che ci siamo, perché non dare qualche botta anche alle tutele sindacali?
Insomma, non solo è troppo presto per festeggiare gli accordi di Bruxelles: la probabilità che da questi, se non cambia il quadro politico, derivino solo sacrifici e costi per gli italiani, è molto alta. I mercati sono euforici, forse troppo. Noi dovremmo essere più cauti; anzi, dalla parte degli indignati.
Il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2011
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Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - La malattia diabetica è comune, cronica, sistemica, complessa, eterogenea nelle sue manifestazioni, estremamente dispendiosa per i sistemi sanitari e le famiglie, consumante per chi cura e chi è curato. Più del 90% dei casi di diabete diagnosticati sono rappresentati dalla forma di tipo 2, in aumento in tutto il mondo, Italia inclusa. La sua gestione è difficile. Solo 1 persona su 2 con diabete di tipo 2 raggiunge il target prefissato di 6,5-7% dell'emoglobina glicata (HbA1c), parametro di riferimento che indica se il diabete nel tempo è ben compensato. Una risposta concreta alle esigenze dei pazienti e degli specialisti arriva dall'innovazione terapeutica: Aifa ha approvato la rimborsabilità di tirzepatide di Lilly, il primo e fino ad oggi unico farmaco di una nuova classe terapeutica, agonista recettoriale di Gip e Glp-1; il farmaco, inserito in Nota 100, può essere prescritto dagli specialisti e dai medici di medicina generale. Un passo avanti nella terapia del diabete di tipo 2, con un miglioramento del profilo di cura, personalizzazione della terapia e minor ricorso a terapie più complesse e pronto soccorso.
Il diabete "dilaga" ovunque, in particolare il tipo 2 che in Italia negli ultimi trent'anni è più che raddoppiato e oggi si assesta mediamente attorno al 7% della popolazione generale, con picchi sopra l'8% in Calabria e Campania. I dati rilevati dalle principali società scientifiche e monitorati da Istituto superiore di sanità e programma Arno registrano almeno 4 milioni di italiani con diabete diagnosticato, oltre il 90% con diabete di tipo 2, mentre almeno 1 altro milione vive con la patologia, ma non ne è conoscenza per mancata diagnosi. Le prospettive non sono migliori: la prevalenza nel 2040 subirà un aumento al 9-10%, i numeri saliranno a più di 7 milioni fra 15 anni.
"Il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico - afferma Riccardo Candido, presidente Associazione medici diabetologi (Amd) - I motivi? Diagnosi tardiva e inizio del trattamento non tempestivo; inerzia terapeutica da parte dei professionisti che non intervengono in maniera precoce e incisiva nelle modifiche delle terapie qualora il diabete non sia sufficientemente controllato; difficoltà da parte dei pazienti a mantenere adeguati stili di vita in termini alimentazione e attività fisica; utilizzo di terapie fino a qualche tempo fa non del tutto efficaci e gravate dal rischio di ipoglicemia; ridotta aderenza dei pazienti alle terapie; difficoltà a livello regionale di mettere a disposizione rapidamente le innovazioni terapeutiche che oggi sono più efficaci, come tirzepatide; da ultimo, la disequità di accesso alle nuove opportunità terapeutiche e tecnologiche".
"Le principali conseguenze del diabete di tipo 2 sono quelle croniche, dovute al prolungato mantenimento negli anni di elevati valori della glicemia e della tossicità legata agli zuccheri nel sangue - spiega Gianluca Aimaretti, presidente Società italiana di endocrinologia (Sie), ordinario di Endocrinologia università del Piemonte Orientale e direttore dipartimento di Medicina traslazionale - Le principali riguardano il rene, l'occhio, il sistema nervoso centrale e periferico, micro- e macro-circolo, con danni importanti che nel tempo aumentano il rischio di infarto, ictus, e problemi anche a livello epatico, della sfera genitale e del cavo orale. E' necessario diagnosticare il più precocemente possibile la malattia diabetica per intervenire con adeguati trattamenti, solo così è possibile rallentare o in qualche caso prevenire le complicanze che talvolta insorgono quando ancora il paziente non sa di essere diabetico e non ha disturbi. Inoltre, gli studi dimostrano che le complicanze possono portare negli anni a gravi disabilità e ridurre l'aspettativa di vita in media di 6-7 anni".
Nonostante un approccio terapeutico integrato con dieta, attività fisica e farmaci, quasi 1 paziente su 2 non raggiunge tutti e tre gli obiettivi attualmente raccomandati dalle più recenti linee guida internazionali, ovvero controllo della glicemia, della pressione arteriosa e del colesterolo. Inoltre, l'85% dei diabetici di tipo 2 è sovrappeso od obeso e non riesce a ridurre il peso corporeo, nonostante gli sforzi. A questi bisogni clinici non soddisfatti fino ad oggi risponde l'innovazione di Lilly con tirzepatide: un robusto corpus di 5 studi registrativi globali del programma Surpass - riporta una nota - ha dimostrato significativi risultati nel controllo glicemico dei pazienti, con una riduzione dell'emoglobina glicata e del peso corporeo grazie alla doppia inibizione di Gip e Glp-1; inoltre, tirzepatide ha dimostrato la sua efficacia, rispetto ai farmaci in uso, sul controllo della pressione arteriosa e del colesterolo agendo anche sulla prevenzione del danno cardiovascolare e renale. Il farmaco non è gravato dal rischio ipoglicemia e il profilo di sicurezza e tollerabilità sono risultati favorevoli.
Tirzepatide, indicato per i pazienti adulti con diabete di tipo 2 non ben controllato dalla dieta e dai farmaci, già in uso sia in monoterapia con metformina che in aggiunta ad altri farmaci, è contenuto in una penna preriempita facile da usare, somministrato una volta a settimana, migliorando così l'aderenza terapeutica. Il miglioramento del controllo glicemico e metabolico si associa quindi ad una marcata riduzione delle complicanze e ad un risparmio dei costi.
"Investire in salute facilitando l'accesso all'innovazione è cruciale per le persone con diabete di tipo 2 - sottolinea Raffaella Buzzetti, presidente Sid (Società italiana di diabetologia) - L'accesso a terapie innovative può migliorare significativamente gli esiti clinici e la qualità della vita; inoltre, può ridurre il carico clinico e sociale: il diabete di tipo 2 è una malattia cronica con un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla società. L'accesso a terapie innovative permette un miglior controllo della glicemia, riducendo il rischio di complicanze come malattie cardiovascolari, insufficienza renale e neuropatie e ciò si traduce in minori ospedalizzazioni e in un miglioramento della qualità di vita. L'innovazione può condurre a migliorare l'aderenza terapeutica: le nuove terapie offrono benefici in termini di tollerabilità ed efficacia, hanno minori effetti collaterali e modalità di somministrazioni più semplici con migliori risultati clinici che motivano a seguire il trattamento con maggiore costanza".
Nel diabete di tipo 2, "contrariamente a quanto avviene nel tipo 1, esiste ancora poca consapevolezza della malattia tra gli stessi pazienti, le diagnosi sono tardive e quando si scopre di essere diabetici si tende a minimizzare il problema - evidenzia Stefano Nervo, presidente Diabete Italia rete associativa Odv - Sarebbe opportuno aumentare la consapevolezza affinché il paziente prenda in carico se stesso, pretenda di ricevere la miglior cura possibile e sia responsabile in prima persona della sua condizione e di ciò che comporta nella gestione quotidiana convivere con il diabete. Avere a disposizione nuove opportunità terapeutiche significa essere curati in maniera più efficace, significa prevenire le complicanze e ridurre il carico terapeutico per il paziente e il caregiver. Anche i device e la modalità di somministrazione delle terapie sono importanti e possono fare la differenza nel buon successo di una terapia, come nel caso di somministrazione settimanale che ha un impatto molto più positivo rispetto a quella giornaliera".
Il diabete, come "patologia cronica, richiede una sorveglianza che perduri nel tempo, e questo solo il medico di medicina generale può garantirlo - rimarca Walter Marrocco, responsabile scientifico Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale - Inoltre, rappresenta una crescente emergenza sanitaria in Italia, con una prevalenza in aumento e un impatto significativo sulla salute pubblica: è quindi fondamentale promuovere strategie efficaci di prevenzione, diagnosi precoce e gestione della malattia per ridurre le complicanze e migliorare la qualità della vita delle persone affette. In tale contesto e con questi obiettivi la medicina generale diventa essenziale per poterla affrontare e gestire compiutamente".
"I numeri ci dicono che la strategia comunicativa adottata in questi anni, che era ed è ancora orientata a non drammatizzare la patologia, è stata ed è decisamente insufficiente, se non addirittura inadeguata - osserva Manuela Bertaggia, vice presidente Fand, Associazione italiana diabetici Odv - Una comunicazione poco incisiva rispetto ad una malattia che richiede cure e assistenza per tutta la vita non riesce a coinvolgere i pazienti e a creare consapevolezza. Il fatto che lo stesso diabetologo tenda a non parlare di fattori di rischio non ha aiutato a responsabilizzare le persone con diabete di tipo 2, che invece vanno educate su quelli che possono essere i pericoli derivati da certe cattive abitudini e comportamenti errati. Necessaria la prevenzione primaria, attivando campagne di sensibilizzazione che raggiungano la popolazione generale, i pazienti diagnosticati e le persone che magari convivono con la malattia ma non ne sono a conoscenza, e bisogna andare nelle scuole. Attraverso i bambini e gli adolescenti si agganciano genitori e nonni".
Lilly - ricorda la nota - è impegnata nell'area metabolica da oltre 100 anni, a partire dalla prima insulina commerciale al mondo. Oggi amplia la sua innovazione con una molecola, tirzepatide, che potrebbe rivoluzionare la gestione del diabete di tipo 2. L'azienda lavora a stretto contatto con decisori pubblici e comunità scientifica per rendere disponibile l’innovazione terapeutica alle persone con diabete.
"Lilly è da sempre protagonista nella lotta al diabete, una delle principali sfide di salute pubblica, grazie a un impegno costante nella ricerca e nello sviluppo di terapie innovative - dichiara Federico Villa, Associate Vice President Corporate Affairs & Patient Access Lilly Italy Hub - Oggi questo impegno si rinnova con tirzepatide, una terapia innovativa per il diabete di tipo 2, frutto di decenni di ricerca metabolica. Tirzepatide non solo migliora il controllo glicemico e riduce i fattori di rischio cardiovascolare, ma supporta anche la perdita di peso, un fattore chiave nella gestione della malattia, rispondendo a un bisogno clinico ancora insoddisfatto. Come azienda ci siamo impegnati molto per far sì che tirzepatide potesse essere disponibile per tutti i pazienti che ne avessero bisogno in ogni regione, andando anche a rispondere al problema delle carenze che ha caratterizzato questa classe di farmaci negli ultimi anni".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Questa risoluzione ci permette di entrare a gamba tesa nelle contraddizioni di questa maggioranza che abbiamo visto e che vedremo anche nelle risoluzione, se arriverà, e vedremo quello che cosa ci sarà e soprattutto che cosa non ci sarà visto che hanno tre posizioni diverse". Lo ha detto Elly Schlein all'assemblea congiunta dei gruppi Pd.
"Ma soprattutto sarà mia cura segnalare domani che le posizioni che ha assunto Meloni in queste settimane vanno contro l'interesse nazionale da diversi punti di vista. Loro non sono per la difesa comune per ragioni ideologiche. Ma pure molte delle critiche che qui confermiamo sulle proposte che vanno avanti a Bruxelles, affondano le radici nella contrarietà a uno schema che rischia di approfondire le differenze tra i sistemi nazionali anzichè fare un salto politico in avanti che serve oggi all'Europa".
Londra, 18 mar. (Adnkronos) - Re Carlo e la regina Camilla festeggiano quest'anno 20 anni di matrimonio. Sembra che i due trascorrano "molto tempo separati". E' forse questo il segreto della loro felicità?
A quanto parte re e consorte, che festeggeranno il 9 aprile mentre saranno in Italia in visita di Stato-, trascorrerebbero i weekend separati. Camilla si ritira nella sua amata e "disordinata" casa di campagna nel Wiltshire senza Charles ogni fine settimana secondo Ingrid Seward, caporedattrice della rivista Majesty, che ha dichiarato che "in realtà i sovrani trascorrono parecchio tempo separati. La casa di Ray Mill è, se vogliamo, per Camilla una sorta di liberazione dalla vita reale. Prima di sposare Charles, fece un patto con lui: avrebbe tenuto quella casa come rifugio".
"Va ogni fine settimana, quando può, e ci va anche d'estate per trascorrere un po' di tempo con i suoi nipoti e i suoi figli, ed è qualcosa che la allontana dall'intero mondo reale e dove va soprattutto per rilassarsi - racconta l'esperta reale - Molto spesso non va a Highgrove a meno che lei e Charles non abbiano altri impegni. Si tratta di allontanarsi dalle restrizioni dovute alla sicurezza ed essere circondati da personale e persone che fanno cose per te, il che, ovviamente, sarebbe meraviglioso per tutti noi. Penso che nel suo caso abbia bisogno di un posto dove potersi effettivamente rilassare ed essere semplicemente se stessa, e andare in giro con jeans sporchi, se vuole, senza essere costantemente controllata".
Una fonte ha dichiarato all'Express che Camilla "al Ray Mill può sedersi con un grande G&T, togliersi le scarpe e guardare Coronation Street, che Charles detesta".
Il re, invece, quando è libero nei weekend, si reca spesso a Highgrove o a Sandringham, mentre durante la settimana i due risiedono insieme a Clarence House. Della residenza di campagna di Camilla nel Wiltshire si è parlato la scorsa settimana, quando si è saputo che il re ha acquistato una casa confinante, che sarebbe stata adibita a sede per matrimoni, pagandola 3 milioni di sterline per proteggere la privacy della moglie.
Ramallah, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - L'Autorità palestinese ha chiesto un'azione internazionale per fermare gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza, dopo i bombardamenti della notte. Lo rende noto la presidenza e l'ufficio del primo ministro dell'Anp con sede a Ramallah.
Attraverso due comunicati distinti, il presidente dell'Anp Mahmoud Abbas ha chiesto la fine dell'"aggressione" israeliana contro la Striscia di Gaza, mentre il suo primo ministro, Mohammad Mustafa, ha sottolineato "l'urgenza di un'azione internazionale più forte ed efficace per costringere Israele" a fermare gli attacchi che hanno causato, secondo il ministero della Sanità di Hamas a Gaza, la morte di almeno 413 persone.
Londra, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Il governo britannico ha invitato Israele e Hamas a implementare "pienamente" il loro accordo di cessate il fuoco per Gaza, esortando tutte le parti a "tornare urgentemente al dialogo" per porre fine ai combattimenti.
"Vogliamo vedere questo accordo di cessate il fuoco ripristinato il prima possibile", ha affermato il portavoce del Primo Ministro Keir Starmer, aggiungendo che il numero di vittime civili segnalate negli attacchi israeliani durante la notte è "spaventoso".
Londra, 18 mar. (Adnkronos) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha parlato ieri sera con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il portavoce del premier ha affermato che Starmer "ha aggiornato il presidente sul video conferenza della 'Coalizione dei volenterosi' con i leader internazionali avvenuta sabato" e "ha ribadito che tutti devono lavorare insieme per mettere l'Ucraina nella posizione più forte possibile per garantire una pace giusta e duratura".
Roma, 18 mar.(Adnkronos) - La situazione a Gaza è di nuovo drammatica, la rottura della tregua è gravissima. Qui serve tutto l'impegno diplomatico e politico, fin qui purtroppo mancato, della comunità internazionale e dell'Europa per far riprendere il cessate il fuoco, per consolidarlo e per avviare una vera discussione di pace". Lo ha detto Elly Schlein intervenendo all'assemblea dei parlamentari Pd.