Contrariamente alle previsioni, non ci sarà bisogno di un ballottaggio per sapere il nome del nuovo presidente kirghiso. Come annunciato dal presidente della commissione elettorale della repubblica centroasiatica, il presidente del Kyrgyzstan sarà Almazbek Atambaiev che, quando mancano solo un 5% di sezioni da scrutinare, ha raccolto il 62.8% delle preferenze.
L’ex primo ministro del partito socialdemocratico e fautore di una politica filorussa dovrà concludere la transizione istituzionale dettata dalla nuova riforma, gettare le basi per il miglioramento dell’economia nazionale ed evitare il ripetersi delle violenze tra kirghisi e minoranza uzbeka. Dal punto di vista economico è probabile l’adesione all’unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan e la stipula di nuovi accordi con le autorità di Mosca per garantire l’emigrazione dei lavoratori kirghisi, le cui rimesse sono essenziali per l’economia interna.
Atambaiev, parlando fuori da un seggio elettorale ha detto: “La gente è stanca di proteste, non vogliono altro sangue. Abbiamo già avuto abbastanza rivoluzione. E’ tempo di lavorare”. Uno degli sconfitti di questa elezione, il nazionalista Adakhan Madoumarov, aveva minacciato prima delle elezioni di mobilitare la piazza in caso di brogli ma, secondo quanto affermato dalla Osce e dagli osservatori elettorali russi e statunitensi, le elezioni si sono svolte in un clima pacifico, segnato solo da alcuni errori di compilazione delle liste elettorali. Unica nota di demerito è per la commissione elettorale centrale, che celebrando le sessioni a porte chiuse, ha fornito le informazioni in tempi limitato e si è rifiutata di rivelare le misure di sicurezza previste per lo scrutinio proibendo alla stampa di partecipare. Walburga Habsburg Douglas, coordinatore speciale della missione degli osservatori dell’Osce ha detto: “Nonostante i problemi con le liste degli elettori e con i processi di tabulazione, siamo cautamente ottimisti sul futuro della democrazia in Kirghizistan“. Inese Vaidere, rappresentante del parlamento europeo, ha dichiarato: “Crediamo che questa elezione sia cruciale per il futuro del Paese e la sua ulteriore cooperazione con l’Unione europea. Nel complesso, la nostra delegazione ha valutato positivamente le procedure di voto”.
Con il voto di ieri Roza Otunbayeva, presidentessa ad interim che dopo l’insurrezione del 2010 ha saputo gestire la transizione a repubblica parlamentare diluendo il potere del presidente, abbandona il posto di comando, nonostante una grande parte della popolazione già la rimpianga. Da ieri però si apre una nuova pagina della storia kirghisa, che tutti gli osservatori internazionali auspicano sia scritta con la penna della democrazia e non macchiata dal sangue delle rivolte di piazza.
di Francescomaria Evangelisti