Antonio Milo, Roberto Marmo, Luciano Sardelli, Pippo Gianni, Michele Pisacane. L'elenco dei frondisti aumenta giorno per giorno, le rassicurazioni di Alfano non bastano più: la maggioranza è a rischio tenuta
“Il presidente Berlusconi ha perso parte del consenso elettorale” e “la causa principale di tale perdita può essere stata la commistione pubblico-privato”. Maurizio Paniz, avvocato e deputato del Pdl, assesta l’ultimo colpo della giornata contro la premiership del Cavaliere. Che Berlusconi debba lasciare ormai lo dicono i suoi stessi uomini. Dagli ormai ex Responsabili, che lo salvarono il 14 dicembre in aula sul voto di fiducia, ai dissidenti del partito che stanno raccogliendo le firme per chiedergli un passo indietro. Rapido. I frondisti si sono incontrati in un albergo della Capitale per valutare le prossime mosse. “E’ chiaro – dice per esempio Giustina Destro – che il governo ha le ore contate. Ora aspettiamo di capire se ci sarà il decreto e attendiamo il confronto al vertice di Cannes, poi noi usciamo per dire ‘basta’. Basta con i tatticismi, con i ricatti, con i personalismi. E’ arrivato il momento di voltare pagina”. E le firme sono solo del Pdl. Esclusi tutti gli altri. A partire dagli ex Responsabili. Qualcuno tenta di smentire. Confermando. E in mattinata la lettera ha in calce sei fimre: quelle di Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giustina Destro, Fabio Gava, Giancarlo Pittelli e, la vera notizia, di Giorgio Stracquadanio, uno dei più accaniti difensori del Cavaliere, colui che ha coniato il “metodo Boffo”.
“Non è vero che io lascio la maggioranza, né sono un malpancista. Certo, c’è ora bisogno di un cambio di rotta”. Antonio Milo, deputato di Noi Sud, nonché componente del gruppo degli ex responsabili confluiti in Popolo e Territorio, smentisce l’intenzione di voler lasciare la maggioranza, ma ammette che così il governo non può andare avanti. Insomma Milo non segue le orme di Roberto Antonione, il deputato Pdl che ha lasciato il gruppo annunciando che non voterà la fiducia all’esecutivo e chiedendo le dimissioni di Silvio Berlusconi, ma si schiera con i tanti parlamentari della maggioranza critici nei confronti del premier. Come gli ormai celebri scajolani che ancora ieri hanno ribadito la necessità di rivedere l’azione governativa. O Paniz che si dice certo: “Questa maggioranza può esprimere un’altra persona di spicco. E faccio i nomi di Gianni Letta e di Renato Schifani”. Ma c’è anche Francesco Pionati, ex Responsabile fino a ieri fedelissimo del Cavaliere, che oggi boccia: “Doveva ascoltarci prima”.
Il milione di tessere raccolte dal Pdl, annunciate da Angelino Alfano, non sono sufficienti a fermare l’emorragia. Oltre ai fedelissimi di Claudio Scajola e di Beppe Pisanu, in sofferenza adesso sono proprio gli ex responsabili. Milo, Roberto Marmo e Luciano Sardelli, Pippo Gianni e Michele Pisacane. E a questi si aggiungono i due che hanno negato a Berlusconi la fiducia in aula il 14 ottobre scorso: Giustina Destro e Fabio Gava. Voto che finì con uno scarto minimo, 316 a favore 301 contrari. Oggi la maggioranza sembra non esserci più. E Berlusconi è alle prese con le misure d’emergenza per contrastare la crisi economica.
Intanto il Capo dello Stato, dopo aver lanciato ieri l’ultimo warning, oggi ha convocato al Colle i leader dei partiti di opposizione, in attesa delle misure che il Consiglio dei ministri dovrebbe adottare e annunciare in serata. Il decreto arriverà in aula settimana prossima e anche Pierluigi Bersani ha garantito a Giorgio Napolitano il voto favorevole nell’interesse del Paese. Una volta approvato il dl sviluppo le varie fronde si schiereranno. Lasciando il Pdl al minimo. Gli scontenti sono ormai molti. Ieri è stata la volta di Antonione. “Esco dal gruppo parlamentare e non voterò più la fiducia a questo governo”, ha detto il primo coordinatore di Forza Italia. “Berlusconi se ne deve andare subito e allargare la maggioranza ad altri partiti del centro destra. Non si può prendere in giro il paese e governare solo con due o tre voti in più”. Purtroppo, ha aggiunto, le persone più vicine a Berlusconi lo spingono a chiudersi dentro un bunker. In parlamento tutti la pensano come me, anche alcuni ministri, ma lo dicono a microfoni spenti. Si comportò meglio D’Alema che si dimise quando perse le elezioni regionali e si rese conto di non avere più la maggioranza”.