Il vicepresidente della provincia autonoma: "Macché vendita, macché acquisto. È stata avanzata dalla municipalità e dall’impresa la proposta, ma sbagliano a far proclami perché la giunta non ha dato nessun mandato”
Ad aggiustare il tiro, ci pensa la Provincia di Trento: “Macché vendita, macché acquisto. È stata avanzata dalla municipalità e dall’impresa la proposta, ma sbagliano a far proclami perché la giunta non ha dato nessun mandato”. A parlare è Alberto Pacher, vicepresidente della Provincia con delega ai Trasporti, dal Comune del capoluogo trentino: “abbiamo sentito parlare di questa cosa dai giornali, ma in consiglio non se n’è parlato di sicuro. Certo, a Trento si sta ragionando sulla riorganizzazione del trasporto pubblico e un contatto informale c’è stato, ma a quanto ci dicono, è stato solo fra i tecnici. Io come parte politica non ho mai parlato con nessuno. So che ne hanno parlato i dirigenti delle strutture della viabilità, e da parte bolognese francamente non so nemmeno con chi. In ogni caso si tratta solo di idee”.
Il dirigente del settore Urbanistica e Pianificazione alla Mobilità di Trento, Giuliano Stelzer, racconta: “Abbiamo appena approvato un Piano per la mobilità che prevede anche opere di viabilità, ma la fase di studio è appena iniziata. È stato ipotizzato un sistema pubblico ad alta frequenza, ma non abbiamo ancora né progettato il percorso, né analizzato le condizioni pratiche. Ci vorranno anni per vedere la sua realizzazione”. Ne sanno qualcosa, a Bologna. Solo che a quanto pare, a Trento, le valutazioni si fanno prima di comprare o commissionare un mezzo: “Solo per compiere le analisi necessarie ci vorranno sicuramente mesi”, dice l’architetto Stelzer.
E Pacher rincalza: “Non ho nemmeno idea di quanto costino questi mezzi”. Un milione e duecentomila l’uno. “Mi hanno detto che vorrebbero venderceli a meno del 50%. In questo caso, se poi supera tutte le prove e funziona, perché no. Ma la cosa è francamente molto prematura, ancora in fase preliminare”.
La questione è chiara: sbarazzarsi del Civis converrebbe a tutti (tranne alla Provincia di Trento, forse). I mezzi contestati e inutilizzabili (tuttavia vendibili), a oggi ancora di proprietà dell’azienda Fiat, giacciono in deposito, a seguito del blocco di giugno della commissione ministeriale sulla sicurezza. Nonostante siano già stati elargiti 38 milioni alla società, per evitare di sborsare l’intera somma dovuta a Irisbus Italia SpA per l’acquisto del “bisonte” (o in alternativa, la conseguente causa che deriverebbe dal mancato adempimento degli obblighi contrattuali), Comune e Atc si rivolgono alla provincia autonoma, che acquistando il “pacchetto Civis” salverebbe se non altro in parte, i fautori della grande impresa da oltre 150 milioni di euro.
Per quanto riguarda Irisbus, la società fornitrice dei mezzi assieme al Consorzio Cooperative Costruzioni vede 7 persone indagate per quella frode che sarebbe il Civis a causa dell’assenza di “cose e opere necessarie” al servizio pubblico di trasporto che avrebbero causato “un danno patrimoniale di rilevante gravità pari allo stato delle somme erogate per gli stadi di avanzamento lavori”. Danno che in parte, a prescindere dai risvolti giudiziari, la società di Torino starebbe cercando di tamponare svendendo quanto meno i mezzi.
Intanto, su un articolo del Corriere del Trentino si legge che la Provincia sta studiano “il dossier sul filobus offerto dal Comune felsineo”. Ma il punto anche sulla stampa delle Dolomiti non sfugge: “il sindaco Virginio Merola ha necessità di ‘piazzare’ la flotta”. Smentito anche l’eventuale inserimento dei convogli Civis all’interno del progetto “Metroland”, una metro di 170 km fra le montagne, con tanto di gallerie. “Ma non c’entra niente – esclama il vicepresidente provinciale – nel Metroland parliamo di una ferrovia interurbana, mentre il mezzo che potrebbe essere scelto, se conveniente, riguarderebbe l’area urbana”, continua Pacher.
Ricordiamo che a essere nel mirino della contestazione (come avevano dichiarato in una nota Merola e Francesco Sutti, presidente Atc) era proprio una della specificità del filobus: la guida ottica, che non corrisponderebbe a quanto previsto nell’offerta presentata dal Irisbus per la gara d’appalto, ma soprattutto creerebbe non pochi problemi alla guida in caso di pioggia. Un “inconveniente” di cui a Trento è probabile si accorgeranno, durante l’eventuale analisi del mezzo. E infatti, l’assessore Pacher esprime i suoi dubbi in merito e ironizza “il lettore ottico con la neve che è bianca, notoriamente, si confonderebbe”.
Un’altra nota: “il veicolo Civis non è idoneo a circolare nel contesto di Bologna, dove il percorso è promiscuo – dichiara lo stesso Colombo – viceversa, quel sistema potrebbe essere idoneo in un contesto come quello di Trento in cui le amministrazioni locali stanno pensando a una filovia assolutamente protetta e riservata”. Peccato che Trento sia “una cittadina di impronta rinascimentale, con le strade un po’ strette, simili a quelle di Bologna – racconta Pacher – quindi bisognerà vedere se e come questo Civis sarà compatibile con la struttura topografica della città”.