Protesta del gruppo "Occupy London Stock Exchange" a Londra

Si fa scomoda la posizione della Chiesa d’Inghilterra sugli indignati londinesi che, dalla manifestazione del 15 ottobre, occupano la piazza della cattedrale di St Paul protestando contro la speculazione finanziaria (guarda il video).

Era importante, per i dimostranti di Occupy the London Stock Exchange, scegliere come punto nevralgico la piazza della cattedrale, tra i monumenti più belli e visitati di Londra, per due ordini di motivi. St Paul è a due passi dalla sede della Borsa, simbolo e causa per i manifestanti della “deriva del profitto a ogni costo” oltre che essere il luogo più adatto per ottenere non solo visibilità ma anche appoggio da parte delle autorità ecclesiastiche e dalla Chiesa d’Inghilterra. Ma le porte della cattedrale per i dimostranti sono rimaste chiuse.

Quando, 18 giorni fa, sono spuntate le tende per l’allestimento del campo, il Decano di St Paul, Graeme Knowles, aveva annunciato di “non avere scelta se non chiudere la Chiesa fino a data da destinarsi”. La cattedrale è così rimasta chiusa per una settimana intera a turisti e fedeli, cosa che non accadeva dalla Seconda guerra mondiale.

Il campo, secondo Knowles, violava le norme di sicurezza perché “a rischio incendio”. Ma i manifestanti, come risposta, hanno contattato polizia e vigili del fuoco, facendosi dare tutte le direttive per non ostacolare porte e scalinate in rispetto delle norme sui generatori: “I vigili del fuoco ci hanno informato di non avere altre richieste dopo quanto già accordato con noi – hanno spiegato gli occupanti in un comunicato – Non esiste quindi alcun rischio sicurezza”.

Così, a passare in questi giorni per la piazza, sembra di essere di fronte a un accampamento militare, piuttosto che a una protesta spontanea. File di tende inquadrate, ampi corridoi, transenne per le uscite d’emergenza. Si organizzano assemblee e dibattiti, si fa persino la raccolta differenziata. La rabbia c’è, ma ci sono anche le proposte. E proprio queste proposte hanno messo alle strette la Chiesa d’Inghilterra. che avrebbe dovuto prendere posizione.

E se qualcuno si aspettava parole di appoggio, almeno sul piano morale, ha dovuto ricredersi perché la scelta delle autorità ecclesiastiche, invece, è stata quella del silenzio. Nessuna condanna, ma neanche supporto. Knowles si è limitato a chiedere in più occasioni ai dimostranti di andarsene.

Dennis Nadin, reverendo in pensione, ha commentato: “Mi domando perché la cattedrale non si sia schierata a favore dei dimostranti che hanno posto la seria questione di riforma delle istituzioni finanziarie e della ridistribuzione del potere”.

Le critiche all’atteggiamento pilatesco della Chiesa non si sono fatte aspettare. Pesano soprattutto quelle di figure di primo piano della stessa istituzione. Richard Harries, ex vescovo di Oxford, ha affermato: “E’ triste e sbagliato non appoggiare i manifestanti. La Chiesa dev’essere sempre dalla parte degli svantaggiati”.

La situazione si è poi complicata con le dimissioni del Canon Chancellor della cattedrale, Giles Fraser: “Non sono in grado di conciliare la mia coscienza con la volontà di cacciare i manifestanti”, ha dichiarato. A ruota, hanno lasciato anche un ecclesiastico del direttorio e, ieri, lo stesso Decano Knowles, per aver “malgestito” la chiusura della cattedrale, ritenuta da molti immotivata.

La notizia di pochi giorni fa, con cui St Paul faceva sapere di star vagliando l’ipotesi di muoversi per vie legali per cacciare i campeggiatori (cioè, con la polizia), non ha fatto che aumentare la slavina di critiche. Ieri sera è arrivata la marcia indietro: “Non sarà tollerata alcuna violenza nella rimozione del campo”, affermano le alte sfere della cattedrale. Niente rimozione forzata, quindi. Ma il danno all’immagine della Chiesa è profondo, così come le sue spaccature interne.

Si tratta di una vera e propria frattura sulla questione degli occupanti. Da un lato, la fazione più liberale di Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury, che vorrebbe tendere la mano alla protesta. Dall’altra, i tradizionalisti legati al vescovo di Londra Richard Chartres, che li vorrebbero cacciare, anche con la forza, se necessario.

Comunque finisca questa storia, St Paul paga ora la mancata scelta di campo. Viene da chiedersi dove siano finiti gli insegnamenti di chi diceva: “La tua parola sia ‘sì’, sì, no, noi’. Tutto il restoviene dal demonio”.

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