“Il governo dovrebbe dimettersi e il Pdl dovrebbe gestire una soluzione diversa senza arroccarsi sull’alternativa o noi o elezioni”. E’ perentorio l’onorevole Giuliano Cazzola, tra i più importanti esponenti del Pdl emiliano romagnolo e berlusconiano di ferro, all’indomani dell’ennesimo, e forse ultimo, ostacolo che sta costringendo il governo alle dimissioni.
“Escludo le elezioni”, spiega l’economista al fattoquotidiano.it, “sono invece per usare tutto lo spazio politico disponibile per arrivare ad un presidente del consiglio dall’alto profilo tecnico ed istituzionale”. Mario Monti? “Non faccio nomi, tocca al presidente della repubblica. Io più che una figura precisa, vedo un governo di servitori dello stato che si presenta al paese per gestire la crisi economica, poi per portarlo alla prossima scadenza elettorale, infine ogni componente del nuovo esecutivo se ne torna a fare il proprio mestiere”.
Un governo che dovrebbe trovare una maggioranza parlamentare a sorreggerlo per almeno un anno e mezzo. “Un esecutivo appoggiato dall’Udc e da Fli, ma nel caso anche il Pd. Pur non comprendendo, in questo momento storico, la politica che propone il centrosinistra per far uscire il paese dalla crisi”.
Una speculazione finanziaria nei confronti dell’Italia (“che non mi sarei mai aspettata così forte”) per un esecutivo già debole da mesi: “Il governo Berlusconi sta cadendo e le ragioni sono tante. Intanto quelle interne come l’uscita di Fini dalla maggioranza e lo scontro con Tremonti, persona che ha diversi difetti ma che rispetto. La manovra economica di luglio scorso è saltata perché c’erano due linee di politica economica e questo è chiaro, ma è uno schema che si ripete anche ora con il risultato dello spezzarsi dell’asse politica con cui si poteva governare. La macchina non va avanti e soprattutto non viene garantita la fiducia dell’Unione Europea, vero elemento mancante in questo delicatissimo passaggio politico italiano”.
Già, l’Europa. Un appuntamento con il risanamento dei conti pubblici da presentare a Bruxelles che il governo Berlusconi ha sempre procrastinato a data da destinarsi: “Vedete, ho sempre usato una metafora calcistica per l’Italia in Europa. Noi siamo un po’ come il Bologna o il Chievo nella serie A italiana: stiamo sempre un po’ sopra la linea della retrocessione, ma appena perdiamo una partita rischiamo la B”.